Alla festa del Il Fatto denuncia le malefatte italiane, gira le spalle a La 7, spara a zero sulla politica e i suoi uomini, di destra e di sinistra. Ma sarà vero che il resto del mondo dell'informazione non è altro che una banda di servi sciocchi del potere?
di Riccardo Bocca
12 settembre 2011
E alla fine tornano anche gli antennati, fragili e convulsi come solo i figli della televisione sanno mostrarsi. Passa l'estate, si ripropongono (come il peperone) il lavoro e la scuola dei figli, nel frattempo Silvio è sempre più indegnamente vittima di indicibili angherie, ed è il caso di rimettersi al tornio per affrontare una questione di maleodorante attualità. Ossia: Santoro, il principe assoluto dei faccia di guru Michèle, il maestro della filologia catodica che tanto spicca e spacca, ha ragione o torto?
Così, in generale, come a dimostrare o demolire un teorema: fa bene il capataz Santoro, a presentarsi in Versilia sul palcoscenico del "Fatto quotidiano", e denunciare tutti i mali dello Stivale, e schifare gli ormai preistorici annusamenti con La7, oltre che a catalogare tutta quanta la politica, da destra a sinistra, come un trogolo imbandito per la peggio società? Oppure no, è il manierismo ipocrita denunciato da "il Giornale", ad animare le turbolenti esibizioni di Santoro?
In altre parole: è credibile o meno, l'ottimo Santoro, quando trasforma la teatralità giornalistica in furibondo strumento di lotta partigiana? Ecco: il bello è che non ce ne importa niente, di dare una risposta categorica, a questo dubbio. Perché non c'è una risposta seria, ai quesiti, quando si parla di televisione. Trattasi piuttosto di terreno franoso, dove protagonisti a volte attraenti (vedi Michèle) e a volte non irresistibili, fanno del loro meglio per mercanteggiare visibilità, e potere, e soldi. Il che non toglie, come insegna la patologia saviana, che mentre uno corre per assecondare il proprio ego, possa anche inscenare belle parole ed emozioni.
Resta solo un punto, piuttosto, da risolvere. Ma gli altri, quelli che insomma non si chiamano di nome Michèle e di cognome Santoro, quelli che incassano stipendi dai padroni, che ingenuamente ancora trattano materie antiche come notizie e inchieste, sono automaticamente servi sciocchi dell'altrui potere? E che senso ha, da parte di Santoro, maledire il mondo e chi lo possiede, se alla fine il prossimo programma ("Comizi d'amore") potrebbe essere trasmesso da un tipino come mister Murdoch?
Boh. Per non sapere né leggere né scrivere, io li metto da parte, i dieci euro che Michèle chiede al popolo italiano per finanziare il suo ritorno in video. Sempre che non decida all'ultimo, lo strepitoso conduttore, di trasferirsi a Mediaset. Che può sembrare una provocazione, una battuta fuori luogo, e invece -non dimentichiamolo- è quello che già una volta tranquillamente ha fatto.