Chiusa l'inchiesta che ha spaccato la procura di Milano. L'indagine, nata da un'intercettazione rivelata da "L'Espresso", riguarda l'acquisto del 29 per cento della società che controlla Linate e Malpensa. Secondo l'accusa, il manager del fondo F2I avrebbero manipolato la gara accordandosi con una società indiana. Il Comune di Milano è parte lesa
di Paolo Biondani
Vito Gamberale, uno dei più importanti manager italiani, è formalmente sotto accusa a Milano per il reato di turbativa d'asta. Secondo la tesi della procura, sarebbe riuscito a manipolare la gara che il 16 dicembre 2011 ha portato il fondo “F2I”, di cui è amministratore delegato, ad acquistare dal Comune di Milano il 29,75 per cento della Sea, la società che controlla gli aeroporti di Linate e Malpensa. L'avviso di conclusione della indagini è stato notificato questa mattina ai difensori di Gamberale e di altri due indagati.
L'inchiesta ha escluso qualsiasi coinvolgimento di dirigenti del comune di Milano, che anzi risultano aver resistito a tentativi indiretti di pressione: il bando e la procedura di gara, dal punto di vista dell'ente pubblico, erano assolutamente regolari. La Procura accusa invece Gamberale e un altro manager del fondo F2I di aver stretto un patto occulto con l'unico altro potenziale concorrente, la società indiana Srei, rappresentata dall'agente per l'Italia Behari Sahai Vinod, che fu esclusa dalla gara pubblica in circostanze rocambolesche: presentò un'offerta, ora giudicata molto sospetta, con un ritardo di soli dieci minuti, ufficialmente perché aveva sbagliato palazzo. La quota della Sea è stata così aggiudicata all'unico candidato rimasto, il fondo F2I, che ha potuto offrire un solo euro in più rispetto alla base d'asta di 385 milioni di euro.
L'indagine sull'asta per la Sea era nata da una serie di intercettazioni disposte dalla procura di Firenze e trasmesse a Milano quando la gara per la Sea non era ancora stata bandita. Il fascicolo è stato però trasmesso al procuratore aggiunto competente, Alfredo Robledo, con alcuni mesi di ritardo, quando il fondo F2I si era ormai aggiudicato la quota del Comune e soltanto dopo che l'Espresso aveva rivelato l'esistenza delle intercettazioni di Gamberale. Il ritardo nell'avvio delle indagini aveva provocato un duro scontro tra gli alti magistrati che guidano la procura di Milano.
Oltre a Gamberale, che è difeso dal professor Angelo Giarda, e al rappresentante della società indiana, l'avviso di chiusura indagini è stato notificato dalla Guardia di Finanza anche al manager responsabile degli investimenti di F2I, Mauro Maia, che era il bersaglio originario delle intercettazioni di Firenze, dove i magistrati indagavano su affari autostradali. Ora i tre indagati potranno depositare memorie difensive e chiedere di essere interrogati. Dopo di che la procura potrà chiedere il rinvio a giudizio. Nel futuro processo, il comune di Milano potrà costituirsi parte civile contro gli amministratori del fondo F2I con cui da qualche mese, dopo molte polemiche, sta condividendo la gestione della Sea.
Aggiornamento del 27 febbraio 2014, ore 19,41: "Proveremo la totale estraneità ai fatti", precisazione di Vito Gamberale e Mauro Maia