Inchiesta

Forconi, l'anima nera marcia su Roma

di Tommaso Cerno e Giovanni Tizian   17 dicembre 2013

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E' stata pubblicizzato come movimento apartitico ma le proteste in atto dal 9 dicembre scorso hanno tra i protagonisti gruppi e militanti di estrema destra. E tra loro spuntano Scientology e il segretario del mago Otelma

Oggi pomeriggio marceranno su Roma. Ma che c'entra il ministro di Scientology, il segretario del mago televisivo, l'ex sindaco imputato concorso esterno in associazione mafiosa, il filosofo della cospirazione mondiale, o l'Illuminato pentito che sembra uscito da un romanzo di Dan Brown?. E poi che c'entra il leader di questo o quel movimento di ultradestra, fra tricolori al collo, baschi e simboli che ricordano il Ventennio mussoliniano? Che c'entrano con la gente senza lavoro? Che c'entrano con i camionisti che invocano sconti sul carburante? Insomma, non chiamateli forconi. Perché fra la gente disperata, gli ambulanti senza più lavoro, i camionisti, gli agricoltori e mettici pure precari e disoccupati, ci sono molte facce note. Note alla politica. Note alle forze dell'ordine, che da mesi stanno monitorando il fenomeno e le sue evoluzioni e che, da settimane, avevano lanciato l'allarme proprio per questi giorni. Ma ignote ai più. Che vogliono fare? Dalla web radio Lo Sai?, una delle emittenti che si definisce voce ufficiale della protesta lo precisano di continuo. «Siamo cittadini italiani stufi di subire, non siamo né di destra né di sinistra, l'unico simbolo è il tricolore» Sul loro portale web articoli di denuncia della massoneria che governa il pianeta, un pizzico di sospetti sul complotto dei banchieri ebrei che dalla crisi ci guadagnano.

Insomma, temi che dal 9 dicembre si sentono spesso nelle piazze. Dal movimento dei forconi guidati dal siciliano Mariano Ferro, ex Lombardiano dell Mpa, c'è una grossa differenza. E per questo i forconi insieme agli alleati veneti della Life (un gruppo di imprenditori di area Lega nord e vari movimenti autonomisti veneti) hanno preso le distanze dagli altri coordinamenti. Lasciando aperta, però, una domanda: chi strumentalizza la protesta che sta riempiendo le piazze italiane e che oggi finirà a Roma?

Forconi contro rivoluzionari: chi comanda?
La confusione è tanta. Ogni giorno entrano in scena nuovi leader, coordinatori, portavoce. E mentre i Forconi siciliani e veneti hanno delle richieste più o meno concrete e cercano un canale di dialogo con il Palazzo, i vari coordinamenti “9 dicembre” nati come funghi, e che dicono di parlare in nome del popolo sovrano, di mediazione non ne vogliono sentire parlare. Una frattura insanabile. Così in piazza del Popolo alle 15 scenderanno armati di bandiere italiane solo i manifestanti che vedono in Danilo Calvani, ex alleato di Mariano Ferro, il leader maximo.
E in questo sottobosco cresciuto all'ombra dei Forconi si muovono anime diverse, le più impensabili. Con una preponderanza della destra estrema. Che con i Forconi invece ha diversi punti di contatto. Una protesta che non vede nelle piazze lavoratori dipendenti. «Sono per lo più del settore privato, a cui si sono uniti piccoli imprenditori, anche agricoli, e lavoratori autonomi», spiega a “l'Espresso” Roberto Biorcio, docente di sociologia politica all'università di Milano Bicocca. «Un'area sociale che ha sempre votato centro destra, e nelle ultime elezioni alcuni di loro il movimento cinque stelle, insomma che non vota a sinistra».

Non a caso Berlusconi si è mostrato molto interessato a questa protesta. Il movimento che in una parola può definirsi anti austerity attrae. In Europa ne stanno nascendo tanti di movimenti di questo tipo. I movimenti radicali possono trarre vantaggi e consensi. «La questione centrale è chi sarà a gestire questo malcontento diffuso in Europa?». Pone una questione centrale Borcio: in Francia il fronte nazionale di Marine Le Penne cresce a suon di slogan contro la Troika e l'Europa, in Grecia Alba Dorata ha sposato la stessa linea. E in Italia?

