Dal premio giornalistico che porta il suo nome alle mostre di fotografia, al teatro. Così l'Italia ricorda la giornalista del tg3 assassinata vent'anni fa a Mogadiscio
È il 20 marzo 1994. Ilaria Alpi, giovane giornalista del Tg3, viene assassinata a Mogadiscio insieme al suo operatore di ripresa Miran Hrovatin, mentre sta indagando su un traffico d’armi e rifiuti tossici che probabilmente coinvolge anche istituzioni italiane.
Un’esecuzione in piena regola, ancora con molti lati oscuri, ma che nessuno vuole dimenticare. «Sappiamo quel che è successo quella domenica», dice Mariangela Gritta Grainer, presidente dell’Associazione intitolata alla giornalista.« Sappiamo il perché, forse anche chi era nel commando. Non sappiamo con certezza chi ha ordinato l’esecuzione e chi ha coperto esecutori e mandanti. Ma vogliamo cercare ancora, mettendo all’opera tutti gli strumenti della conoscenza».
Ecco allora che, in occasione del ventennale dell’omicidio , il Premio Giornalistico Televisivo Ilaria Alpi (Riccione, 4-7 settembre), nato all’indomani dell’assassinio, si arricchisce di un Premio per la migliore inchiesta su web e tv locali, più una menzione speciale “Ilaria Alpi” per il miglior servizio da Tg e una “Miran Hrovatin” per la fotografia.
Il 19 marzo sarà la Camera dei Deputati a ricordare i due inviati e il 20 marzo Rai3 in prima serata con Andrea Vianello. Intanto Isabella Ragonese torna in teatro con “African Requiem” di Stefano Massini (23 marzo a Udine, 27 a Trieste); e il Museo MAXXI Corner D di Roma ospita “Mi richiama talvolta la tua voce”, mostra fotografica di Paola Gennari Santori con la dimensione più personale della giornalista. In libreria “La strada di Ilaria” di Francesco Cavalli (edizioni Milieu) racconta la sua inchiesta e le ragioni della sua morte, mentre Gigliola Alvisi ricostruisce quegli otto mesi a Mogadiscio in un’edizione per la prima volta destinata ai ragazzi con “Ilaria Alpi, la ragazza che voleva raccontare l’inferno” (Rizzoli).