Luminoso. Translucido. Dolce o salato. Ma soprattutto fresco. Ecco le istruzioni per riscoprirlo

Stranamente in un’epoca in cui l’immagine pare sia tutto e il risultato del piatto deve essere prima di qualsiasi cosa instagrammabile l’aspic è diventato demodé.

 

Facciamo un po’ di ordine e di etimologia. Il termine sembra derivi dal francese “en aspic” che significa serpente (spic), ovvero uno stampo dalla forma di serpente dentro cui collocare assemblaggi (che siano di carne, di pesce, di uova, di verdure o frutta) avvolti nella gelatina da servire capovolti sul piatto da portata. Qualsiasi stampo, liscio o istoriato, di latta o di rame è giusto per la causa. La presentazione rappresenta la centralità della preparazione proprio per quell’effetto traslucido e trasparente.

 

Partiamo quindi da questo concetto estetico. La presentazione deve avere una lucentezza purissima, pertanto come tradizione insegna è buona cosa presentare l’aspic su un vassoio piano d’argento, di cristallo o in alternativa di acciaio che rifletta la luce. Passiamo alla preparazione della gelatina ottenuta da brodo ristretto chiarificato (di carne, verdura o pesce con l’aggiunta di fogli di colla di pesce, fatti rinvenire in acqua fredda e strizzati), risultando saporoso ma limpido, della consistenza densa di un consommé. Per la gelatina di frutta si procede diversamente in quanto occorre uno sciroppo a base di zucchero e succhi di frutta ricchi di pectina. Si rivestono il fondo e le pareti dello stampo con una parte di gelatina, si lascia solidificare in frigorifero, poi si adagiano alcuni elementi decorativi ritagliati in forme geometriche, si stende un altro strato di gelatina facendolo solidificare e si continua così fino al termine di tutti gli ingredienti. Dopo alcune ore di freddo, al momento di servire, si capovolge lo stampo sul piatto da portata, e si ornano i bordi con la famosa decorazione a triangoli detta a denti di lupo.

 

Durante queste fasi è bene circondare lo stampo con uno spesso strato di ghiaccio, mentre al momento di capovolgerlo per un rilascio controllato è consigliabile immergere brevemente lo stampo in acqua calda.

 

L’aspic così ottenuto può essere affettato e da ogni fetta si possono ritagliare piccole decorazione per guarnire tartine o canapé. A volte la gelatina può essere colorata con l’aggiunta ad esempio di vino rosso per esaltare alcune preparazioni o per celare la mancanza di trasparenza e lucentezza di una gelatina non troppo chiarificata. E proprio il vino rosso dolce è un abbinamento perfetto per questa preparazione: dal Brachetto d’Acqui, un vino dolce dal colore rosso che vira al rubino dai caldi sentori aromatici floreali alla Malvasia di Castelnuovo Don Bosco a quella di Casorzo dalla spiccate note fruttate e dal gusto morbido.


DOLCE
Difficile trovare una bevanda dissetante come l’anice. Un fine pasto digestivo ma soprattutto, vista la stagione, uno splendido rinfrescante sotto la canicola. Basta scegliere quella che più piace (dolce come le anisette o strong come quelle di stampo transalpino) addizionarla ad acqua ghiacciata e il gioco è fatto.

 

E AMARO
In estate l’istinto è quello di cercare dehors, verande, giardini per una cena al chiaro di luna. Tutto bello, tutto poetico ma subito si rischia di essere assaliti da zanzare et similia e inoltre la cappa di calore diventa opprimente per il rilascio termico del suolo. Urgono rimedi ad hoc per tornare a godersi cielo e pietanze.