Transumanismo, la religione della Silicon Valley L'articolo dell'Espresso scelto per la maturità

La rivoluzione non si fa con la politica. Ma cambiando ?la nostra natura. È un movimento di pensiero. Globale. Ecco il testo dell'articolo che gli studenti hanno trovato tra le tracce del saggio breve nell'esame di maturità

Anche la Silicon Valley ha la sua religione. E potrebbe presto diventare il paradigma dominante tra i vertici e gli addetti ai lavori della culla dell’innovazione contemporanea. È il «transumanismo» e si può definire, scrive il saggista Roberto Manzocco in “Esseri Umani 2.0” (Springer, pp. 354), come «un sistema coerente di fantasie razionali para-scientifiche», su cui la scienza cioè non può ancora pronunciarsi, «che fungono da risposta laica alle aspirazioni escatologiche delle religioni tradizionali».

Per convincersene basta scorrerne i capisaldi: il potenziamento delle nostre capacità fisiche e psichiche; l’eliminazione di ogni forma di sofferenza; la sconfitta dell’invecchiamento e della morte. Ciò che piace ai geek della Valley è che questi grandiosi progetti di superamento dell’umano nel “post-umano” si devono, e possono, realizzare tramite la tecnologia. E tecniche, la cui fattibilità è ancora tutta da scoprire, come il “mind uploading”, ossia il trasferimento della coscienza su supporti non biologici, e le “nanomacchine”, robot grandi come virus in grado di riparare le cellule cancerose o i danni da malattia degenerativa direttamente a livello molecolare. Facile lo scetticismo e l’ironia sui proclami di questi strani eredi dell’Oltreuomo nietzschiano e dei Futuristi in salsa tecnoutopista, le cui radici vengono nel volume individuate nell’alchimia occidentale, nella pratica egizia della mummificazione e nel pensiero taoista. Ma, sostiene Manzocco, giornalista scientifico e scrittore, il transumanismo «non fa più ridere». Da un lato, perché si innesta in un contesto in cui il nichilismo ha già ucciso l’uomo e i suoi valori, aprendo il palcoscenico a ciò che lo supera. A partire dalla tecnica, ancora oggi secondo molti e in diversi campi - dalla nascita di nuove forme democratiche realmente partecipate al mantenimento della salute e l’aumento della felicità - la panacea di tutti i mali. Dall’altro perché, più pragmaticamente, «la Silicon Valley è ormai l’epicentro mondiale del movimento», ricorda l’autore a “l’Espresso”.

Ed è lì che, negli ultimi decenni, le più futuribili visioni tecnologiche sono diventate realtà. Se insomma il transumanismo è una religione, la Valley è la sua Terra Santa. È lì che hanno sede «tutte le principali organizzazioni transumaniste», dice Manzocco: dalla World Transhumanist Association, dedita alla diffusione del verbo in ambito accademico, dal 2007 a Palo Alto, alla Singularity University, che lo integra ai tradizionali percorsi di studi. Cofondatore è Ray Kurzweil, convinto che l’immortalità fisica sarà realtà intorno al 2045, e nel frattempo Director of Engineering a Google. Che, non a caso, figura insieme a LinkedIn tra i finanziatori dell’istituto. Del resto, «Aubrey De Grey, massimo teorico mondiale del longevismo radicale - per il quale l’aspettativa di vita umana potrebbe essere portata a cinquemila anni - tiene regolarmente seminari negli uffici di Mountain View a beneficio dei vertici dell’azienda». Lo stesso a Yahoo. E i soldi? Non sono un problema, se tra i sostenitori più generosi del movimento spicca il cofondatore di PayPal, Pieter Thiel, tra i primi investitori di Facebook e oggi amministratore di un hedge fund da due miliardi di dollari, Clarium Capital.
Bill Gates

