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Tamar Weiss Gabbay, ai confini del tempo con La meteorologa

di Sabina Minardi   11 aprile 2024

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La natura reclama il conto. E ci costringe a rivedere il nostro posto nel mondo. Nell'affascinante romanzo d'esordio dell'autrice israeliana

L'emergenza climatica, e la necessità di ricucire una relazione interrotta con la natura, stanno diventando temi sempre più ricorrenti della narrativa. Tra tanti, lo ha appena sottolineato sulle pagine di The Observer l’irlandese Paul Murray, neovincitore del premio Nero Gold per “The bee sting”: «Inevitabile. Anzi, la preoccupazione per un pianeta distrutto dovrebbe essere l’argomento di ogni romanziere. Il fatto che ci siano ancora libri che non ne parlino dovrebbe metterci in allarme». 

 

Sul solco di una natura che viene a reclamare il conto e sul dovere di occupare un corretto posto nel mondo è “La meteorologa” della scrittrice Tamar Weiss Gabbay (edito da Giuntina nella traduzione di Silvia Pin): 95 pagine di raffinata precisione - che molto hanno da insegnare a certi logorroici scrittori italiani - scandite chirurgicamente in tre parti.

 

Dell’apertura da western - una giovane donna che incede in pieno giorno su una strada deserta senza coordinate per indovinare dove - è protagonista la meteorologa stessa, treccia nera, cappello in mano e una rupe per destinazione. Eroina tragica, possente per competenza e fragile per sensibilità, che torna dall’esilio per fare previsioni del tempo in una zona che non ha mai avuto una stazione meteorologica. Oracolo che schiva, finché può, la colpa di lanciare l’allerta su devastanti inondazioni. Il professore, il padre, è al centro del secondo capitolo, pura tensione che s’infrange contro l’intraprendenza dell’uomo (“Se ci spaventassimo di fronte a ogni cosa non saremmo qui. Scendiamo e facciamola finita”). La nipote, dodicenne venuta a trovare il nonno e la zia - e un pesce, quello de “Il vecchio e il mare” - conducono verso l’uscita, in mezzo a una natura che parla ad alta voce, attraverso gli animali specialmente: gazzelle in fuga, cani che ritornano al loro destino di lupi, aquile che puntano uno sguardo crudele e ancestrale. E il fragore del temporale, una pioggia che ingrossa i canali, minaccia i canyon. Richiamando la meraviglia e il rispetto che la grande letteratura ha saputo intrecciare. Come Hemingway: sorprendenti pagine che qui, letteralmente, salvano.

 

LA METEOROLOGA
Tamar Weiss Gabbay
Giuntina, pp. 95, € 14