I resti della lavorazione di calcare bianco o colorato, scavati fino a creare sagome sottili dalle forme geometriche. Che emettono raggi da modificare in base al gusto o alla necessità

Il marmo è come l’uomo, prima di intraprendere qualcosa, devi conoscerlo bene e sapere tutto ciò che ha dentro: così disse Michelangelo Buonarroti nelle cave di Carrara, certo che la figura fosse già all’interno del blocco che andava scolpendo per tirarla fuori, liberarla. Il grande artista non avrebbe potuto immagine che oggi la pietra diventasse un corpo illuminante che emana luce creando effetti sorprendenti. È stato l’architetto Antonio Leone il primo a utilizzare la materia bianca per lampade che, manualmente modificabili, variano il flusso luminoso.

 

Andando in giro nelle cave alla ricerca di scarti, Leone realizza sottilissime pareti marmoree che racchiudono l’apparato elettrico. Ma come nel teatro delle ombre, i riflessi della materia sembrano prendersi gioco nell’ambiente in cui sono inseriti cambiando toni, colori e direzione. Non a caso la collezione, presentata a Marmomac di Verona alla presenza di docenti universitari e centri di ricerca, si chiama “Pietra di luce”. Proprio le nuove tecnologie permettono di realizzare le esili linee di marmo che sono il segreto delle lampade poiché producono maggiori trasparenze, diverse luminosità e persino varietà cromatiche della luce.

 

Gli oggetti artistici nascono da un percorso d’economia circolare: gli scarti non utilizzati della roccia metamorfica acquistano una nuova vita in volumi apparentemente semplici come la sfera, il cilindro, il cubo. Con una particolarità: smuovendo appena le forme, si modifica il raggio di luce emesso, adattabile a diverse situazioni, ore, esigenze lavorative e rapporto con il riverbero esterno. Secondo l’architetto il fruitore della lampada diventa a sua volta un artista della luce. I nomi delle lampade evocano divinità femminili: Mut, la dea madre egizia; Isis, la dea della fertilità; Nyx, la dea della notte; Selene, la dea della luna; Iris, la dea dell’arcobaleno; Nike, la dea della vittoria. Forma e luce, mutevolezza e gioco trasformano la statuaria materia in una presenza di design adatta a case e uffici.