Le norme per la tutela di chi soffre di disagio psichico ci sono: la legge Basaglia è un'ottima legge ancora attuale. Basterebbe renderla effettiva su tutto il territorio. Parla il medico e senatore Pd
Le norme per la tutela della salute mentale le abbiamo. La legge 180, voluta da Franco Basaglia e approvata nel 1978, è un'ottima legge, ancora attuale. Basterebbe renderla effettiva in tutt'Italia e organizzare i servizi di assistenza ai malati psichiatrici in base alla filosofia delle cure territoriali, individualizzate e centrate sui luoghi di vita delle persone. Persone, non malati senza speranza.
Dove ciò è avvenuto, le grandi istituzioni internazionali come l'Organizzazione mondiale della sanità, hanno riconosciuto il modello di eccellenza italiano ma, come spesso accade, dietro ad isole di luce ci sono sterminate distese di degrado, abbandono, arretratezza. La disomogeneità dei servizi sul territorio è il dato principale che emerge dalle denunce delle associazioni di utenti e familiari, un dato confermato anche dall'indagine sui dipartimenti di salute mentale condotta in questi anni dalla Commissione d'inchiesta del Senato sul Servizio sanitario nazionale. Purtroppo in moltissime realtà i Centri di salute mentale sono aperti solo qualche ora al giorno, i pochi operatori specializzati presenti si limitano a tamponare le emergenze e a prescrivere farmaci mentre mancano i percorsi riabilitativi, il sostegno a domicilio, la mediazione nei momenti di crisi, per non parlare del reintegro nel contesto sociale attraverso il lavoro. Così al posto dei vecchi manicomi oggi i malati spesso sono ospitati in comunità che assomigliano a "parcheggi" socio-sanitari o in cliniche private convenzionate con il servizio sanitario dove spesso non esistono i percorsi riabilitativi.
In alternativa vengono ricoverati nei reparti psichiatrici degli ospedali, luoghi chiusi per i pazienti ma anche per i familiari o i volontari, dove non esiste il collegamento con i servizi territoriali. Spesso la carenza di servizi si traduce nell'impossibilità di intercettare il disagio mentale sul nascere o di attivare azioni preventive efficaci con un ricorso eccessivo, a volte improprio, al trattamento sanitario obbligatorio (Tso) e alle contenzioni. Misure che vanno invece limitate e sottoposte a rigorosi protocolli, primo fra tutti il divieto di fasce contenitive applicate ai letti per confinare gli interventi di contenzione fisica solo ai casi di reale necessità, quando sono fallite tutte le azioni alternative possibili. Questo vale anche per l'elettroshock che è ancora utilizzato come trattamento di prima scelta, al posto dei farmaci.
Alcune realtà, prima fra tutte quella di Trieste, dimostrano che esistono vie percorribili per la tutela della salute mentale. Prima di tutto considerando quello della salute mentale un ambito da non trascurare più e poi passando dal concetto di malato a quello di persona, da cui discende tutto il resto. Ai reparti psichiatrici vanno preferite le comunità sanitarie riabilitative, le case-famiglia, i gruppi-appartamento gestiti con adeguate risorse economiche e professionali, con un sistema di integrazione tra gli interventi sanitari e quelli sociali, con più umanità e meno psicofarmaci, con il coinvolgimento dei familiari e con la convinzione che di una malattia mentale si può guarire.