'Bambinate', un romanzo malinconico sul passato che non passa

Cosa sono capaci di produrre i dolori provati nell’infanzia, nessuno lo sa con certezza. Piergiorgio Paterlini con “Bambinate” (Einaudi, pp. 140, € 16.50) si cimenta con questo: dalla disperazione e dall’ansia passa, in un progressivo spostamento di toni affettivi, al rancore e alla cattiveria del finale.
La crudeltà produce crudeltà ci insegna questo romanzo, imperniato su un lontano avvenimento infantile ai danni di un ragazzino indifeso e fragile, Denis, su cui s’avventa impietoso il gruppo dei bambini.

La voce narrante è quella di un uomo tornato a distanza di decenni al proprio paese natale sulle rive del Po per incontrare i vecchi compagni di scuola e per chiudere il cerchio dell’antico dolore, che si è perpetuato, ora che vive in America, nel figlio: bullismo.

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Dalle prime pagine di grandissima delicatezza, quasi sospese in un’aura di sogno, si torna indietro nel tempo alla violenza generativa della storia, e si finisce quindi in un crescendo di rabbia cieca e folle all’oggi. Paterlini possiede una lingua scorcia, tesa e limpida, uno stile affabulante, che procede per linee progressive svelando quello che è contenuto nelle pieghe della storia e anche dell’anima.

Un romanzo sull’infanzia, e insieme sul proprio dolore inespresso, su ciò che, fermentando troppo a lungo nell’interiorità, produce altra sofferenza. Romanzo malinconico sul passato che non passa, scandaglia un sentimento inestinguibile e l’eterna ferita che ciascuno porta con sé, amata e odiata.