Tutti a Destra Forza Nuova, Casa Pound, Movimento sociale europeo, rappresentano il cuore nero del ribellismo caotico che dal 9 dicembre è di scena nelle città italiane. Tra i tanti capipopolo improvvisati ci sono anche i leader romani di Casa Pound. Tra questi c'è Simone Di Stefano condannato lunedì a tre mesi per furto, durante un'azione dimostrativa davanti alla sede della Comunità europea, aveva sostituito la bandiera dell'Unione con il più patriottico tricolore, simbolo della protesta del 9 dicembre. Di Stefano vicepresidente di Casa Pound e candidato alle ultime regionali è tra i leader che hanno parlato in piazzale dei partigiani, a Roma. Centro della protesta e unico presidio ufficiale nella capitale. Con il megafono ha urlato forte la propria indignazione per un governo asservito alle politiche di austerity imposte dall'Europa dei tecnocrati. Ogni slogan è seguito da un lungo applauso. I militanti di Casa Pound, che si definiscono “fascisti del terzo millennio”, cercano consenso in questo popolo di delusi e nel malessere della piccola borghesia in caduta libera.

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Ci sono poi i fratellini di Casa Pound. Il motto di questi giorni è Europa Nazione Rivoluzione. Il primo atto dimostrativo con cui hanno aderito alla protesta è stato il presidio improvvisato davanti alla sede del Gruppo L'Espresso. Al grido di giornalisti terroristi hanno lanciato due bombe carta e accesso qualche fumogeno in pieno stile curva Nord dell'olimpico. Irriducibili. Il loro leader è Giuliano Castellino. Dirigente della Destra, poi passato attraverso le sigle della galassia nera romana. Per poi approdare, anzi fondare, il movimento sociale europeo. Nostalgico.

E non poteva mancare Forza nuova. Il leader Roberto Fiore vede nella protesta la storica occasione per fare quel salto tanto atteso in stile Alba Dorata nella Grecia stravolta dalla crisi. E la stessa Alba Dorata Italia, sostenuta da Casa Pound, dal sito lancia appelli di solidarietà al movimento dei Forconi. E solo a quello, criticando invece gli esponenti del coordinamento 9 dicembre. In particolare apprezza il capo siciliano Mariano Ferro. «L'onesto Mariano Ferro», lo definiscono, e invitano gli adepti a sostenerlo per aiutarlo a « creare una piattaforma politica credibile e degna di questo nome». Intanto uno dei fondatori nel 2009 dei forconi Martino Morsello è stato candidato al Senato nelle liste di forza nuova alle ultime elezioni. Senza successo. E la figlia Antonella si definisce in un video rintracciabile su You Tube militante della stessa formazione neofascista. «Ho avuto l'appoggio di questi camerati, che hanno un rispetto dell'essere umano che va oltre», spiega davanti alla telecamera.
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Pubblicizzata come apartitica, la mobilitazione in atto dal 9 dicembre ha tra i protagonisti gruppi di estrema destra. Senza simboli o bandiere. Ma riconoscibili con i loro striscioni riempiti di concetti ultranazionalisti scritti con caratteri celtici, che fanno tanto curva e fede ultras. Già, oltre alla presenza dei movimenti politici della destra radicale, ci sono proprio loro: i militanti delle curve di impronta neofascista. Che sono diventati protagonisti di scontri contro la polizia. Come a Torino per esempio. Dove i rapporti della polizia hanno segnalato presenze di tifosi juventini e granata. Divisi dal pallone e nemici la domenica allo stadio, uniti in quella che vedono una ribellione e un'occasione di scontrarsi con le forze dell'ordine. In Veneto in alcuni presidi sono stati notati militanti di Forza nuova Verona e del Veneto fronte Skinheads. In Puglia i fascisti del terzo millennio di Casa Pound sta richiamando verso il capoluogo tutti i militanti delle sezioni provinciali. In Liguria ultras e neofascisti si mischiano agli altri manifestanti. E il presidio di piazzale dei partigiani a Roma è gestito dal coordinamento laziale dei Forconi, da Casa Pound e da Forza nuova.

