L'allarme viene dalla versione italiana di
Wikipedia: «Gentile lettore, gentile lettrice», si legge in testa a ogni pagina dell'enciclopedia collaborativa, «il comma 29 del disegno di legge in materia di intercettazioni telefoniche, telematiche e ambientali - se approvato dal Parlamento italiano - imporrebbe ad ogni sito web, a pena di pesanti sanzioni, di rettificare i propri contenuti dietro semplice richiesta di chi li ritenesse lesivi della propria immagine». È il ritorno, l'ennesimo, del cosiddetto '
comma ammazza-blog': 48 ore per rettificare nei modi stabiliti dalla legge sulla stampa, pena una multa fino a 12.500 euro. Una norma che, secondo i wikipediani, tornerà in discussione alla Camera tra il 19 e il 22 di giugno nonostante una battaglia di oltre due anni da parte di associazioni, esperti, cittadini che ha finito per coinvolgere politici di diversi schieramenti, dal Pdl (Roberto Cassinelli, Antonio Palmieri) al Pd (Paolo Gentiloni) all'Udc (Roberto Rao), passando per Idv e Radicali.
Nell'ottobre 2011 Wikipedia
aveva dato vita a una campagna anche più dirompente, autocensurandosi per analoghi motivi e facendo molto rumore. Ma questa volta l'allarme coglie di sorpresa perfino gli esperti e i più attenti cultori della materia. Se infatti il calendario ufficiale dei lavori di Montecitorio conferma che il testo complessivo sulle intercettazioni sarà nuovamente in discussione in Aula la prossima settimana, l'ex ministro delle Comunicazioni
Gentiloni, Pd, dubita troverà mai attuazione. «In Aula non va nulla», dice all'Espresso. «I diversi gruppi», spiega, «hanno degli spazi per chiedere di calendarizzare delle cose, e ogni tanto li usano per mettere delle 'bandierine'. Il Pdl ha chiesto di calendarizzare la prossima settimana il testo sulle intercettazioni, che naviga da tre anni». In altre parole, la questione «È in calendario, ma a nostro giudizio è escluso se ne discuta in giugno, c'è un 10-20% di possibilità che se ne discuta nell'ultima parte di luglio, ma la cosa più probabile è che slitti tutto a settembre-ottobre. Lo detta la concomitanza con altri provvedimenti del governo che hanno la priorità». Insomma, «Wikipedia non ha colpe, perché ha visto il calendario. Ma ci sono cose che si mettono in calendario e poi non si mettono realmente in dicussione».
La community di Wikipedia, tuttavia, sembra aver dimenticato un passaggio fondamentale. Che il testo contenente l'obbligo di rettifica per tutti i «siti informatici», compresi blog e siti amatoriali, è stato già emendato dalla Commissione Trasporti, poste e telecomunicazioni a ottobre 2011. Nella nuova formulazione, primo firmatario il pidiellino
Cassinelli, i blog sono esclusi dall'obbligo. Perché ai «siti informatici» sono sostituiti «i siti internet che recano giornali quotidiani e periodici diffusi per via telematica e registrati ai sensi dell’articolo 5 (della legge n. 47 del 1948, cioè della legge sulla stampa, ndr)». In sostanza, la rettifica vale per le sole testate giornalistiche registrate. Ed è a questa condizione che la Commissione ha dato il suo parere favorevole. Impossibile ignorarlo, nella discussione in Aula - se e quando si farà.
I wikipediani ne hanno tenuto conto? La cofondatrice di Wikimedia Italia
Frieda Brioschi, sollecitata dalle domande dell'Espresso, ne dubita. E chiede nel 'bar' di Wikipedia, dove si discute il da farsi: «Ma quale sarà effettivamente il testo che finisce alla Camera?». «Se non ricordo male quest'autunno la discussione in aula era saltata, per cui gli emendamenti non erano stati votati», risponde Yoggysot. «Posto che ho verificato, l'altro giorno, il testo nella vecchia versione, il 1415-C riporta chiaramente l'emendamento secondo cui siti come Wikipedia è esclusa da obblighi di questo tipo», ribatte Gnumarcoo. Il tutto mentre Brioschi interpella il responsabile Internet del Pdl
Palmieri su Twitter: «Wikipedia ha ragione ad essere preoccupata per il ddl Alfano o sono salvi gli emendamenti di ottobre?». Risposta: «Wikipedia non aveva e non ha motivi di preoccuparsi. A Perugia il ministro Severino ha dichiarato di non voler cambiare le cose».
Peccato che a Perugia il ministro abbia sì detto che l'istituto della rettifica sia «molto difficile» da applicare per i blog, e che quindi i blogger debbano autoregolamentarsi. Ma ha anche attaccato a testa bassa, dicendo: «è necessario regolamentare l'informazione online», perché «il fatto di scrivere su un blog non ti autorizza a scrivere qualunque cosa». Una posizione tutt'altro che chiara e rassicurante, dunque. Tanto è vero che il ministro Severino non ha mai chiarito come mai nella bozza di riforma della giustizia, all'articolo 25, sia finita una copia in tutto e per tutto identica del 'comma ammazza-blog' contenuto nella proposta Alfano. Con obblighi e sanzioni anche per tutti i siti amatoriali, dunque. Se non trovano l'appoggio del governo Monti, questa sembra la posizione fuori di politichese, è perché sono di difficile applicazione, non perché errate.
La confusione è tanta. Lo stesso Palmieri, per esempio, interpellato su quale sia il testo che sta per tornare in Aula, risponde via Twitter: «La
Severino parlò. Altro per ora non so». Appena più chiaro il collega del Pdl, Cassinelli: «A ottobre il comitato dei nove aveva recepito la mia proposta emendativa. Gli onorevoli Contento e Costa l'hanno fatta propria. Però mi sembra che non sia ancora recepita nel testo che viene in Aula». Quindi? «Ho chiesto a Costa e mi ha assicurato che il testo verrà modificato». Bando agli allarmismi, dunque, ma in mezzo al caos. È il risultato di due anni di appelli, imboscate, emendamenti abbozzati e poi ritirati, mezze retromarce, rassicurazioni. Ma anche di una presa di posizione troppo frettolosa da parte della community di Wikipedia, la cui mobilitazione è partita prima di una attenta verifica delle informazioni in suo possesso. Per mettere la parola fine su questa sempre più ingarbugliata vicenda basterebbe una parola di chiarezza da parte del ministro Severino contro 'l'ammazza-blog'. Finora non è giunta. «Ma questo governo è migliore del precedente, no?», stuzzica Palmieri su Twitter.