E poi Patrizia Laquidara, i dibattiti, letteratura e immaginazione, autrici e autori di pregio ma anche spazio alla musica e alle riflessioni nel borgo. Cosa vedere e ascoltare durante il festival siciliano che vede L'Espresso media partner

“Leggere, immaginare” è il titolo della IV edizione del Marzamemi Book Fest, che ha la direzione artistica di Sabina Minardi ed è organizzato dall’Associazione Un paese ci vuole: abitare lo spazio dell’immaginazione per eccellenza, la letteratura, per trasformare i luoghi in cui viviamo.

 

Immaginare una Sicilia libera dalla mafia: ne parleranno i giornalisti Lucio Luca, Sabrina Pisu, Enrico Bellavia, Sebastiano Diamante (3 ottobre, ore 18,30). Immaginare storie da isole - Pantelleria, Linosa, le Tremiti - come hanno fatto Margherita Marvasi, Aldo Simeone e Claudia Lanteri (6 ottobre, ore 11). Immaginare come restare umani in un mondo che digitalizza le nostre vite e le svuota di senso: lo farà un idolo dei più giovani, Matteo Paolillo, protagonista della serie “Mare fuori” e sorprendente autore del romanzo distopico “2045” (il 6 alle 17,30). 

 

Immaginare maschi diversi come fanno le irresistibili Eterobasiche (il 5 alle 17). La parola letteraria e poetica di Maria Grazia Calandrone arriverà il 6 ottobre (ore 16,30). Grande attesa per Pietrangelo Buttafuoco (il 6 alle 19) in conversazione su miti e riti della letteratura siciliana.

 

Le Eterobasiche

 

 

L’Espresso Media Partner - Cultura contro overtourism
Anche quest’anno L’Espresso è Media Partner e partecipa al festival con diversi giornalisti, tra i quali il vicedirettore Enrico Bellavia e la critica televisiva Beatrice Dondi. Il direttore Emilio Carelli sarà tra i protagonisti di un appuntamento dedicato alla cultura, leva di rilancio dei territori (4 ottobre, alle 16,30), a partire dalla copertina intitolata “L’orda”, sull’overtourism. All’incontro, promosso da Banca di Credito Cooperativa di Pachino, parteciperanno rappresentanti di realtà culturali come Antonella Ferrara, presidente di Taobuk, Alessandro Di Salvo, direttore del festival A tutto volume, Barbara Fronterrè ideatrice del Marzamemi Book Fest. E Nicoletta Varani dell’Università di Genova.

 

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Patrizia Laquidara - Memorie e magie del Sud 

Quella di Patrizia Laquidara è una storia interrotta. O almeno, lo è stata fino a pochi mesi fa. «Solo ora», ammette, «penso che per la mia carriera sia stato meglio così». Catanese classe 1972, a quattro anni si è trasferita con i genitori a Vicenza, primo imbarco di un percorso che l’avrebbe portata a Sanremo, a collaborare con nomi come Mogol e Mario Lavezzi, come interprete di musica d'autore, prima, e cantautrice, poi. «All'inizio balbettavo: la Sicilia era in me per osmosi, andare su fu una deportazione». È per questo che ha lavorato con artisti siciliani, da Mario Venuti a Carmen Consoli. E che ha esplorato la bossa nova in tutte le forme. «Per Carmen Catania è un po’ Bahia. Il Sud del mondo si assomiglia tutto, sento di appartenerci». A riallacciare i fili è servito un romanzo, “Ti ho vista ieri” (Neri Pozza). A Marzamemi leggerà estratti e canterà qualche pezzo. «Per ora ne ho scritti due, “Ti ho vista ieri” e “Assabenerica”, entrambi tratti da quei racconti: in un’epoca che impone di non pubblicare dischi, è bello che i singoli abbiano un filo». Che poi è l'autobiografia di una bambina spatriata: i viaggi d'estate verso casa dei nonni dal Veneto a Messina, le tradizioni, le storie di «donne forti e pratiche, per me una guida», le ricorrenze infinite di un’isola tra «il mistico e il mitologico». E oggi? «Forse parlano troppo i ricordi. Ma sento che una parte resiste alla globalizzazione: il mercato di Palermo sembra ancora quel rito pagano di voci che era all’epoca. In Italia la cultura popolare è accumulata al Sud. A noi non farla scivolare via». Patrizia Laquidara sarà a Marzamemi il 4 ottobre, alle 19.

 

Marco Castello - Stefano Benni, il mio maestro

Marco Castello ‒ 31 anni, da Siracusa ‒ ha un rapporto controverso con la Sicilia. «Per questo sono contento di suonare in acustico a Marzamemi: a pochi chilometri da dove sono nato, e dove paradossalmente faccio fatica a esibirmi». Strano, no? «Nessuno è profeta in casa», scherza. «O forse le persone sanno troppo di me, qui». Peccato, perché il suo cantautorato ciondolante e artigianale, sbarazzino e attento al ritmo, deve tanto all'isola, almeno quanto a Battisti e al funk anni Settanta e, per l'ironia fresca dei testi, alla letteratura. «Lì ho imparato l'umorismo. “Saltatempo” di Stefano Benni, da ragazzo, mi ha insegnato a non prendermi sul serio». L’altra illuminazione l’ha trovata tornando a casa, dopo aver studiato tromba jazz a Milano, genere che in Italia «è chiuso in sé». Meglio l’indie-pop allora, e meglio rientrare giù. Dove ha conosciuto Erlend Øye, collega norvegese dei Kings of Convenience che si è trasferito nell'isola, e che lo instrada nel giro dei grandi. La Sicilia come scelta di vita: «Si fa musica lontano dalle pressioni». Così, dopo un album di debutto andato bene, il nuovo “Pezzi della sera” è autoprodotto. «Le difficoltà sono altre: la discografia cercava di vendermi come chi non ero. Ora rispetto i miei tempi, faccio tutto da me». Sorpresa: è andato meglio del precedente. «Sarà che è interamente suonato, puro. Tutt'ora uno può eseguire Battisti a un falò, identico a com'è su disco. Invece i pezzi di oggi sono iper-prodotti. A me piace ancora quella magia, fa comunità. Il mio futuro parte da lì». Marco Castello sarà in concerto il 6 ottobre alle 20,30, preceduto da un dialogo con Rosita Pignanelli  (Patrizio Ruviglioni)