Insomma, segnali che confermano l'allarme lanciato nei rapporti al parlamento dei Servizi segreti, dove sottolineavano il crescente malcontento popolare con il rischio che la sfiducia e forme di protesta potessero diventare l'occasione per gruppi radicali di conquistare la scena, cavalcando l'onda della ribellione al sistema. «Nelle proteste di queste settimane la sinistra è totalmente assente, perciò la destra prova a inserirsi», osserva Biorcio.

Il generale
«Per vincere occorre avanzare da tutta Italia verso Roma, non con carri armati, ma con un progetto serio che rappresenti tutti gli italiani con simboli del lavoro, con una grande unione che permetterà al Popolo di riconoscere in Nazione Federale D'Italia un progetto governativo maturo e responsabile, ma soprattutto che garantisce al popolo italiano onestà e garanzie economiche e politiche per la Rinascita della Nostra Italia. I carabinieri e i poliziotti si sono tolti il casco e allora i manifestanti debbono posare il forcone e il loro eccessivo ardore, che li porta a commettere atti di violenza che alla fine favoriscono questo regime».

L'appello è contenuto in una mail pubblicata sulla pagine facebook della “Nazione federata d'Italia”, un nuovo movimento, ennesima sigla nel panorama del forconismo. Leader è il generale dei Carabinieri, Antonio Pappalardo. Che con Danilo Calvani ha condiviso l'esperienza del movimento “Dignità sociale”.

Poi Pappalardo, famoso per le sue battaglie sindacali all'interno dell'Arma, è diventato leader di questo movimento mai sentito prima e che incita alla presa di Roma con i militari. Un golpe pacifico. Senza armi, precisano i promotori. E in realtà non si capisce neppure bene in quanti condividano questo documento firmato “Nazione federata d'Italia- Centro destra nazionale”. Certo è che Pappalardo ha preso parte a numerose iniziative politiche. Candidato a partire dal '93, sotto diverse insegne politiche, prima fra tutte quella d'esordio, quando si presentò alle comunali di Roma con la lista “Solidarietà Democratica contro Rutelli”. Lista pubblicamente sostenuta dal principe siciliano Giovanni Alliata di Montereale, finito in passato protagonista di episodi controversi, dal Golpe Borghese a un'inchiesta partita dalla Calabria sulle società segrete nate sulle ceneri della P2. Anche se il generale Pappalardo ha preso le distanze da quel mondo e non fu mai indagato assieme al principe.

Mafia
Imputato in concorso esterno per associazione mafiosa e in prima fila alla manifestazione di Ventimiglia, Gaetano Scullino, sindaco del centrodestra fino allo scioglimento per 'ndrangheta del comune di Ventimiglia, sta dalla parte del popolo del 9 dicembre. La sua presenza il giorno dei blocchi delle frontiere ha fatto discutere. Ma lui ha spiegato che si è trattato di un incontro occasionale, anche se non ha risparmiato critiche al Governo. Letta & Co? «Dilettanti», ha ribattuto. E si è detto pronto a tornare in piazza. Se quella di Scullino è stata solo un'apparizione, non vale lo stesso per Davide Mannarà. Vero e proprio leader del coordinamento “9 dicembre” per l'area di Savona. Lui di guai con la giustizia ne ha avuti: arrestato per un maxi inchiesta sul narcotraffico qualche anno fa. Sognava di diventare lo Scarface del ponente ligure. Poi, finita di scontare la pena, il cambiamento: «Sono una persona nuova», ha dichiarato al Secolo XIX. Un filone, quello della mafia, su cui gli investigatori stanno facendo approfondimenti, nel tentativo di collegare figure ufficiali dei movimenti a simpatizzanti, in odore di cosca.

Il teorico della cospirazione Leo Zagami è il nipote di Leopoldo Zagami, senatore siciliano prima per il partito monarchico e poi per quello socialista. Su Internet lo definiscono teorico della cospirazione. Con il suo canale web su Youtube “Illuminati news” segue la protesta di questi giorni. Si definisce voce ufficiale del movimento “9 dicembre”. «Con l'approvazione del coordinamento siamo uno dei canali ufficiali da cui si trasmette la voce della rivoluzione», profetizza pubblicamente. Ma non è solo il cronista della protesta, Leo Zagami ha preso anche la parola la sera del 10 dicembre: «Prima di tutto un messaggio importante a sostegno di questa iniziativa da parte del sindacato autonomo di polizia con cui abbiamo iniziato a collaborare la scorsa settimana», esordisce l'ex membro della setta degli “Illuminati” e oggi scrittore di successo, ma fuori dai confini nazionali. Parole d'ordine? Ritorno alla Lira, indipendenza dall'Europa. E rivoluzione. Anzi, colpo di Stato. E proprio su quest'ultimo appello il coordinamento ha preso le distanze da Zagami definendolo «infame e traditore». Leo Lyon Zagami è autore di 4 libri di saggistica e geopolitica pubblicati in Giappone. La setta degli Illuminati, la massoneria mondiale che governa il mondo, è al centro dei suoi studi. Argomenti che ha portato anche in piazza. Applausi.

