Fenomeni

Winx, le fatine fanno il botto

di Sabina Minardi   24 febbraio 2011

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Un mega accordo con la Paramount. Una Disneyland italiana che sta per aprire a Valmontone. E un kolossal in 3D sull'antica Roma. Così Iginio Straffi ha costruito un impero del fumetto

Seguaci di Madonne e patiti di fatine, a Loreto puntano lo sguardo sull'identico ermo colle. Ma con speranze parallele - miracoli e magie - destinate a non incontrarsi mai.
Perché la città della Madonna nera, 12 mila abitanti a una manciata di chilometri da Recanati, gemellata con Nazareth e Czestocowa, e da sempre meta di pellegrinaggi, è anche, e sempre più, la terra di Magix: la dimensione magica da dove vengono le Winx, le sei fatine con ombelico a vista e look che cambia a ogni stagione, di cui vanno letteralmente pazze le bambine, tra i quattro e i 12 anni. Un fenomeno globale che, tra cartoni animati venduti in 130 Paesi, fumetti, bambole e licenze per un merchandising praticamente sconfinato, dalle merendine ai vestiti, parte da qui. Da un'azienda d'animazione che è un caso unico nel panorama italiano, e dalla sua sede nuova di zecca, ricavata nel fianco della collina: legno e acqua, vetri e bambù, tinte essenziali. Zen che affida il resto alla natura.

Si chiama Le Brecce questo lembo di campagna marchigiana dove ha sede la Rainbow di Iginio Straffi, un centinaio di dipendenti, altrettanti negli studi della Rainbow Cgi, che a Roma si occupa di effetti speciali e animazione in 3D, una rete di collaboratori e un ufficio a Singapore che cura lo sviluppo dei giochi on line.

Il fondatore e amministratore delegato è uno che ha trascorso i suoi primi vent'anni a dragare il futuro a colpi di matita e di bozzetti. E i 20 successivi a impadronirsene, collezionando guadagni e successi: il 2010 lo ha chiuso con ricavi superiori ai 60 milioni di euro (più 20 per cento rispetto al 2009) e un margine operativo lordo di 26 milioni e mezzo (più 30 per cento). Un paio di settimane fa ha messo la firma sul suo accordo più importante: con gli americani di Viacom, il colosso dei media proprietario della casa cinematografica Paramount, che ha rilevato il 30 per cento della società. Assicurando così il futuro alle fatine, e a se stesso. E dando il via a una serie di sinergie da leccarsi i baffi: dalla distribuzione dei film nelle migliaia di sale della major hollywoodiana, alla programmazione dei cartoni animati (tra gli altri, Tommy & Oscar, Monster Allergy, Huntik, PopPixie) su Nickelodeon, il network per eccellenza dei ragazzi. A partire da giugno, preceduti da una gigantesca campagna di marketing.

"Entreremo nelle case degli americani dall'ingresso principale", dice Straffi, aria gentile, ingessata compostezza, capelli usciti da un coiffeur di fumetti a tradire una multiforme anima geniale. Il sorriso è un sottofondo naturale, che prescinde dall'interlocutore.

Ragioni di soddisfazione, del resto, ne ha quante ne vuole: nato nel minuscolo borgo di Gualdo, cresciuto a Macerata con l'ossessivo passatempo di divorare giornalini (Topolino, Geppo, Soldino), non è figlio d'arte (la madre era sarta e il padre autista d'autobus); non ha frequentato scuole specifiche (ma mentre era al liceo partecipava ai concorsi, come quello della rivista "Totem", e sbaragliava disegnatori quasi professionisti); ha creduto in sé al punto da non fermarsi al primo approdo professionale (nonostante fosse l'ambito team di Sergio Bonelli). E se a qualcuno deve dire grazie è solo a un prete e a un ristretto gruppo di imprenditori marchigiani. Che gli hanno dato fiducia, acquisendo inizialmente quote della sua società, le stesse ora vendute a Viacom.

Un'impresa quasi epica, nell'Italia di oggi: tanto da diventare un case study alla London Economic School, che con il modello Rainbow ha inaugurato quest'anno i corsi del Dipartimento di strategia e management internazionale. In passato era già successo con brand come Ducati e Ferrari. Il mese scorso è toccato a Straffi volare a Londra, a confessare a una platea internazionale di studenti rampanti le armi del suo successo: "Spirito di sacrificio. E voglia di farcela", spiega: "I primi anni sono stati durissimi. Partecipavo a tutte le fiere, andavo in giro con la mia cartellina tentando di conquistare la fiducia di qualche grosso nome. Che invece non si presentava agli appuntamenti, o mandava qualcuno che non contava. Rainbow è nata lo stesso: con pochissimi soldi e una squadra di appassionati. Ogni volta che la situazione si faceva più difficile arrivava un riconoscimento, a rischiarare le prospettive".

