Tre bambini affetti da gravi patologie potranno, dopo il ricorso ai giudici, essere curati con il trapianto di staminali. Un nuovo capitolo della guerra che oppone la Stamina Foundation onlus e gli Spedali Civili di Brescia al ministero della Salute. Che a quanto pare non ha ancora visionato le cartelle cliniche dei piccoli
di Paolo Cagnan
26 novembre 2012
Tre bambini affetti da gravissime patologie potranno presto essere curati con il trapianto di cellule staminali praticato agli Spedali civili di Brescia con il protocollo della Stamina Foundation onlus: è l'esito positivo di altrettanti ricorsi, accolti da tre giudici del lavoro dei tribunali civili di Trento, Firenze e Marsala cui si erano appellati i legali che da mesi sostengono la battaglia per le cosiddette "cure compassionevoli".
Si apre così un nuovo capitolo nella complessa vicenda politico giudiziaria che vede contrapposti da un lato, ministero della Salute e AIFA, l'agenzia italiana del farmaco; dall'altra, una sempre più nutrita schiera di genitori di bimbi affetti da gravissime patologie, per i quali il trapianto di staminali rappresenta l'ultima speranza. Il fatto nuovo è che i tre bambini non fanno parte del gruppo di dodici pazienti già in cura a Brescia: appellandosi all'articolo 32 della Costituzione che garantisce il diritto alla salute, i loro genitori hanno chiesto e ottenuto che possano anch'essi accedere al trattamento.
I tre giudici del lavoro (l'assistenza sanitaria rientra nella loro competenza) hanno accolto i ricorsi presentati con procedura d'urgenza, ordinando l'immediata somministrazione delle cure. Le udienze di merito sono già state fissate: si terranno il 30 novembre a Marsala, il 5 dicembre a Firenze e il 13 dicembre a Trento.
I pronunciamenti complicano un quadro già complesso, che qui vale la pena di ricordare. La Stamina Foundation, una discussa onlus presieduta dal professor Daniele Vannoni accusata dalla procura della Repubblica di Torino di "somministrazione di farmaci imperfetti e pericolosi per la salute pubblica", ha elaborato un protocollo per il trapianto di cellule staminali mesenchimali adulte, applicato dall'ospedale di Brescia dall'ottobre dello scorso anno.
In maggio, a seguito di una segnalazione dei carabinieri del NAS inviati a Brescia dal pm Raffaele Guariniello, l'AIFA sospende le cure "per inadeguatezza dei locali, dubbi di metodo e nessuna certezza terapeutica". Si apre così una battaglia legale che segna un primo punto a favore del team di avvocati che difende le famiglie (Marco Vorano e Dario Bianchini) il 30 agosto, quando il tribunale civile di Venezia accoglie il ricorso dei genitori di Celeste, una bimba affetta da atrofia muscolare spinale, e ordina l'immediata ripresa delle cure.
Nel giro di alcune settimane, altri due ricorsi vengono accolti: rispettivamente dal tribunale civile di Catania per la piccola Smeralda, 17 mesi, in coma dalla nascita per un'asfissia da parto e dal tribunale civile di Matera per Daniele, cinque anni e mezzo, affetto dal morbo di Niemann-Pick. Contemporaneamente, i legali cercano anche di scardinare il divieto alle cure disposto dall'AIFA, chiedendone la sospensiva al TAR di Brescia. Il quale, però, il cinque settembre rigetta il ricorso, rinviando il merito della causa al gennaio del 2013.
Ad oggi, le cure a base di staminali vengono somministrate a Celeste, Smeralda e Daniele, più una donna romana di 50 anni affetta da SLA di cui non si è mai parlato, ma che ha a sua volta ottenuto il ripristino delle cure per via giudiziale. Sono invece sospesi i trattamenti per gli altri pazienti degli Spedali Civili ancora soggetti al divieto imposto dall'AIFA.
A questo punto, come detto, gli avvocati delle famiglie decidono di aprire un nuovo fronte: a novembre, mentre la Commissione ministeriale incaricata dal ministro Balduzzi di fare chiarezza sulla situazione sentenzia che i metodi della Stamina Foundation espongono i pazienti a "condizioni di rischio reale", chiedono che alle cure bresciane possano accedere tre altri bambini gravemente malati.
Tutto questo mentre gli Spedali civici precisano che "per nessun paziente sono stati registrati eventi avversi o complicanze" e che i follow-up "non hanno evidenziato, ad oggi, situazioni di rischio", richiamando una nota del ministero della Salute che, ancora in agosto, aveva precisato che "la procedura è risultata del tutto adeguata a qualsiasi uso terapeutico".
I tribunali di Trento, Firenze e Marsala hanno dunque autorizzato le cure immediate per i tre bambini oggetto dei nuovi ricorsi. Il provvedimento che più si addentra nella materia è quello firmato dal giudice del lavoro di Trento Giorgio Flaim, che esprime pesanti riserve sulle motivazioni addotte dall'AIFA per il blocco delle cure. Innanzitutto, per il magistrato è giusto parlare di "cure compassionevoli" riconosciute per legge dal decreto Turco del 2006, e non di sperimentazione clinica. Se poi l'ispezione presso l'ospedale bresciano aveva rilevato "cattive condizioni di manutenzione e pulizia" dei laboratori, non si capisce perché sia stata inibito solo il trattamento a base di staminali e non, ad esempio, il trapianto di midollo osseo in bambini affetti da gravissime malattie ematiche, "le quali di certo esigono condizioni ottimali sotto il profilo sia igienico che strutturale".
Quanto all'inadempimento di obblighi formali come l'assenza di comunicazione di dati all'Istituto Superiore di Sanità, per il giudice "la sanatoria non esige necessariamente l'interruzione dei trattamenti". Quanto alla "mancanza di dati scientifici del trattamento su accreditate riviste internazionali che ne giustifichino l'uso", addotta dall'AIFA per bocciare il protocollo Stamina, Flaim richiama il nulla-osta concesso dal direttore della Sperimentazione clinica dell'agenzia stessa Carlo Tomino che, ancora nell'agosto dell'anno scorso, non ravvedeva "ragioni ostative al trattamento indicato". Infine, l'AIFA non avrebbe tenuto in debito conto "i benefici derivati alla paziente Celeste dal trapianto di cellule staminali, attestati dalla stessa struttura pubblica somministrante".
Riconosce, il giudice, anche la sussistenza dei due requisiti base delle cure gratuite, che devono essere insostituibili e indispensabili. Insostituibili, appaiono "alla luce della certificazione attestante le condizioni di salute della piccola nonché la mancanza di rimedi terapeutici avverso la patologia da cui è affetta". Indispensabili, nel delicato rapporto tra benefici ipotizzabili e rischi prevedibili, per via della "sostanziale stabilizzazione senza effettivi negativi grazie alla somministrazione di cellule manipolate all'Istituto Burlo di Trieste", dove la piccola era già stata sottoposta a cure simili. A questo punto, gli Spedali civici dovrebbero assumere su di sé la cura anche dei tre nuovi pazienti. Ma difficilmente, ministero e AIFA – che pare non abbiano ancora visionato le cartelle cliniche dei bambini oggetto delle cure - rinunceranno a una controffensiva.