Giovedì 5 novembre 1998. La nascita dei movimenti di opinione per il perdono ai fucilati della Prima guerra mondiale porta questa data. Quel giorno il primo ministro francese, il socialista Lionel Jospin, commemorando l’ottantesimo anniversario dalla fine delle ostilità, pronunciò un discorso senza precedenti. Da Craonne, ?in Picardie, luogo simbolo dei massacri ?sul fronte Occidentale e delle diserzioni nell’esercito transalpino, disse: «Alcuni di questi soldati stremati» e «congelati nel fango mescolato con il sangue» si sono «rifiutati di essere sacrificati. Possano questi soldati, giustiziati per esempio, essere reintegrati, oggi, completamente, nella nostra memoria nazionale».
La scelta del perdono ha prevalso anche in Nuova Zelanda, dove il governo, nel 2000, ha promulgato un indulto, e in Canada ?dove è stata formulata un’«espressione di rammarico» nel dicembre 2001. Il Regno Unito ha perdonato i fucilati per codardia e diserzione delle truppe britanniche e degli altri Paesi del Commonwealth nel 2006. Cinque anni prima, in Inghilterra, a Alrewas, nello Straffordshire, era stato inaugurato ?il National Memorial Arboretum che conserva lo Shot at Dawn Memorial, suggestivo monumento ai fucilati (in Germania, a Stoccarda, ne è stato invece eretto un altro dedicato a tutti i disertori).
Il cerchio lo ha chiuso la Francia che, prima con il presidente François Sarkozy e poi con il successore François Hollande, ha sposato la causa del perdono fino a far entrare i fucilati al Musée de l’armée di Parigi, in uno spazio inaugurato lo scorso 6 novembre.
In Italia un primo passo è stato compiuto solo nel novembre di quest’anno con l’istituzione, da parte del ministro della Difesa, del comitato scientifico per studiare il “fattore umano” nella Grande Guerra. ?Ma negli ultimi tempi si sono moltiplicate? le iniziative e gli appelli alla clemenza ?e al perdono. È in corso la raccolta di firme promossa dal “Messaggero Veneto” per chiedere al presidente della Repubblica la riabilitazione morale di quattro alpini fucilati a Cervicento. Il comune di Santa Maria la Longa in provincia di Udine, teatro del noto episodio di decimazione della brigata Catanzaro nell’estate del ’17, nel marzo scorso ha apposto una lapide commemorativa sul muro del cimitero dove i soldati vennero fucilati, senza però attribuire significati specifici all’iniziativa.
È poi del 4 novembre un appello sottoscritto da un folto gruppo di “docenti universitari ?e liceali, rappresentanti di associazioni culturali, ma in primo luogo comuni cittadini” per chiedere a capo dello Stato ?e governo che «i nostri soldati fucilati ?per mano amica vengano riabilitati e considerati fra coloro che caddero per ?la loro Patria».