Call my agent, finalmente un remake che non delude

In genere l’adattamento italiano delle serie tv è disastroso. Invece nel caso della traduzione del francese Dix pour cent è successo qualcosa di totalmente inedito: fa molto ridere ed è persino ben recitato

Aggiornamento 15 giugno 2023
Call My Agent – Italia ha vinto
 il Nastro d’Argento Grandi Serie 2023 come Miglior Serie “Commedia” dell’anno. A Paolo Sorrentino il Nastro d’Argento speciale per la sua performance nella serie

 

È bene dirlo subito, per togliersi il pensiero: “Call My Agent” è uno dei prodotti seriali migliori in circolazione. Perché fa molto ridere, è fatto con estrema cura ed è persino assai bene interpretato. Così giusto per mettere a tacere tutti coloro che avevano messo avanti mani piedi e nasi storti al debutto dei sei episodi su Sky Serie. Perché si sa, la forma nervosa da remake è uno di quei disturbi diffusi di cui il nostro Paese si ritrova assai spesso vittima con scarse probabilità di successo.

Solo per non fare nomi e cognomi, basti pensare a “Noi”, la versione polpettone di un capolavoro come “This is Us”, o ancor peggio per certi versi, alla trasposizione italica di “Your Honor”, letteralmente tradotto come “Vostro onore” che si sa, dire giudice (o presidente della Corte) sembrava troppo provinciale.

Generalmente, al di là della colpevole incapacità di essere credibili, le trasposizioni vengono affrontate come i dettati delle elementari che furono, perché definirlo copia incolla regala quel senso di modernità eccessivo. Se la storia funziona anche da noi, bene. Altrimenti pazienza, si fa sempre in tempo a dire che l’idea è di Stefano Accorsi.

Per cui lo stupore davanti alla traduzione riuscita di quella vaporosa meraviglia francese chiamata “Dix pour cent” è palpabile. La trama è presa di peso ma riesce, nonostante la tendenza ostinata alla cartolina romana, a essere plausibile, come la sabbia che si adegua alla formina. Chi ha già visto l’originale (e guai a chi non l’avesse ancora recuperato su Netflix) soffrirà ovviamente quel senso di già raccontato.

Ma la sorpresa si nasconde nei dettagli, nel cast degli agenti che regala finalmente a Sara Lazzaro un ruolo nevroticamente motivato, in quel gusto del tutto inedito degli attori per l’autoironia, nel desiderio di mostrare i vizi più che le virtù.

Così mentre si gongola per la nuova coppia comica Corrado Guzzanti (una certezza imperitura) ed Emanuela Fanelli (una certezza capace di consolidarsi a ogni apparizione), quel che colpisce è proprio Accorsi che cita malignamente se stesso, a partire dallo spot del gelato Maxibon. E poi Pif e l’insicurezza riassunta nei baffi fuori scala, Favino che nei panni di Che Guevara dialoga con Minà, Matilda De Angelis e l’insofferenza social, Paola Cortellesi che prende lezioni di etrusco da Alberto Angela. Sino a Paolo Sorrentino che in un gioiello gigione si rivolge a un suo parigrado: «Ho scritto: Dio, occupati tu dell’istruzione. Non dei figli, ma dei genitori».

Insomma, alla fine quel che resta è che è vero che i macaron sono assai buoni, ma anche le ciambelle, quando hanno il buco, non sono niente male.

 

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