Mai avrei pensato di poter dubitare della integrità del Boss, della sua rigorosa dirittura morale, del suo essere un giusto. E non vorrei farlo neanche adesso, ma la polemica scoppiata in America sui prezzi dei suoi biglietti è a dir poco imbarazzante, e il silenzio di Springsteen non aiuta.
La questione è semplice, grazie a un sistema di totale libertà di mercato, alcuni biglietti dei concerti sono stati messi in vendita a prezzi astronomici, addirittura 4 o 5000 dollari. I fan sono inviperiti, fioccano post struggenti e amareggiati con citazioni di versi in cui il “working class hero” del popolo rock difende i poveri, gli emarginati, i derelitti e poi accetta che qualcuno possa pagare migliaia di dollari.
Il manager del Boss, John Landau, se l’è cavata con un comunicato che spiega come il fenomeno sia dovuto al cosiddetto “dinamic pricing”, ovverosia che i biglietti, più che avere una quotazione oggettiva, sono fluttuanti, laddove la richiesta diventa alta, salgono, in modo assolutamente legale, così da sconfiggere il bagarinaggio, che in tempi di rete significa “vendita secondaria”, anche quella perfettamente legale. Ovverosia io mi compro il biglietto al prezzo ufficiale poi posso rivenderlo al prezzo che desidero, a patto ovviamente che ci sia qualcuno disposto a ricomprarlo. Brutta, bruttissima storia, vuol dire autorizzare la logica, sbagliata, del bagarinaggio ma facendo in modo che i soldi invece di disperdersi, rimangano in casa.
Ticketmaster, l’agenzia responsabile di questa pratica, si è giustificata dicendo che di base il prezzo medio per i concerti di Springsteen è rimasto intorno ai 262 dollari (come se fossero pochi) e solo l’1 % ha superato i mille dollari.
Quella dei biglietti è una vecchia penosa storia di sofferenza e polemica. È opinione diffusa che i concerti siano diventati in generale piuttosto dispendiosi, considerando soprattutto quelli in spazi enormi, che non hanno il comfort del teatro e garantiscono profitti molto alti. Questa estate il problema è stato sollevato poco, nessuno ha avuto il coraggio di infierire né di andare a fare i conti in tasca a imprese, diciamo meglio un intero settore, che è stato ferito a morte dalla pandemia. Come dire, non è il momento adatto per andare a discutere del livello dei prezzi. Bene, ma le notizie che arrivano dall’America sono allarmanti, vista la nostra tendenza a imitare il peggio che ci arriva dall’estero.
Insomma da noi il “dinamic pricing” non è ancora praticabile, i prezzi possono essere considerati mediamente alti o bassi, se ne può discutere, ma al momento rimangono fissi (bagarinaggio a parte). Ma la minaccia è concreta, soprattutto quando da uno come Springsteen non arriva una sola parola per giustificare come possa accettare che un biglietto per un suo concerto possa costare migliaia di dollari, avallando i lati peggiori del libero mercato.