Tra Scientology e il Mago Otelma Per non farsi mancare niente, non bastassero gli Illuminati, tra i manifestanti che sono stati nominati coordinatori e che hanno un legame stretto con il leader Danilo Calvani c'è pure Gabriele Baldarelli. Imprenditore romagnolo, e fin qui nulla di strano, e pure membro di lunga data di Scientology, la setta internazionale fondata da Ron Hubbard e guidata da David Miscavidge, spesso sotto accusa per le teorie di purificazione che, a suon di quattrini, vende agli adepti. «Mica è una colpa», dice a “l'Espresso”. «E da quando avevo 18 anni che sono dentro Scientology, ma questo non c'entra nulla con la protesta in atto in questi giorni». Sarà anche vero, figuriamoci. Addirittura l'ex ministro Alfredo Biondi, nella sua qualità di avvocato, difese Scientology invocando la libertà di culto. Eppure, a ben guardare, non c'è momento di tensione o disperazione, in Italia, dove non compaia – qua o là – la setta americana. Addirittura nelle tende degli sfollati dell'Aquila, all'indomani del terremoto che devastò l'Abruzzo nel 2009, nelle tende-scuola dove i bambini ricominciavano pian piano la vita di ogni giorno comparvero, con le inconfondibili magliette gialle, i membri di un'associazione legata alla setta. E all'epoca fu addirittura la Protezione civile di Guido Bertolaso, pur senza dare troppo nell'occhio, ad allontanarli. Perché quando c'è disperazione, la setta di Miscavidge fa più adepti. Offrendo, magari senza che il malcapitato se ne renda conto, l'aiuto dei ministro che, armati di elettrometro, insegnano a far scomparire lo stress e a ritrovare la via della purificazione, lungo il cosiddetto “ponte”, che a molti italiani è costato fior di quattrini.

Calvani l'ha conosciuto durante i blocchi dei camionisti a gennaio dell'anno scorso. «Era uno dei referenti della protesta, l'ho conosciuto e ho iniziato a collaborare con lui, ho riconsociuto in loro persone della massima onestà». Sulla spaccatura tra i forconi di Mariano Ferro e di Life Veneto Baldarelli è chiaro: «Eravamo tutti parte del coordinamento, nasce tutto da una riunione che è stata fatta assieme ai Forconi, ma al di là della paternità del movimento, noi abbiamo una posizione e loro ne hanno un'altra, gli italiani sceglieranno con chi stare». Il coordinamento formato da Forconi e Life si è dissociato dalle posizioni di Calvani. Non si trovano su un aspetto non di poco conto: sulla necessità di una giunta militare per traghettare l'Italia fuori dalla crisi. Parole smentite dallo stesso Calvani, ma che hanno aperto una profonda crisi all'interno del movimento. Diviso pure sulla manifestazione nazionale di oggi a Roma. Calvani & Co convinti di marciare sulla capitale, mentre Ferro dei Forconi e Chiavegato di Life preferiscono rimandare perché non è garantito l'ordine pubblico. A Genova nel variopinto panorama della protesta c'è anche il presunto ex collaboratore del mago Otelma, Girolamo Bonanno. In passato candidato in una lista civica collegata alla Lega Nord e ora attivo in un comitato a tutela del cittadino. A “l'Espresso” nega qualunque collaborazione con il divino Otelma. Non la pensa così il mago, che al telefono ha ammesso di conoscere Bonanno e che in passato è stato un collaboratore, senza specificare la mansione svolta. E' solo l'ultimo personaggio in cerca di autore che animano la protesta della piccola borghesia scesa in piazza per gridare slogan dal sapore nazionalistico.