Il video postumo rivela una svolta intellettuale del defunto guru M5s: le tecnologie non sono più viste come strumenti per liberare i cittadini dai potenti, ma al contrario minacciano il nostro futuro di esseri umani

Gianroberto Casaleggio ha sempre avuto familiarità con la futurologia. Una vera e propria costante della sua avventura professionale e politica, dalla profezia di un governo mondiale costituito dall’intelligenza collettiva dei cittadini in rete nel video ‘Gaia’ del 2008, all’altra, non meno ambiziosa, di portare la democrazia digitale diretta al cuore della vita politica del nostro paese.

Con il video pubblicato dal figlio Davide sul concetto di "Singolarità" tecnologica, si scopre che ha segnato, e profondamente, anche la sua vicenda umana, personale. Lo si deduce dai toni cupi che lo pervadono, e che si dipingono proprio "nell’ultimo periodo" della sua vita. Come se il futuro si fosse complicato, uscendo improvvisamente dai binari dell’utopia per deragliare su quelli della distopia.

[[ge:rep-locali:espresso:285233125]]

La "Singolarità", infatti, viene menzionata come il dominio di una entità super-intelligente che "controllerà il pianeta" e "sfuggirà alla comprensione umana", portando - come già prospettava nel 1983 Vernor Vinge coniando il termine - alla "fine dell’umanità". I familiari discorsi sugli infiniti benefici del progresso tecnologico, e in particolare delle tecnologie di rete, lasciano il posto ai toni apocalittici di Stephen Hawking; il progresso umano tramite il digitale viene eclissato dall’evoluzione, molto più rapida, di macchine capaci di imparare da sole, correggersi e "migliorarsi continuamente".

E certo, c’è una radicale inconoscibilità in cosa potrebbe accadere in uno scenario in cui l’intelligenza artificiale supera quella umana; è una costante del pensiero sulla "Singolarità", evidente per esempio nel caposaldo del genere, ‘La Singolarità è vicina’, del Ray Kurzweil che oggi è chief engineer di Google. Ma non sempre si accompagna all’inquietudine che si respira nel video postumo di Casaleggio. Un video in cui lo scenario dipinto dal film ‘Her’ del 2013, per esempio, non appare possibile: qui le macchine sembrano minacciare l’umano, più che sedurlo per poi solamente sparire in un piano di esistenza a noi incomprensibile, come nella straordinaria pellicola di Spike Jonze.

È un aspetto inedito della riflessione di Casaleggio sul futuro. Si pensi al sogno di ‘Gaia’: per quanto sia situato proprio a partire dagli anni 40 del nostro secolo, non c’è traccia delle complicazioni fornite dallo sviluppo di intelligenze sintetiche non unicamente benigne per il genere umano. Al contrario: nel "nuovo ordine mondiale" che si immagina nascere il 14 agosto 2054 i conflitti razziali, ideologici, territoriali e religiosi saranno scomparsi, e proprio grazie alla stessa rete Internet che nell’ultimo video, invece, consente a oggetti connessi ("Internet delle cose"), Big Data e AI di dare vita al "superuomo" artificiale che potrebbe spazzare via la "carne" che tanto sembra sorprendere gli immaginifici alieni che appaiono in chiusura. Ci sono uomini più intelligenti, non macchine troppo intelligenti.

[[ge:rep-locali:espresso:285233126]]

Sembrano questioni diverse, Gaia e la Singolarità. E di certo la seconda è trattata con maggiore perizia della prima, cogliendo per esempio la natura "specifica" dell’intelligenza artificiale rimarcata anche da esperti del settore del calibro di Pedro Domingos. Eppure i rimandi sono evidenti: in Gaia si dice che nel 2043 "il pianeta è suddiviso in migliaia di comunità riunite attraverso la rete", e il contributo di Casaleggio sulla Singolarità comincia, allo stesso modo, con l’ipotesi di un "modello collaborativo tra piccole comunità autonome tra loro collegate", "una riproduzione sociale del cervello umano". In entrambi i video poi si parla di social network globali, indispensabili non solo per la vita sociale, ma sempre più per esistere e basta.

Eppure in Gaia l’uomo del 2054 "è l’unico padrone del suo destino"; nella Singolarità invece la super-intelligenza artificiale "sfuggirà al nostro controllo, e non potremo più capirne le decisioni". Come si conciliano le due visioni del futuro? Una domanda che si potrebbe porre per tutto lo sviluppo delle idee di Casaleggio in materia: nel mondo perfetto di ‘Veni, vidi, web’, dove "i lavori pesanti sono fatti dai robot e non nobilitano più l’uomo"; ma anche nello scenario dipinto in svariate interviste secondo cui "la rete rende possibili due estremi: la democrazia diretta con la partecipazione collettiva e l’accesso a un’informazione non mediata, oppure una neo-dittatura orwelliana in cui si crede di conoscere la verità e di essere liberi, mentre si ubbidisce inconsapevolmente a regole dettate da un’organizzazione superiore". Superiore ma umana, non post-umana.

Insomma, l’ultimo video sembra mostrare un Casaleggio alle prese con l’idea della vita e della morte, lontano dai proclami entusiastici che ne hanno segnato la carriera, e desideroso piuttosto di esplorare il "lato oscuro" di quanto lo ha appassionato per tutta la sua esistenza. Un lato ingombrante, e che forse - se problematizzato prima - avrebbe contribuito a una migliore realizzazione delle sue ambizioni di cambiamento radicale dell’esistente.