D’una città non godi le sette o le settantasette meraviglie, ma la risposta che dà a una tua domanda», scrive Italo Calvino ne “Le città invisibili”. E al romanzo del grande scrittore si ispira Alessandro Bergonzoni per realizzare il suo libro su una città immaginaria, fra illustrazioni, fumetti e vignette, per la collana “Nuvole in città” (Guida Editori) a cura di Marco Sarno. Non è facile raccontare i centri urbani, nell’era digitale sembra tutto a portata di mano: indirizzi, dettagli, nomi, luoghi. E invece c’è ancora un margine per illuminare le zone d’ombra con uno sguardo laterale, svelare un dettaglio trascurato e inatteso. E sollecitare una domanda da porre, parafrasando Calvino. «Non sono un cultore del fumetto, ma un lettore appassionato. Mi incuriosiva l’idea di raccontare le città per immagini», dice Sarno, per una vita giornalista a Repubblica, cresciuto a Napoli prima di approdare a Milano, Genova e Roma.
La collana di Guida Editori è un racconto per immagini e a più voci, con un autore, tanti disegnatori e sceneggiatori, un giro d’Italia attraverso centri grandi e piccoli. Un lavoro di squadra complesso. «È abbastanza facile raccontare una città dal punto di vista letterario, molto più complicato chiedere agli scrittori di interagire con uno sceneggiatore. Ciascuno ci ha messo del suo, affinché diventasse un unicum. Non esiste un’operazione del genere in Italia».
Si comincia da Napoli, con “Chi ha rapito San Gennaro? Un giallo napoletano a fumetti” (80 pp., € 20) di Sarno, con Giuseppe Ciarallo come curatore, che ha coordinato illustratori e disegnatori: Gianni Allegra, Lido Contemori, Marco De Angelis, Giuliano, Leo Magliacano, Cecco Mariniello, Marilena Nardi, Manlio Truscia. Una squadra a geometria variabile che nei volumi successivi cambierà forma e fisionomia.
La trama di “Chi ha rapito San Gennaro”? si sviluppa nell’arco di una settimana: dal 12 settembre, giorno del Santissimo Nome di Maria, al 19 settembre, giorno del miracolo del patrono. Un lasso di tempo durante il quale Napoli vive una delle sue più grandi tragedie. Dal Duomo scompaiono le ampolle di San Gennaro. Com’è potuto accadere? Ma, soprattutto, chi ha avuto l’ardire di compiere questo sacrilegio? Comincia la ricerca delle reliquie e ci si interroga su autori e possibili mandanti. Un giallo che incrocia il malaffare, la politica e la religione. E chi è quel giovane che si aggira nei vicoli e nelle strade di Napoli, che assomiglia al santo dipinto in olio su tela del pittore Francesco Solimena (1657-1747)? Tante domande e un mistero, che tiene in apprensione una città dove scatta la caccia all’uomo. Diverse le piste, così come le accuse e i sospetti. Il racconto scorre attraverso le tavole, il segno di ogni disegnatore spicca sugli altri, si intrecciano linguaggi e stili diversi. «Questo è un atto d’amore verso Napoli, che però purtroppo è anche una città piena di malaffare. Verso il luogo in cui sono nato nutro un sentimento misto di amore e odio. L’odio nasce dalla rabbia, dopo aver visto Napoli negli anni difficili», aggiunge Sarno.
Con stile lieve e ironico, il libro svela alcuni dettagli meno noti della leggenda del santo. Non tutti sanno, ad esempio, che il Tesoro è custodito nell’omonimo museo il cui ingresso è situato accanto al Duomo di Napoli. L’area museale è di oltre settecento metri quadrati e vi sono conservati innumerevoli e preziosi manufatti, tra cui la mitra di San Gennaro, la sua collana, le insegne dell’Ordine, un calice e una pisside d’oro, una croce episcopale e tanto altro. Tre volte l’anno (il sabato precedente la prima domenica di maggio, il 19 settembre e il 16 dicembre), durante una solenne cerimonia religiosa guidata dall’arcivescovo, i fedeli accorrono in Duomo per assistere al miracolo della liquefazione del sangue di san Gennaro. Fenomeno ritenuto foriero di buoni auspici per la città; viceversa, la mancata liquefazione è considerata presagio di eventi drammatici. E ancora, molti ignorano che il sangue del santo è contenuto in due ampolle fissate all’interno di una piccola teca rotonda, realizzata con una larga cornice in argento e provvista di un manico. Le ampolle sono conservate nella cassaforte dietro l’altare maggiore del Duomo. Sempre lì, presso la Cappella Carafa, in un’urna protetta sono custodite le ossa del santo. Un altro elemento non noto a tutti riguarda i femminielli, figure tipiche della cultura popolare partenopea. Il termine viene usato per riferirsi a persone di sesso maschile con atteggiamenti ed espressività marcatamente femminili. Spesso sovrapposto alla realtà transgender o transessuale, il femminiello rappresenta un’identità culturale e sociale molto peculiare e storicamente ancorata nel tessuto urbano napoletano.
Dopo Napoli, a ottobre uscirà il volume dedicato a Milano, a cura delle sorelle Elena e Michela Martignoni; a seguire Bologna, raccontata da Valerio Varesi. In seguito Bergamo di Gigi Riva, Torino di Margherita Oggero, Firenze di Leonardo Gori, Palermo di Piero Melati, Forlì di Nicoletta Verna, Genova di Bruno Morchio e, infine, Roma di Giulio Leoni.