Cosa c'è di nuovo

A Pompei gli impianti solari sono nei tetti di tegole

di Emanuela Cavallo   22 gennaio 2024

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Quelli che sembrano coppi di argilla nascondono una rete di cellule fotovoltaiche. Un brevetto italiano inaugurato su una domus mostra come l'energia rinnovabile può essere una soluzione discreta

Il futuro influenza il presente tanto quanto il passato, sosteneva Nietzsche. Se storia e innovazione coesistono la prospettiva diventa utile e virtuosa. L’esempio è illustre: la Casa dei Vettii è una delle abitazioni pompeiane tra le migliori conservate a testimonianza della ricchezza delle antiche domus romane del I secolo d.C. Spazi, affreschi, sculture sono tra i più ammirati e imitati della storia dell’arte. 

Il futuro influenza il presente tanto quanto il passato, sosteneva Nietzsche. Se storia e innovazione coesistono la prospettiva diventa utile e virtuosa. L’esempio è illustre: la Casa dei Vettii è una delle abitazioni pompeiane tra le migliori conservate a testimonianza della ricchezza delle antiche domus romane del I secolo d.C. Spazi, affreschi, sculture sono tra i più ammirati e imitati della storia dell’arte. 

 

Tra i particolari, degni di minor attenzione rispetto agli affreschi erotici di alcune stanze, ma di altrettanto stupore, non tutti scorgono le oltre 200 tegole fotovoltaiche che ricoprono il tetto della domus. La novità c’è ma non si vede, altrimenti diventerebbe una stortura. Il merito di poter far convivere arte antica e tecnologia rinnovabile è di una di un’azienda famigliare di Vicenza: Dyaqua, che produce piastrelle solari che assomigliano a tradizionali tegole in terracotta. 

 

Veri e propri coppi che sembrano realizzati in argilla e che nascondono un impianto. Le tegole derivano da un composto polimerico, non tossico e interamente riciclabile, ideato per l’assorbimento dei fotoni. Una superficie opaca alla vista, ma trasparente per i raggi del sole che alimentano le celle interne di silicio monocristallino. L’ideatore del “fotovoltaico invisibile”, diventato anche un brevetto, è Giovanni Battista Quagliato, che dell’unione tra elettricità e materiali ha fatto una missione progettando lampade led ultraresistenti mimetizzate in elementi per l’edilizia, come ciottoli e mattoni. 

 

Dal 2017 lo sostengono nell’attività i figli Matteo ed Elisa, che si occupano della produzione e della parte commerciale e amministrativa dell’azienda. Dopo il debutto a Pompei, grazie al progetto Smart Archeological Park promosso da Ministero dei Beni culturali e Cnr, i coppi fotovoltaici sono richiesti in altri siti d’Italia e d’Europa per edifici pubblici e privati in zone vincolate. Anche i termini di rendimento vanno messi in conto: per ottenere 1kWp (kilowatt di picco) servono circa 9 metri quadrati di coppi fotovoltaici, in totale 134 tegole. L’idea innovativa è stata segnalata tra le migliori a livello internazionale dello scorso anno.