Da Shari a Will, da Ariete a Colla Zio, le tappe della carriera dei concorrenti di quest’anno. E i consigli degli esperti del mondo musicale. Per arrivare al Festival senza cambiare personalità

La strada che porta a Sanremo passa dai talent televisivi, si sa. Ma, chiederebbe il Nanni Moretti di “Ecce Bombo”, mi si nota di più se vengo e me ne sto in disparte o se non vengo per niente? Nel senso che il talent show musicale - che sia Amici, saldamente ancorato a Maria De Filippi, o X Factor che cambia giudici ogni anno - se si guarda il curriculum dei finalisti di questa edizione del Festival di Sanremo sembra un jolly che ognuno gioca a modo suo. Per ottenere il risultato migliore in quella che dopo alti e bassi è tornata ad essere, per usare le parole di un decano dell’industria discografica come Lucio Salvini, «la notte che può cambiarti la vita».

Questo era vero almeno finché «si vendevano milioni di dischi e un Sanremo ben fatto poteva cambiare il bilancio di una casa discografica», continua Salvini, che è stato per 17 anni ai vertici della Ricordi e nove alla Fonit Cetra. «Ma ora tutto è diverso perché i dischi non si vendono più». Però proprio quest’anno, risponde Michele Canova, produttore di diversi artisti che sono passati dal festival, «i guadagni fatti con lo streaming sono tornati ai livelli di quando la musica era solo in cd». Da quando la vendita di dischi è crollata, però, il grosso degli incassi si fa con i concerti: in questi giorni vengono annunciati i live dei protagonisti del festival. «Cantare dal vivo è il massimo per un artista», commenta Tosca, che a Sanremo ha vinto un’edizione e partecipato altre volte «e sempre con grande divertimento. Il live è fondamentale», continua, «perché ogni cantante è innamorato del pubblico, e ogni concerto è come un appuntamento con la persona che ami».

Tornando al ruolo dei talent come trampolino per una carriera, a Sanremo dal 7 all’11 febbraio ci saranno Marco Mengoni, lanciato nel 2009 dalla vittoria a X Factor, e gIANMARIA che nel 2021 è arrivato secondo (lo stesso piazzamento degli ormai mitici Måneskin). È arrivata seconda ad Amici Elodie, che a X Factor era stata eliminata in corso d’opera. Sono usciti presto anche Will e Ariete, ma la figura più clamorosa l’ha fatta Mr Rain, che si è ritirato da X Factor subito dopo essere stato selezionato.

Levante al talent di Sky c’è arrivata direttamente come giudice, Madame come ospite. Tananai invece ha partecipato a Top Dj, selezione per disk-jockey, ma del resto la sua strada per Sanremo ha seguito un percorso originale: è passato anche al Politecnico di Milano, dove ha studiato architettura. Inusuale anche il curriculum di Rosa Chemical: pittore di murales e modello per Gucci, ha già cantato a Sanremo l’anno scorso proprio con Tananai.

Per Leo Gassman e LDA, invece, la gara televisiva è servita a rafforzare un’immagine schiacciata sul ruolo di “figlio di papà”. Dai genitori, Alessandro Gassman e Sabrina Knaflitz, entrambi attori, Leo ha ereditato una presenza scenica fuori dal comune. LDA invece deve al padre, Gigi d’Alessio, il debutto nel disco “Buongiorno”, ma la carriera l’ha consolidata grazie ad Amici. Mara Sattei non è “figlia di”, ma sorella: al fratello, Tha Supreme, deve l’inizio di un successo dovuto anche al talent di Mediaset.

«Giorgia e io abbiamo iniziato a cantare insieme nei club: lei cantava in inglese, io in portoghese», ricorda Tosca. Che parallelamente alla sua carriera internazionale, da otto anni è impegnata nella direzione di un Laboratorio di alta formazione artistica della Regione Lazio. «Ai ragazzi di Officina Pasolini consiglio di capire bene chi sono prima di intraprendere una strada, a saper dire di no, di non lasciarsi plasmare. Se si è se stessi, si può andare ovunque, anche a Sanremo. Il miraggio non è partecipare, ma far conoscere il proprio lavoro. In un’industria che oggi vuole prodotti, non progetti, che dà a un giovane solo pochi giorni per giudicare se la canzone che ha inciso funziona oppure no, è molto difficile».

