Ci lascia uno dei protagonisti dell'editoria italiana. Dirigente di grandi case editrici, direttore del Salone del Libro per quasi vent'anni e autore di saggi biografici sui grandi del nostro tempo

È morto Ernesto Ferrero. Si è spento un protagonista assoluto dell'editoria italiana, che ha attraversato, nel corso della sua lunga carriera, in tutti i suoi meandri: aveva cominciato da ufficio stampa nel 1963, in Einaudi. E all'interno della casa editrice torinese è stato redattore editoriale e dirigente, autore e traduttore (di Céline, di Flaubert, di Perec). Ha lavorato in Bollati Boringhieri, ha diretto marchi come Garzanti e Mondadori. Acutissimo critico letterario, dal 1998 al 2016 ha diretto il Salone del libro di Torino. 

 

L'empatia del suo sguardo era uno dei tratti che più colpiva nell'uomo e nello scrittore, capace di illuminare vita e letteratura con una scrittura di indiscutibile fascino. Come ha fatto con i tanti profondi, amati, saggi biografici: da Primo Levi a "Italo", dedicato a Calvino nel centenario della nascita: il suo ultimo libro, uscito da poche settimane.

 

Chi erano veramente Napoleone (“N.”, romanzo vincitore del premio Strega nel 2000, ne ricostruiva i giorni dell'esilio attraverso gli occhi del suo bibliotecario), San Francesco (“Francesco e il Sultano” rievocava l'incontro col sultano Malik al-Kamil in un prodigioso dialogo tra Islam e cristianesimo), Emilio Salgari (“Disegnare il vento”, 2011), Emilio Gadda e tanti grandi maestri del Novecento ai quali Ferrero ha dedicato nel 2022 “Album di famiglia”?. Merito dei suoi "ritratti dal vivo" se ne sappiamo un bel po' di più. E di una capacità di scavo, di guardare dietro le quinte, di intrecciare il privato e il contesto pubblico, che hanno reso Ernesto Ferrero uno dei più stimati e autorevoli intellettuali del nostro tempo.

 

Grande editoria
Ernesto Ferrero: «La narrativa italiana oggi è omologata. La qualità della scrittura non interessa più a nessuno»
17-10-2022