L'ultimo viaggio dell'irresistibile coppia Hellen Mirren e Donald Sutherland fa sorridere e commuovere

Regista iper-italiano, sensibile narratore delle sfumature sociali, erede a tratti cattivo ma mai cinico della nostra commedia migliore, Paolo Virzì aveva bisogno di una vacanza, forse per dimostrare di poter fare un impeccabile film medio americano. Alla Mostra di Venezia ha dunque presentato questo solido road movie, tratto da un romanzo di Michael Zadoorian. Ma è già al lavoro su un film tutto italiano, ambientato durante l’estate dei mondiali Novanta.

Ella (Helen Mirren) è malata terminale di cancro, il marito John (Donald Sutherland) ha l’Alzheimer. Li aspetta dunque una separazione forzata, dopo una vita passata insieme: ma i due decidono di fuggire a bordo del loro vecchio camper, per un viaggio on the road dal Massachusetts alla Florida.

Il regista però si concentra sui loro rapporti più che su ciò che incontrano, e non sembra nemmeno interessato alla fotogenia dei luoghi. Per seguire la metafora stradale, Virzì non è un pilota avventuroso, ma un affidabile conducente di Greyhound che non sbanda e non fa sorpassi azzardati, resta nella corsia di uno script (firmato con Francesca Archibugi, Francesco Piccolo e Stephen Amidon) con gli ingredienti al posto giusto.

In sottofondo, tiene una trascinante compilation da autogrill e regala a un certo punto il colpo d’ala dell’intermezzo dal “Guglielmo Ratcliff” del concittadino Pietro Mascagni, brano che fu il modello segreto di “Over the Rainbow”. Si sorride ed è impossibile non commuoversi lungo il viaggio. Ma soprattutto si assiste agli irresistibili duetti tra Mirren e Sutherland, coi loro stili così diversi. Difficile dire chi vinca, anche perché i momenti più coinvolgenti li ha forse lui, ma il peso del film (come quello del viaggio) sta più sulle spalle di lei.