A maggior ragione se a guardare con favore al “transumano” sono personaggi come «Peter Diamandis, il celebre imprenditore pioniere del volo spaziale privato, ma anche Bill Gates, amico di Kurzweil, Bill Clinton e perfino l’astrofisico Stephen Hawking», prosegue Manzocco, «che di recente ha raccomandato lo sviluppo di tecnologie in grado di fondere il cervello umano con i computer, onde evitare che questi ultimi, in un prossimo futuro, ci soppiantino». Certo, attualmente il transumanismo è ancora una corrente minoritaria, anche tra gli innovatori del lembo di California che respira da decenni lo stesso misto di utopia, ideali libertari e liberisti e sottocultura fantascientifica. Ma le sue idee influenzano sempre più gli studiosi e imprenditori che ne sono esposti. Per questo, quando gli si domanda quanto contano i principi transumanisti nello sviluppo delle tecnologie che scandiscono e scandiranno le nostre vite quotidiane nel futuro prossimo e remoto, Manzocco risponde senza esitazione: «Molto», perché è un immaginario che «sta penetrando la sensibilità “mainstream”, influenzando le nostre aspettative e quindi le richieste che poi facciamo a chi si occupa di ricerca e sviluppo».

Sempre Google, per esempio, ha lanciato - come ha scritto il settimanale “Time” lo scorso settembre - il progetto Calico, proprio per combattere l’invecchiamento: le lezioni di De Grey hanno dato frutto? Per quanto non si tratti di un progetto ufficialmente transumanista, l’assonanza di intenti non può che far riflettere. Tra i tanti progetti dettagliati dagli esponenti di questa corrente di pensiero, tra i cui massimi interpreti figurano il docente dell’Università di Oxford, Nick Bostrom, e il teorico delle “nanomacchine”, Eric Drexler, dalla rassegna di Manzocco emergono alcune amenità, come l’idea di poter creare nuovi organi per pazienti direttamente tramite stampanti 3D, o la suggestione di facilitare il viaggio nello spazio trasmettendo via wireless le menti degli astronauti dal pianeta di partenza a quello di destinazione.

Ma anche motivi di preoccupazione. Se per esempio i soldati del futuro dovessero essere potenziati dalla tecnologia transumanista in modo da eliminare il bisogno di dormire per restare vigili, comunicare tra loro con il solo pensiero o diventare immuni da ogni malattia trasmissibile, cosa significherebbe per le guerre del futuro? Ancora, come ricorda l’autore i fedeli del credo ipertecnologico non mancano di sottolineare la distanza tra i loro progetti e l’eugenetica di totalitaria memoria, ma il rischio che il potenziamento genetico porti a una disuguaglianza sociale su base biologica e quindi alla fine della democrazia è concreto, una volta che se ne accettano i dettami. Senza contare il possibile formarsi di un nuovo, potente crinale di disuguaglianza sociale: quello tra chi può permettersi di farsi aumentare dalla tecnica e chi invece ne resta escluso. «Per questo», dice Manzocco, «specie quelli di sinistra - come l’americano James Hughes - sono a favore di un servizio sanitario universale e gratuito, che offra i miglioramenti su base volontaria». Quanto agli incubi huxleiani, «la democratizzazione delle tecnologie potenzianti innescherebbe un circolo virtuoso che renderebbe impossibile qualunque controllo dittatoriale». Almeno, questa è la speranza. E Internet? Come sarà la Rete dei “post-umani”?

«Dovrebbe diventare, secondo alcuni, un universo condiviso ancora più reale della nostra realtà quotidiana, in cui ci potremo immergere completamente collegandoci direttamente il nostro sistema nervoso, scambiando in modo diretto pensieri, emozioni, idee». Non solo: «Potrebbe nascere inoltre una forma di telepatia tecnologica, producendo così un universo mentale interindividuale». Anche qui, tuttavia, ci sono più visioni che progetti concreti, anche se a detta dei transumanisti «saranno una semplice conseguenza di tecnologie ora in fase di sviluppo», spiega Manzocco. Di certo questi fondamentalisti del progresso hanno il merito di tornare a farci immaginare un futuro che, come hanno scritto pensatori del calibro di David Graeber e Steven Johnson, sembriamo non essere nemmeno più in grado di concepire. E invece anticiparlo può essere utile, specie mentre una doppia rivoluzione (l’Internet delle cose e i computer indossabili) è alle porte, con la promessa e il terrore di rivoluzionare la nozione stessa di identità. Per i transumanisti, la via è «l’avvento del post-umano» e la «rivoluzione ontologica», e potremmo cominciare a imboccarla già nei prossimi due o tre decenni. Per tutti gli altri, è tempo di chiedersi se sia la porta del Paradiso o dell’Inferno.

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