Il caso più famoso di metamorfosi ad uso del mercato lo ha vissuto Caparezza: difficile immaginare il rapper dai ricci selvaggi nelle vesti di Mikimix, cantante pop minimalista atterrato a Sanremo nel 1997. «Io c’ero, me lo ricordo bene», dice Canova. «Però cambiare la personalità di un artista è difficile, e soprattutto non funziona: la cosa giusta è esaltare le sue qualità vincenti. E questo oggi l’industria musicale lo sa fare meglio di vent’anni fa, quando si mandavano allo sbaraglio venti cantanti a Sanremo Giovani sperando che almeno uno funzionasse».

Sanremo Giovani è sempre di più la vetrina del festival: sei finalisti di quest’anno vengono da lì. A Colla Zio, gIANMARIA, Sethu, Shari, Olly e Will è affidata una “mission impossible”: attrarre il pubblico più giovane verso una kermesse che ha 73 anni e fino a pochi anni fa era fuori moda. Sono stati i giovani a decretare la clamorosa vittoria del Måneskin: ma era il 2020, e i ventenni chiusi in casa per il Covid si sono concentrati su Sanremo con una dedizione irripetibile.

«Sanremo l’hanno rovinata gli anni Ottanta, quando si cantava in playback», racconta Canova. «Poi nel Duemila, quando alcuni giovani cantanti italiani hanno sfondato a livello internazionale, è diventato una vetrina per artisti già affermati in un genere che veniva sentito come vecchio. Le cose sono cambiate con Pippo Baudo e Amadeus, che hanno fatto un grandissimo lavoro di scouting». Tra i due c’è stato Claudio Baglioni, che a Sanremo (caso più unico che raro) non ha mai gareggiato ma lo ha diretto nel 2018 e 2019: e con la sua immagine da “cantautore non impegnato” ha fatto molto per richiamare i giovani autori pop che hanno svecchiato la lista dei partecipanti.

Hanno un pedigree da cantautori Colapesce e Dimartino, protagonisti di un duo che l’anno scorso ha conquistato critica e pubblico: il primo ha in curriculum una Targa Tenco, il secondo un premio al Meeting delle etichette indipendenti di Faenza. I Coma Cose invece erano sconosciuti quando furono chiamati a cantare al concerto del Primo Maggio nel 2019. I Colla Zio si sono fatti le ossa nei festival milanesi, e vent’anni fa anche Kekko Silvestre dei Modà ha fatto esperienza direttamente davanti al pubblico, in locali del Nord. Silvestre poi ha consolidato la carriera firmando successi di altri come “Non è l’inferno”, con cui ha vinto Sanremo Emma, che quando non partecipa al festival è sempre una dei “king maker”: concorrente di Amici e giudice di X Factor, conosce tutti e ha contribuito a lanciare, tra gli altri, Elodie. Altro kingmaker ancora determinante è Claudio Cecchetto: Paola e Chiara erano coriste degli 883, fortunata creatura del produttore e dj.

Lanciarsi nel mondo del web è come gettare in mare un messaggio in bottiglia: solo Will deve gli inizi della sua carriera ai video che ha caricato su Youtube, mentre Sethu ha debuttato sul canale Trash Gang. Più facile trovare buoni contatti attraverso le scuole di musica: Gianluca Grignani è andato a Milano alla Cpm di Franco Mussida, uno dei fondatori della Premiata Forneria Marconi, Shari invece alla Groove Factory di Udine. Pochi hanno messo piede in un conservatorio: Leo Gassman ha studiato chitarra, Olly canto, Lazza pianoforte. Ma il giovane rapper più che il conservatorio lo sostiene la scena musicale milanese, una catena umana che va da Ghali a Ernia, da Gué a Dargen D’Amico.

Ha iniziato in conservatorio anche l’artista che ha il record di concerti da tutto esaurito e che ha collezionato due bocciature nei talent, sia a X Factor che ad Amici. Niccolò Moriconi, in arte Ultimo, torna a Sanremo dopo il doloroso testa a testa nel 2019 quando la vittoria andò a Mahmood. Ultimo può contare sui fan che si piazzeranno davanti alla tv, pronti a votarlo anche a scatola chiusa. Quattro anni fa aveva avuto l’endorsement di Matteo Salvini, allora ministro dell’Interno, e questo non lo aveva aiutato: chissà se questa volta il suo ingombrante fan riuscirà a stare zitto…