Attestati falsi, società non accreditate e l'esplosione dei costi nel suk dei corsi obbligatori. È il variegato mondo della sicurezza sui posti di lavoro che diventa un business. Si chiama legge 81 e, nelle intenzioni del governo Prodi che l'ha approvata nel 2008, doveva aumentare la prevenzione in materia di salute professionale grazie ai suoi 306 articoli e 51 allegati che compongono il corposo Testo unico sulla sicurezza sul lavoro. Un patto sulla salute che prevedeva 250mila interventi ispettivi e l'aumento dei controlli sanitari per le patologie da lavoro. Ma solo un anno dopo il governo Berlusconi ha deciso di usare la manica larga sulle ispezioni (fondamentali per prevenire le disgrazie e punire i colpevoli) e i controlli sono scesi del 17 per cento.
La nuova legge doveva adeguarsi al mondo del lavoro e portare finalmente il Paese al passo con le regole europee, soprattuto nel campo delle norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro nell'edilizia, una terra di nessuno dove si registrano un quarto dei decessi sul lavoro: ben 509 la cifra monstre segnata a fine 2012 per tutti i settori. E nell'anno in corso il trend rimane costante, fino al 30 giugno sono stati documentati 284 lavoratori morti per infortuni mentre erano nei campi, nei cantieri o in fabbrica.
Per fermare le morti silenziose sono stati pensati corsi ad hoc per tutte le figure professionali: rappresentante dei lavoratori per la sicurezza, responsabile per la prevenzione e protezione, addetto all'anticendio e al primo soccorso. Obbligli, sanzioni e formazione sono i cardini della nuova legge scritta per tentare di far uscire il mondo del lavoro nostrano dal medioevo di regole non scritte, ma si è trasformata un ricco affare per gli enti che in rete offrono corsi e attestati senza badare troppo alla sostanza. Basta un foglio di carta e di fronte alla legge siamo tutti in regola.
Lo spregiudicato affarismo non si ferma neanche di fronte alle norme dello Stato per prevenire gli infortuni. Un dato: fino a tre anni fa un corso base costava 70 euro a persona, oggi dopo che a gennaio 2012 è entrato finalmente in vigore l'accordo Stato-Regioni sulla formazione obbligatoria si arriva anche a 200 euro. E in molti corrono a mettersi in regola. In Rete le offerte sono le più diverse con decine di siti che offrono soluzioni per ogni tasca. Pacchetti completi (in stile vacanza organizzata) al prezzo di 800 euro, corsi per la privacy on line a soli 35 euro, consulenze per la prevenzione dei rischi a 250 euro, fino ai corsi specifici per i responsabili delle industrie alimentari che hanno regole ancora più stringenti.
E poi una selva di manuali, documentazione, nomina del medico per l'azienda, tutti rigorosamente online o in videoconferenza e senza nessun controllo. Anche chi è assunto per un solo mese (compresi i lavoratori atipici) deve seguire un corso di formazione generale di 4 ore da sommare ad una formazione specifica a seconda del settore di appartenenza dell'azienda. Scattati i primi controlli delle Asl locali in molti sono corsi ai ripari. Il rischio non è da poco perché se pizzicati si finisce nel penale con l'arresto fino a 4 mesi e multe che superano i cinquemila euro. Sebastiano Calleri è il responsabile salute e sicurezza per la Cgil: «La legge è stata pensata bene ma applicata malissimo. Per questa ragione oggi abbiamo corsi fatti in proprio, lavoratori non formati sui rischi della propria mansione e soprattutto un mercato di società che offre consulenza senza avere i requisiti».
Nell'edilizia le violazioni più evidenti, con pratiche ai confini della legge che, ogni giorno, vengono messe in atto nei cantieri italiani. La denuncia è di Giancarlo Maussier, presidente di Federarchitetti Roma: «Nella mia carriera di coordinatore mi sono spesso trovato davanti attestati di formazione falsi, a volte "taroccati" in maniera evidente».
Un "mercatino degli attestati" scelto da molti datori di lavoro che preferiscono non rispondere agli obblighi imposti dal Testo unico che prevede che «ciascun lavoratore riceva una formazione sufficiente ed adeguata in materia di sicurezza» ed evitare le spese per il personale. La formazione dovrebbe passare attraverso corsi, realizzati da enti accreditati.
A volte, però, capita che gli enti non siano accreditati al Ministero del Lavoro e a tutti i soggetti come Regioni, università, associazioni sindacali, ordini e collegi professionali e che producano attestati privi di valore, pagati comunque a caro prezzo dalle imprese. E, addirittura, spesso questi corsi vengono erogati per via telematica. «Succede così - spiega Maussier - che aziende di formazione senza scrupoli propongano all'impresa fantomatici corsi on line per gli operai con verifica finale dell'apprendimento e dei risultati a mezzo di quiz a risposta multipla da rispedire, via fax, al cosiddetto formatore, che dopo aver verificato l'esattezza delle risposte, rilascia l'attestato di avvenuta formazione». Tutto in regola, apparentemente, salvo che questi quiz a risposta multipla vengono trasmessi con la risposta esatta evidenziata da sottolineatura e spesso non vengono nemmeno compilati dagli operai. Un mercato illecito dove nessuno controlla, basta avere un pezzo di carta con la parola sicurezza. Anche se poi le statistiche delle morti sul lavoro raccontano che la prevenzione e la sicurezza sono tutt'altra cosa.