Scordatevi Gregory Peck nel “Moby Dick” di John Huston. Il regista di “A beautiful mind” riscrive il duello tra Achab e ?il mostro degli abissi in un film in uscita ?a Natale. Ecco il racconto in anteprima
Non si è perso d’animo
Ron Howard dopo l’increscioso flop dello splendido “Rush”. Alla perenne ricerca di materiali stimolanti, il regista premio Oscar per “A beautiful mind” si è lasciato incantare dalla dimensione mitica e allegorica della storia vera che ispirò il “Moby Dick” di
Herman Melville: un libro leggendario, vero archetipo del mito americano, tradotto in Italia per la prima volta da Cesare Pavese nel 1932.
Howard si è ispirato a un saggio di Nathaniel Philbrick e ne ha mantenuto il titolo: “In the heart of the sea” è stato adattato per il grande schermo da
Charles Leavitt (“Blood Diamonds-Diamanti di Sangue”) e rivisto da
Peter Morgan (“Frost/Nixon”). Al centro del racconto, che in Italia è stato pubblicato da Elliot con il titolo “Il cuore dell’oceano. Il naufragio della Baleniera Essex”, c’è il drammatico conflitto con naufragio finale tra il temerario equipaggio della baleniera Essex e un colossale capodoglio infuriato, quasi un Leviatano di biblica memoria. Ma nelle mani di Howard, malgrado il dispiegamento di effetti speciali e di spettacolari scene sottomarine, il cuore della storia rimane il dramma umano di un manipolo di marinai che partono verso l’ignoto come unico mezzo per guadagnare il pane per sé e per le proprie famiglie, e finiscono per affrontare un mostro di statura biblica e l’ossessione di quello che nella trasposizione di Melville diventerà il capitano Achab.
[[ge:rep-locali:espresso:285580638]]Evidentemente soddisfatto dell’esperienza sul set di “Rush”, Howard ha voluto di nuovo accanto a sé uno dei protagonisti del film precedente, il macho australiano
Chris Hemsworth, il dio-supereoe Thor della Marvel: che nel frattempo è stato incoronato “uomo più sexy del mondo” dalla rivista “People”. Tra i suoi compagni d’avventura spiccano l’ambiguo
Cillian Murphy,
Benjamin Walker e
Tom Holland, appena scelto da Marvel & Sony come nuovo Spider-man per il “rilancio” del 28 luglio 2017 (ma farà la sua prima apparizione già nel maggio dell’anno prossimo, in “Captain America: Civil War”). Per le location del film Howard ha scelto le isole Canarie: un omaggio alla più famosa versione cinematografica di “Moby Dick”, quella di
John Huston del 1956, con una sceneggiatura firmata da
Ray Bradbury e
Gregory Peck nel ruolo del capitano Achab.
“In the heart of the sea” è pronto da tempo e doveva uscire in primavera. Lo spettacolare trailer visibile in rete dà ancora appuntamento in sala al 25 marzo scorso. La data d’uscita però è slittata: il grande entusiasmo del pubblico delle preview ha spinto la Warner Bros a tenere il film da parte per il grande duello natalizio, e il film uscirà in tuto il mondo a partire dal 3 dicembre.
[[ge:rep-locali:espresso:285156648]]Flutti tempestosiLa balena non è nel titolo, ma che sia la protagonista è indubbio fin dalla prima scena. Esterno mare, notte: onde si infrangono ai lati di una baleniera che naviga attraverso acque tempestose. Si sente un rumore come di tuono che però arriva non dal cielo ma dal mare. Il capitano esterrefatto vede affiorare in mezzo alle acque la carne bianca di qualcosa di così immenso da non riuscire a delimitarne i confini. Qualcosa che emerge di scatto dall’acqua e sembra far esplodere lo schermo. Nella scena dopo siamo sulla terraferma: a Nantucket, capitale della caccia alle balene, nel 1850. Una figura elegante e distinta, Herman Melville (interpretato da Ben Wishaw), si avvia a rapidi passi nella notte verso la locanda di Tom Nickerson, ultimo sopravvissuto della baleniera Essex. Melville vuole raccogliere la sua storia per farne un romanzo, ed è pronto a pagare bene. Lo appoggia la moglie di Nickerson, apassionata lettrice, che però confesserà a Melville di aver letto i suoi “peccaminosi” romanzi ma di preferire i lavori puritani e moralisti di Nathaniel Hawthorne. L’ex marinaio ormai anziano (interpretato da Brendan Gleeson) all’inizio si rifiuta, ma alla fine, addolcito dai soldi e dall’alcol, accetta di tornare con il ricordo a quell’agosto di trent’anni prima, quando la Essex salpò.