Il salto nel successo vero sono le Winx, una "x" a richiamare la forma e il suono delle ali (in inglese "wings"), debutto nel 2005. Solo apparentemente un tuffo nel vuoto: in realtà, un'impresa pianificata a tavolino. "Mi ero accorto che mancavano cartoni animati con protagoniste femminili: gli Stati Uniti ne avevano recuperata qualcuna dalla loro tradizione di super eroi, ma niente che parlasse veramente alle bambine di oggi. Ho immaginato delle fatine con caratteristiche molto diverse, in modo che in qualcuna di loro le bambine si sarebbero certamente identificate". La rossa Bloom, la leader dal temperamento libero e impetuoso che Straffi dice somigli perfettamente alla moglie, Joanne Lee, di Singapore; la bionda Stella; l'orientale Aisha. E Flora, la più romantica; Tecna, e Musa, amanti di computer e di musica. Piccole eroine - ciascuna dotata di poteri speciali, per difendere il loro mondo dall'assalto delle forze del male - ispirate, nel look e nelle sembianze, a dive vere: Britney Spears, Cameron Diaz, Jennifer Lopez, Beyoncé.

"Un modo per evocare immaginari di successo, ovvio. Ma anche per capirci al volo tra character designer". Di fatto, un exploit immediato. E un "lifestyle brand": un universo che accompagna le bambine a scuola, a letto, a tavola, in vacanza. Un club, appunto: il Winx Club. Con tanto di giornali di riferimento. Da Loreto partono quindici testate, che a ciclo continuo invadono le edicole, gadget inclusi: "Siamo in dieci in redazione e abbiamo un centinaio di collaboratori", spiega Cristiana Buzzella, direttore editoriale: "Russia e Turchia sono in questo momento i Paesi dove per le Winx è vero boom".

Il successo arriva, straborda, contagia il cinema, dove sbarca anche un film in 3D che è un esempio assoluto di innovazione e creatività ("Una Magica Avventura"). E mette tranquillo Straffi, a dispetto delle periodiche crociate di genitori che accusano le sue creature di istigazione a comportamenti troppo adulti, dall'amore alla passione per la moda. "Chi innesca queste polemiche non ha mai visto i miei cartoni animati", replica lui: "Dal punto di vista estetico, i personaggi ritraggono la realtà così com'è. I messaggi, invece, sono forti, chiari, positivi. Tanto che le prossime serie, la quinta e la sesta, che produrremo con gli americani, svilupperanno temi ecologisti importanti. A partire dal disastro ambientale nel Golfo del Messico".

Giura di non aver perso di un millimetro la voglia di disegnare. Anzi, di alimentarla continuamente col cinema, con i viaggi: con gli occhi attenti a cogliere le novità nell'aria. La Rainbow Academy, a Roma, progetto che "nasce dalla volontà di dare opportunità a giovani che amano davvero disegnare" serve anche a questo: a selezionare talenti innovativi. "Osservo la società. Talvolta è il look di un ragazzo per strada, o l'emozione che mi resta dopo un film, che mi aiuta a mettere a fuoco un personaggio o una sceneggiatura". Quella a cui tiene in assoluto di più, al momento, è per un progetto cinematografico ambiziosissimo, già costato 27 milioni di euro e quattro anni di lavoro: un film in 3D sull'antica Roma che ha infiammato l'interesse degli americani. "Temo che costerà di più", dice Straffi, che del film è anche regista: "Io ho scritto il soggetto. I dialoghi, invece, sono di Michael Wilson, l'autore dell'"Era glaciale"". Un kolossal in piena regola, e il mistero è fitto persino nel nome: dovrebbe intitolarsi "L'accademia dei gladiatori", arriverà nelle sale all'inizio del 2012, contemporaneamente in Italia e negli Usa, privilegio che in tempi recenti è toccato solo a "La vita è bella". E sarà ambientato nell'ultimo anno di costruzione del Colosseo: tra sfide e risate, culminerà con l'inaugurazione del monumento più riconoscibile al mondo.

Ma prima c'è un altro nastro da tagliare: a metà aprile, quello del Rainbow MagicLand, parco divertimenti a Valmontone, alle porte di Roma, che ambisce a scalzare Eurodisney dal primato europeo dei parchi a tema. Un investimento da 300 milioni di euro dove Straffi e i suoi partecipano come soci di minoranza (l'ha realizzato Alfa Park), ma dove la presenza delle Winx è tra le principali attrazioni: dal Castello di Alfea con la scuola del Winx Club e il cinema in 4D alla Foresta incantata, con i tipici scenari del cartone.

"E ho ancora un paio di sogni grossi nel cassetto", sente il dovere di aggiungere, da fervido militante della visionarietà. Sicuro, come uno che ha già intravisto tutto dall'inizio. E ora assiste, col sorriso in bocca, al suo avverarsi.