Viene usato spesso indebitamente, e alcuni sono convinti che possa sostituire qualsiasi “in cui”. Segnalateci nei commenti gli svarioni che più vi infastidiscono o sui social con l'hashtag #italianoEspresso
Lo si usa ormai in ogni dove. E non sempre nel posto giusto dove metterlo. Stiamo parlando del dove, che in italiano a volte può sostituire il relativo “in cui”. Quando, appunto, questo “in cui” indica un luogo. Se dico per esempio “il luogo in cui mi trovo ora è bello” posso tranquillamente trasformare la frase in “il luogo dove mi trovo ora è bello”.
Il problema è che il dove viene usato spesso indebitamente, e alcuni sono convinti che possa sostituire qualsiasi “in cui”. Abbiamo così frasi bislacche come “il giorno dove ti ho incontrato” o “il momento dove parli”.
Ragioniamo un attimo prima di scrivere. Dove indica sempre un luogo. E un momento, un giorno non sono luoghi, nemmeno figurati. Sono determinazioni di tempo, non di spazio. Sono una cosa diversa, indicano il quando, non il dove. Se dico
"La borsa dove tengo la cipria" ha un senso, perché indico un luogo dove la cipria viene messa, cioè la borsa.
Ma non posso dire “il momento dove mi inciprio il naso”. Non ha senso, e il povero interlocutore resterebbe perplesso non capendo dove vogliate usare il piumino per ritoccare il trucco. Peggio ancora se invece di un “in cui” il dove sostituisce un che. Ha senso dire “il bar che frequento ogni mattina”, non “il bar dove frequento ogni mattina”. Il bar è un luogo, per carità, ma voi frequentate lui, cioè il bar, perché frequentare è un verbo transitivo che vuole dopo di sè un complemento oggetto. Ci vuole quindi un che relativo.
Se invece dite “il posto dove bevo il caffè alla mattina è questo bar”, o"il bar dove vado ogni mattina è questo" allora va bene. Anzi, se il caffè è buono, passate l’indirizzo.