«Preferisco stare nella lotta, nella mancanza di qualcosa». Divisa fra cinema, radio, palcoscenico e scrittura, l’attrice romana riflette sui pensieri inconfessabili che ci passano per la testa e trasformano la commedia umana in noir

«Finché c’è satira, c’è speranza. Vedi il mondo da un altro punto di vista. Finché c’è satira c’è qualcuno che ha sviluppato un pensiero critico». Paola Minaccioni, 52 anni, romana con una passione per i sonetti del Belli e un diploma al Centro Sperimentale, si definisce “attrice tragicomica”. Cresciuta guardando La TV delle ragazze, da undici anni voce comica de Il Ruggito del Coniglio su Radio2 – ma non chiamatela imitatrice – Globo d’Oro e Nastro d’Argento come miglior attrice non protagonista per due film di Ferzan Özpetek, Magnifica presenza e Allacciate le cinture, è in tournée per tutto il mese di febbraio con uno spettacolo spiazzante: Stupida Show! Monologo di stand up comedy scritto da Gabriele Di Luca che ne cura la regia insieme a Massimiliano Setti. «Stupida perché, talvolta, è meglio essere imperfetti. Mi guardo bene da quelli che pensano di aver capito tutto della vita. Preferisco stare nella lotta, nella mancanza di qualcosa».

 

Un testo pericoloso e pop allo stesso tempo: ce lo racconta?
«È una sorta di flusso di coscienza in cui faccio un po' il punto sulla mia vita. Pericoloso perché va gestito molto bene: devi avere cura affinché passi il messaggio e non arrivi lo schiaffo. Penso di essere coraggiosa e questo pubblico, soprattutto quello romano, mi conosce, sa che lo strapazzo. La nota pop dello spettacolo sta nel fatto che mi svelo completamente. È come se recitassi nuda».

 

Gli argomenti che tratta non sono proprio leggeri….
«Diciamo che rendo pubblici i pensieri che ci frullano nella testa e che non possiamo dire. Non di certo allegri. Spesso ci tolgono il sonno. Ma ognuno di noi convive con qualcosa di storto. O, peggio, di folle. Su tutto spicca l’irriverenza, che è il sentimento dominante. Mi piacerebbe coinvolgere in questa risata liberatoria molti più giovani. In platea vedo parecchie donne mature e pochi ragazzi».

 

Dall’inconfessabile sul palcoscenico alla parodia in radio: come si prepara?
«La radio mi ha dimostrato che, se non ti diverti, non fai ascolti. È una vera performance. E devi parlare a tutti. Tecnicamente, scrivo i testi e li leggo il giorno prima perché vado sempre in diretta. Sono nati così personaggi come Ada Magic che consiglia improbabili acquisti (“Cara amica, care amiche, cari amici e tutto il parentame”), la sceneggiatrice di Nespriz, la giornalista d’assalto Ylenia Pimpini Pimpozzi (“So’ laureata, non so in che”). E poi Barbara D’Urso, Melania Trump, Giorgia Meloni, Chiara Ferragni. Devo idratare al massimo le corde vocali».

 

Dove la vedremo prossimamente?
«Ho appena finito di girare la seconda serie di Vincenzo Malinconico, avvocato d’insuccesso che andrà su RaiUno per la regia di Luca Miniero: interpreto una segretaria, Addolorata. A giugno sarò al teatro greco di Siracusa col Miles gloriosus di Plauto riletto da Leo Muscato e poi porterò in scena un testo molto romano, La matta di piazza Giudìa, dove vesto i panni di Elena di Porto, donna ribelle e fuori dagli schemi. E canto anche. Sto lavorando con altri autori a un documentario sulla vita di mio padre (Roberto, per quarant’anni massaggiatore della AS Roma, ndr): era nato nel 1919, fu fatto prigioniero in Africa. Ho trovato tanto materiale. È una bella storia da raccontare».