Il podcast in cui ricostruisce la storia dell’omicidio di Elisa Claps e il coraggio di una famiglia è solo l'ultimo di una serie. Che continuerà con il racconto della tragedia di Rigopiano

Elisa Claps era una ragazza di sedici anni quando scomparve a Potenza nel settembre del 1993. Diventò uno dei misteri del nostro Paese, un caso complesso, di profonda ingiustizia e omertà, e sua madre Filomena diventò, contestualmente, la madre di tutti, un simbolo di coraggio, di lotta incessante.

 

Il corpo di Elisa fu ritrovato dopo diciassette anni nel sottotetto della chiesa della Santissima Trinità e per quell’omicidio fu condannato Danilo Restivo (in carcere in Inghilterra anche per l’assassinio di un’altra ragazza, sua vicina di casa, Heather Barnett), anche se non sono ancora chiariti del tutto i dubbi sul coinvolgimento del parroco don Domenico Sabia, conosciuto come don Mimì e morto nel 2008, dopo avere mentito sul suo rapporto con Restivo.

 

Oggi, dopo trent’anni, un tenace giornalista italiano, Pablo Trincia (noto fra le tante cose per le sue inchieste sui narcotrafficanti e per la serie “Veleno” sui casi di satanismo e pedofilia), decide di tornare a occuparsene con un podcast, “Dove nessuno guarda”: la serie audio più ascoltata di sempre, realizzata da Chora Media in collaborazione con Sky Tg24. Una serie di otto puntate così potente da avere reso le voci, gli interrogatori, le versioni discordanti, i depistaggi ancora vividi nelle nostre coscienze.

 

«Era un caso molto conosciuto, ma nessuno lo aveva mai raccontato in una serie lunga, con i dettagli così approfonditi. Il podcast produce immagini, anche se solo nella testa, e questo meccanismo inconscio ha appassionato molte persone. La voce è un mezzo ancestrale che accende le persone nel profondo. Il vantaggio che il video non ha. Questa è la storia di una madre, di un fratello, di un grande amore, di coraggio e di paura. Raggruppa i temi universali che per me sono il punto di partenza con cui scelgo un caso da approfondire», racconta Trincia.

 

Il vero miracolo è avvenuto quando il fratello di Elisa, Gildo Claps, ha fatto ascoltare il podcast davanti alla chiesa che l’ha nascosta per tutti quegli anni, durante i quali la sua famiglia chiedeva di ricercare lì, dove erano sicuri che fosse perché era lì che aveva detto che si sarebbe recata la mattina in cui sparì per sempre. Il podcast è stato ascoltato a volume alto dalla folla di lucani in rispettoso e commosso silenzio.

 

«Non me lo sarei mai aspettato. Tutta quella gente, quella risposta della città. Non mi sono mai emozionato così tanto, davanti a quelle torce accese, con la musica preferita di Elisa come sottofondo: “Strada facendo” di Claudio Baglioni», continua Trincia che è entrato nella famiglia Claps ripercorrendo quel dolore e vivendo anche personalmente il peso di quelle tragedie, immaginando cosa si provi a essere quel genitore, quel fratello, quel figlio.

 

«Lo faccio da anni, ma non ci si abitua mai al dolore. Così come ci saranno domande senza risposta per sempre, forse, come quelle legate a don Mimì. Per me era importante rivivere la storia più che occuparmi di un’inchiesta, anche se sono legati i due metodi. Oggi mi sto occupando anche della storia della tragedia di Rigopiano. Non sveliamo segreti, ma cosa ci insegna quella storia del male, di noi stessi, della nostra società. Non so mai cosa potrò scoprire, forse niente di nuovo, anche se ci provo, ma l’obiettivo è quello di rispondere alle domande che, pur con tante differenze, ci toccano tutti».