Fingendo di offrire il Web ai Paesi poveri Mark Zuckerberg macina guadagni su guadagni

Mark Zuckerberg
Facebook sta divorando Internet. ?E per Mark Zuckerberg tutto va secondo ?i piani. I numeri parlano chiaro: per la prima volta, i profitti hanno nell’ultimo trimestre 2015 superato il miliardo ?di dollari, più che raddoppiando anno ?su anno. Merito della pubblicità personalizzata, e dunque dell’analisi ?dei dati che vi affidiamo: il suo fatturato in soli cinque anni è passato da 2 a 16 miliardi di dollari.

Risultato? Facebook vale da solo più di tutti i magazine statunitensi insieme, fermi a quota 10,8. E dire che, scrive il “Guardian”, ?è il 2016 l’anno in cui la piattaforma ?«sta imparando rapidamente a trarre ?profitto da come votate»: per esempio, abbinando le informazioni in suo possesso con quelle a disposizione ?delle campagne per le primarie Usa.

Internet
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8/2/2016
?Il mondo che Zuckerberg vorrebbe “tutto connesso”, poi, parla sempre più una lingua sola: la sua. Gli utenti attivi ogni mese sono 1,59 miliardi, in crescita ?del 14 per cento. Ma non si devono dimenticare i 900 milioni su WhatsApp, gli 800 su Messenger e i 400 su Instagram, sempre di Facebook. Perfino YouTube si vede insediato da 100 milioni di ore di video guardati ogni giorno.

?Per mantenere questi tassi di crescita, dicono gli analisti, Facebook ha però bisogno dei due terzi del mondo ancora sconnessi. Ovvero, del dominio nei ?paesi in via di sviluppo. E allora ecco ?le campagne di colonizzazione social, come quella in corso in India, nel nome della “uguaglianza digitale”. Un principio inventato da Zuckerberg per affermare l’accesso a Internet per i poveri, quando invece lo porta a Facebook e poco altro - violando, per giunta, la neutralità della rete.

Non sorprende dunque che nei paesi in cui opera il servizio, nato come internet.org - per non destare confusione, si suppone - e oggi rinominato “Free Basics”, Internet ?e Facebook diventino sinonimi. ?Secondo un recente sondaggio Geopoll, lo pensano il 65 per cento dei nigeriani, ?il 61 per cento degli indonesiani, il 58 per cento degli indiani e il 55 per cento dei brasiliani interpellati.

E allora perché accorgersi del mondo on line al di fuori dei confini del social network? A guidarci negli acquisti on line e in ogni scelta ?di consumo sarà il misto di intelligenza artificiale e lavoro umano del suo assistente virtuale, “M”. A raccogliere ?- e mettere a frutto - le nostre emozioni, le “reactions” che andranno ad affiancarsi al famoso “mi piace”: dall’amore alla tristezza e alla rabbia. Libertà di espressione, privacy, attivismo, politica: ci pensa Zuckerberg. O forse, ?è il caso si cominci a pensarci noi.