Nantucket, agosto 1819: Nickerson è un ragazzo (lo interpreta Holland) e si imbarca trepidante sulla baleniera insieme ad altri adolescenti. Owen Chase (Chris Hemsworth), indispettito perché non è stato nominato capitano ma solo primo ufficiale, strappa un accordo agli armatori: se farà ritorno con duemila barili di olio di balena, il combustibile che era a quei tempi l’unica fonte di energia per le lampade delle capitali europee e americane, sarà capitano della prossima spedizione.
La Essex prende il largo nell’Atlantico con un equipaggio scarsamente qualificato, una specie di “Corte dei Miracoli”, e un capitano evidentemente incapace, Pollard, che lancia subito la nave in mezzo a una burrasca. I conflitti tra Pollard e Chase scoppiano subito e vengono assopiti solo dall’avvistamento del primo branco di balene. Le scialuppe vengono calate in mare e la caccia ha inizio: finirà con la cattura di un capodoglio, il più ambito tra i cetacei.
Dopo quel primo bottino, però, la pesca langue. Molti mesi più tardi, nel giugno del 1820, la Essex è nell’Oceano Pacifico e si allontana sempre di più dalle rotte conosciute in cerca di balene. Il viaggio infinito sembra trovare il suo premio in novembre, quando l’equipaggio si trova finalmente davanti a una distesa infinita di balene, quasi un arcipelago vivente che oscura l’intero orizzonte.
Ma il pericolo è in agguato. Quando viene arpionata una femmina, dal cuore del mare emerge un colossale capodoglio bianco. In un lampo la bestia capovolge la scialuppa da cui è stata arpionata la sua compagna e, non contenta della vendetta, si avventa contro la baleniera: basta un colpo della enorme coda e la grande nave cola a picco. I marinai fanno appena in tempo a mettere in sicurezza le scorte di cibo e acqua sulle scialuppe. Scartate l’ipotesi di cercare rifugio nelle isole più vicine, popolate da cannibali, il capitano Chase dirige la prua a sud, verso l’isola di Pasqua. Fossero andati a ovest, spiega Nickerson a Melville, sarebbero approdati alle isole Marchesi in venti giorni. Così, invece...
Le barche fluttuano nell’oceano quando, nello sconcerto generale, riaffiora la balena. Chase carica il moschetto e apre il fuoco. E il grosso cetaceo si dilegua: non per gli spari, ma perché si è reso conto prima dei marinai delle avvisaglie di una tempesta in arrivo. Una pioggia torrenziale colpisce le tre lance stracciandone le vele e distruggendo le ultime provviste. La scialuppa di Chase imbarca acqua, tra i marinai in lotta per la sopravvivenza scoppiano conflitti continui. Nella notte la balena bianca sbuca dal mare come un missile sollevando in aria la barca di Chase e spedendo in acqua gli occupanti. Con una ferocia pari a quella dell’animale, Chase lo arpiona a sangue.
A tu per tu con il capodoglio Alcuni superstiti trovano riparo su un atollo, ma il ritrovamento di alcuni scheletri umani in una caverna li terrorizza: il gruppo si divide tra chi decide di ripartire e chi invece preferisce rimanere piuttosto che affrontare un nuovo viaggio. In mare, intanto, Chase si trova di nuovo di fronte al capodoglio, che spunta all’improvviso dall’acqua sputando i resti di una delle scialuppe. Chase sfida, urlando esasperato, la balena. Uomo e bestia si guardano negli occhi. E, in un momento di epifania, Chase contempla la propria piccolezza di fronte a quella creatura enorme. Lascia cadere l’arpione e la balena si allontana.
Ma l’avventura non è finita. Straziati dalla fame e cotti dal sole, Chase, Nickerson e altri naufraghi per sopravvivere arrivano a mangiare il corpo di un compagno estratto a sorte. Per mesi vanno così alla deriva. Saranno soccorsi al largo del Cile il 17 febbraio 1821. Chase tornò a Nantucket ma non si fermò: passò l’intera vita in mare ma non incontrò mai più la balena bianca. Herman Melville, influenzato dalla storia della Essex, finì di scrivere “Moby Dick” nel 1851. E il suo rivale, Nathaniel Hawthorne, lo definì di «un’epica degna di Omero, la prima vera epica americana».