Il regista acclamato in Europa (ma non in patria) torna nelle sale italiane con "Il prigioniero coreano", un film che trova somiglianze nelle violenze di entrambi gli Stati della penisola 

Come mai in un Paese ricco come la Corea del Sud ci sono donne costrette a prostituirsi? Perché “più forte la luce, più grande l'ombra”. Questo viene spiegato al nordcoreano Nam Chul-woo in visita non voluta a Seul. Ed anche altre cose riguardo la vita nella parte Sud della sua penisola gli sembreranno particolari. Finirà per preferire il ritorno a casa dalla sua famiglia nonostante gli sia stata offerta la “libertà”; ma anche il tentativo di recupero della vecchia vita si mostrerà molto amaro.

Il prigioniero coreano è il film che racconta la storia di questo spaesato pescatore di un villaggio del “regno” di Kim Jong-un al confine con il Sud della penisola, involontariamente trascinato dalla corrente di un fiume in mezzo ai “nemici capitalisti”. I quali cercheranno prima di capire se è una spia e poi tenteranno su di lui la “rieducazione alla bella vita”, che però fallirà. Ma anche tornato al Nord, le ragioni di Stato si riveleranno più forti del suo voler tornare alla tranquilla vita che faceva prima.
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L'obiettivo del regista Kim Ki-duk sembra essere proprio quello di farci capire che la differenza tra Nord e Sud della penisola coreana è in fondo molto sottile. Sì, in alto c'è uno degli ultimi ferrei regimi comunisti ancora esistenti, e in basso uno dei Paesi dalla crescita più vivace al mondo, ma entrambi cercano di imporre la propria visione ideologica bollando l'altra come il male assoluto da sconfiggere. Ed entrambi, con metodi abbastanza violenti, cercano di proteggersi dalle contaminazioni.

Kim Ki-duk non è profeta in patria, confermando quanto recita un noto adagio. E non lo è nemmeno in America. In Europa invece ha ottenuto diversi riconoscimenti: Orso d'Argento a Berlino per La samaritana e Leone d'Argento a Venezia per Ferro 3 – La casa Vuota (entrambi nel 2004), Un certain regard a Cannes per Arirang (2011, storia di un suo periodo di crisi), e Leone d'Oro a Venezia per Pietà (2012).


Il prigioniero coreano, presentato alla Mostra di Venezia nel 2016 uscirà nelle sale italiane il 12 aprile 2018.