L'anagramma del suo nome è «Osò ingannarci»: e la storia dei titoli di studio farlocchi ha mostrato come il vecchio proverbio latino 'Nomen Omen' (il nome è un presagio) a volte l'azzecchi

Il leader di un movimento che esalta innanzitutto meritocrazia, onestà e trasparenza ha aggiunto un dato falso al proprio curriculum. Quando lo si viene a sapere, prima smentisce, poi parla di un equivoco, ma dopo meno di un giorno ammette un «errore» e se ne scusa. Quello di Oscar Giannino non è che il caso più recente, e non sempre altri hanno ammesso. Pensiamo ad Antonio Di Pietro e ai problemucci contabili e di personale politico dell'Italia dei valori; agli appelli elettorali «contro la corruzione», di Renata Polverini; al rinnovamento predicato da Mario Monti in alleanza con veterani come Casini e Fini; alla ramazza di Bobo Maroni appoggiata all'armadio delle camicie di Roberto Formigoni dopo aver spazzato i pavimenti di Arcore; o alla candidatura di Romano Prodi al Quirinale, avanzata da Nichi Vendola che fu ben felice di buttarlo giù dal governo, a insulti, nel 1998.

I corsi e ricorsi storici indicano che in particolare i paladini della meritocrazia, della valutazione, della trasparenza sembrano avere sempre qualcosa da nascondere: un privilegio, un sotterfugio, un'opacità, secondo un meccanismo che ricorda un po' troppo da vicino quello freudiano della proiezione (o più pianamente il proverbio: la prima gallina che canta ha fatto l'uovo). E poi è più grave che lo sventato Oscar Giannino abbia ritoccato il curriculum o che al mondo d'oggi gli sia convenuto farlo?
Il curriculum dovrebbe rappresentare l'oggettività dimostrabile della biografia.

Ma da quando Tony Blair parlava di rendere «sexy» certi dossier su Saddam Hussein si è visto che nel momento in cui la politica mira all'oggettività, l'oggettività si scosta. La valutazione oggettiva è un'utopia; il merito individuale è meno significativo del metodo; quella degli smascheratori è essa stessa una maschera. Poi non tutti gli errori sono delitti e viceversa: una Mercedes usata a Di Pietro non pesa quanto un illecito sistematico nei finanziamenti. Ma quando i moralizzatori diventano, loro!, minimizzatori, viene almeno da sbuffare. Oscar Giannino = non osi cangiar = osò ingannarci?