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The Bear, che peccato: la terza stagione non è un capolavoro

di Beatrice Dondi   19 agosto 2024

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Pur essendo comunque una delle migliori serie in circolazione per cast, musiche e regia, i dieci episodi con Jeremy Allen White in divisa da chef appena sbarcati su Disney+ non convincono fino in fondo

Quando si dice mettere le mani avanti: “The Bear” nel complesso è una serie strepitosa. Uno di quei prodotti che è difficile trovare sul panorama del globo e davanti al quale verrebbe solo da tacere con un grazie a bocca chiusa. Ciò detto però, come accade ai campioni, questa terza stagione sbarcata fresca fresca su Disney+ ha un vuoto di scrittura gigante, come un buco nel formaggio di Pantagruel. Come se gli sceneggiatori avessero preso la rincorsa per la finale di trampolino e, saltando saltando, si fossero concentrati esclusivamente sull’entrata in acqua finale e non sulle evoluzioni durante il tuffo. 

 

Tutto quel che si vede e si respira nel dramma corale, capitanato dal problematico chef Carmen Berzatto, prende tempo, respira e riflette su quel che verrà nella quarta stagione, come un motore diesel che si scalda pian piano, dove nulla accade perché tutto possa accadere per una serie di assodati motivi. 

 

Così si torna in un’ambientazione impeccabile, col pensiero che rimanda a quella capacità di prenderti per il collo e trascinarti giù a fondo con i suoi dolori, conditi dal sentore di una cucina piena di vite. 

 

Ma mentre il cast tutto, fotografia, colonna sonora e le scene che ti tengono per mano e ti accompagnano nei sentimenti, resistono senza pieghe come una divisa immacolata, è proprio la storia che disegna un punto interrogativo. E ripartendo dall’ultimo episodio, scava nel passato di ognuno senza un vero perché, come fosse un film diviso in due parti, che gioca sull’effetto annuncio, tanto si sa che i nodi verranno al pettine successivo. Le aspettative, visto il debutto, più che alte erano altissime. 

 

Diventata culto condiviso, la serie premiata e ripremiata deve il suo appeal non solo alla squisita fattura ma soprattutto al suo interprete principale, Jeremy Allen White, che si è ritrovato all’improvviso a passare dallo sgualcito alcolista di genio di “Shameless” a sex symbol internazionale sbattuto in copertina e spogliato compulsivamente a favore di spot. Ma la pressione, si sa, non fa bene a nessuno, tantomeno ai prodotti serali. Così in questo nuovo ciclo madri, sorelle, leggende culinarie, cugini e pasticceri risultano tutti sull’orlo di una crisi di nervi ma senza risoluzione in vista, se non quella del disturbo accomodante, presa di coscienza collettiva di far parte, ognuno a suo modo, di una grande famiglia disfunzionale.

 

Insomma, dieci episodi velati di noia, di cui solo uno (l’ottavo, fateci caso) da ricordare a lungo, in attesa della seconda parte che sbarcherà il prossimo anno. Forse troppi. Anche se, considerato quel che gira di questi tempi, resta sempre un incredibile bel vedere.

 

 

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DA GUARDARE 
Il cinema rivolto ai ragazzi e alle ragazze fatto dalle loro stesse mani: è tornato “Ciak Junior” (Canale 5), la domenica di buon mattino alle 8,45. Cortometraggi firmati in tutto e per tutto da under 16. Temi di quest’anno le relazioni tossiche, l’impegno per lotta al cambiamento climatico e la potenza comunicativa della poesia.

 

MA ANCHE NO
Tra i danni prodotti nel tempo da “Temptation Island” c’è anche quello di aver reso celebre (si fa per dire) Francesco Chiofalo. Balzato agli oneri delle cronache per aver cambiato colore degli occhi, ora ha il problema che i documenti non sono più validi: praticamente non è riconoscibile, cosa che in fondo pensano in molti.