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Cultura
aprile, 2020

Nasce Radio Gamec, come Radio Londra

È la nuova emittente su Instagram creata dalla Galleria d'Arte Moderna e Contemporanea nei giorni più difficili per Bergamo. Finora ha ospitato le voci di decine di intellettuali, artisti, scrittori, operatori culturali. Colloquio con il direttore del museo, Lorenzo Giusti

Una nuova radio dalla prima linea del Covid-19, Bergamo. Come Radio Londra, i programmi via etere della Bbc che durante la Seconda guerra mondiale informavano le popolazioni dell'Europa continentale, Radio GAMeC è stata creata nei giorni più difficili, mentre la città e l'Ospedale Papa Giovanni XXIII venivano letteralmente travolti dall'ondata del coronavirus.

È online dal 22 marzo la piattaforma per il live streaming della Galleria d'Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo, disponibile sui canali social del museo e presto anche on air.  Ogni giorno Leonardo Merlini, giornalista appassionato di libri e arte, conduce una diretta Instagram di mezz'ora (alle 11,30) in cui diversi ospiti condividono con il pubblico testimonianze dalla città e storie dal mondo. Nella puntata zero Lorenzo Giusti, direttore del museo, ha dialogato con il sindaco Giorgio Gori.  Inizialmente la radio ha sostenuto la campagna di raccolta fondi per l'ospedale, ora invece, in vista della fase due, si sta spendendo in favore del Fondo di Mutuo Soccorso per la Città istituito dal Comune di Bergamo.

Decine gli ospiti che hanno aderito finora: tra gli altri, il direttore artistico delle Serpentine Galleries di Londra, Hans Ulrich Obrist, diversi artisti (Masbedo, Emiliano Ponzi, Filippo Berta, Andrea Mastrovito e Carsten Holler), ma anche i medici di Emergency che operano sul campo, cantanti come Samuele Bersani, lo chef pluristellato Enrico Cerea, una figura della cultura popolare come Gerry Scotti. Scrittrici come Michela Murgia e Chiara Valerio. Nei prossimi giorni saranno ospiti di Radio GAMeC anche Jovanotti, Enrico Letta, Max Casacci, Shirin Neshat. Ne abbiamo parlato con il direttore della Galleria d'Arte Moderna e Contemporanea, Lorenzo Giusti.

Cosa è successo alla Gamec con lo scoppio dell'emergenza coronavirus? 
«Siamo chiusi dal 23 di febbraio e ancora oggi c’è molta incertezza sul futuro. Non sappiamo quando potremo riaprire e a quali condizioni. Le mostre che avevamo in programma sono rimandate a data ancora da destinarsi: la mostra Daniel Buren in Palazzo della Ragione, la collettiva a cura di Abijan Toto, vincitore del Premio Bonaldi, il focus sugli anni Duemila nelle collezioni di GAMeC e UBI, la seconda mostra della nostra Trilogia della materia. C’è chiaramente un problema di economie, che riguarda soprattutto la programmazione a cavallo delle due annualità. Dovremo capire se il piano di entrate approvato nei bilanci potrà essere confermato, se le tante aziende che sostengono la GAMeC potranno confermare il contributo nel 2021. Insomma, tanti problemi che affronteremo un po’ alla volta. Ora conta soltanto sconfiggere questo virus maledetto e dare conforto alle famiglie».
 
Come è nata Radio GAMeC?
«Dopo l’ordinanza del 23 febbraio, con i nostri collaboratori più stretti, abbiamo affrontato subito il problema della chiusura obbligata e inizialmente abbiano immaginato soluzioni canoniche, come i tour virtuali delle mostre in corso, gli approfondimenti sulle opere della collezione, l’affidamento di spazi digitali agli artisti. A Bergamo, però, nel giro di pochi giorni, la situazione è precipitata e presto siamo sprofondati nello stato di massima emergenza che tutti conosciamo. Troppi morti intorno a noi. Troppa desolazione. A quel punto, abbiamo deciso di cambiare radicalmente rotta. Occorreva un impegno differente. E’ allora che l’idea della radio - che è sempre stata nella mia testa, ma che per una ragione o per un’altra non avevamo mai trovato il modo di realizzare - è diventata una possibilità concreta. Uno strumento semplice e diretto per diffondere informazione, creare ponti di comunicazione, porre le basi creative per una riprogettazione del domani e, soprattutto, dare forza alla nostra campagna di sostegno all'Ospedale Papa Giovanni XXIII, che abbiamo fatto partire ancora prima della radio. Per il momento tutto avviene su Instagram, grazie all’impegno di Lara Facco e alla disponibilità di Leonardo Merlini, a cui abbiamo affidato la conduzione del programma».

Avete fatto rete con le altre istituzioni culturali?
«In radio ospitiamo le voci di artisti, scrittori, intellettuali di varia natura, ma anche quelle di altre istituzioni, sia del territorio, sia nazionali e internazionali. Condividiamo il messaggio che soltanto affrontando insieme questa condizione del nostro tempo, trovando insieme gli strumenti per leggerlo e interpretarlo, potremo trovare la forza per rialzarci e quindi anche i progetti necessari da condividere».
 
Come ha reagito il vostro pubblico?
«Ci siamo dedicati principalmente a questo. La radio ci permette di avere un collegamento quotidiano con la nostra comunità, ma anche di costruirne una nuova e più ampia. Il messaggio che vorremmo che passasse attraverso questo progetto non è che dobbiamo esserci in qualche modo, ma che vogliamo assolutamente esserci, attivamente. Anche se il museo è chiuso e anche se stiamo a casa. Non astraendosi dal contesto, ma vivendolo nella maniera più intensa possibile».
 
Qual è il suo stato d'animo oggi?
«Sto vivendo questi giorni con un grande trasporto emotivo e un fortissimo attaccamento alla vita. Voglio essere vigile e attento, mettere a disposizione le mie competenze e la mia voglia di esserci in questo tratto di storia che stiamo attraversando. Quando l’emergenza sarà rientrata non dovremo lavorare per un ritorno alla normalità, perché la normalità è parte del problema. Dovremo invece sforzarci di riprogettare il presente, percorrendo strade più umane e più sostenibili. Se questo vale per la società tutta, a maggior ragione deve valere per il museo. Riscopriremo il valore del nostro civismo e ritroveremo il contatto con le nostre comunità. Ci saranno meno mostre e più condivisione».
 
Quali le prospettive per il futuro a breve e medio termine?
«Quando l’emergenza sarà rientrata – e a Bergamo ci vorrà sicuramente ancora molto tempo – potremo pensare a un diverso format per la radio e a contenuti più organizzati. Ma sicuramente l’esperienza della Radio non finirà con l’emergenza. Contiamo comunque di potere riaprire il museo a settembre e un passo alla volta riprenderemo in mano tutti i progetti che sono stati interrotti. Ma non escludo che qualcuno possa avere nel frattempo perso di senso. Dobbiamo avere il coraggio di cambiare i nostri piani. Non dobbiamo avere paura di abbandonare le vecchie strade. Le cose non saranno più come prima, e noi stessi non potremo esserlo. L’idea che avevamo di noi stessi è già cambiata. Ci faremo promotori di un grande progetto sociale per la città, che metta l’arte non più al centro di un discorso a parte ma al fianco di un discorso centrale per tutta la comunità. Saremo più aperti, più veri e più utili. Ancora non so esattamente quale sarà questo progetto, ma sono certo che presto lo realizzeremo. E sarà bellissimo».

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