Due anni per decidere se arrestare il deputato Luigi Cesaro. Alla fine il gip del tribunale di Napoli, su richiesta della procura antimafia, ha firmato l'ordinanza di arresto per nove indagati, tra cui il politico di Forza Italia Luigi Cesaro detto Giggino a'purpetta e i suoi fratelli Aniello e Raffaele. L'accusa è concorso esterno in associazione camorristica. Ora spetterà alla giunta per le autorizzazione valutare la posizione del ras del centrodestra campano, già presidente della provincia di Napoli e legato all'ex sottosegretario Nicola Cosentino, sotto processo per camorra.
L'inchiesta su Cesaro parte da alcuni appalti. Dai lavori assegnati nel comune di Lusciano. In particolare sotto osservazione degli inquirenti sono finiti il Pip, Piano insediamenti produttivi, e quello relativo alla realizzazione del centro natatorio polivalente. Per questi appalti sono stati disposti bandi che «palesavano evidenti irregolarità» scrivono gli investigatori che aggiungono: «ne evidenziavano “l’anomalo indirizzo”, in un perverso intreccio tra interessi della criminalità organizzata, della amministrazione comunale e della imprenditoria, a favore sempre di una determinata ditta gradita al clan dei casalesi: la Cesaro Costruzioni Generali, riconducibile a Cesaro Aniello e Cesaro Raffaele, fratelli di Cesaro Luigi».
Sono accuse pesanti quelle firmate dal giudice: «Infedeltà e corruttela di amministratori pubblici e tecnici del Comune di Lusciano; assoluta permeabilità del tessuto imprenditoriale e politico locale agli interessi e voleri della criminalità organizzata; commistione di interessi personali e/o familiari di pubblici amministratori con gli interessi e le scelte della stessa amministrazione comunale; sovrapposizione continua, nelle figure imprenditoriali, del ruolo di “estorto” con quello di “colluso”». Un «mortale» intreccio tra camorra, politica e imprenditoria che «in alcuni passaggi diviene quasi difficile stabilire quale tra i tre poli indicati assume l'iniziativa e tenga effettivamente in mano i fili degli accordi».
Nella richiesta di arresto il pm parla di« torsione» dell’azione amministrativa per agevolare la criminalità organizzata. La procura contesta al politico di Forza Italia rapporti con il Clan dei casalesi. Così come è stato per Cosentino Nick o' Mericano. I due hanno storie politiche molti simili, e ora sono accomunati dai accuse di collusione con i boss del clan dei Casalesi. Lusciano è infatti sotto l'influenza della fazione Bidognetti.
Agli atti ci sono le dichiarazioni di diversi pentiti. Di Cesaro ha parlato anche Gaetano Vassallo, l'imprenditore dei rifiuti del clan di Gomorra. Proprio Vassallo riferisce di un incontro tra camorristi. E racconta di essere rimasto stupito quando ha visto arrivare al summit Luigi Cesaro, ai tempi già parlamentare. [[ge:espressoarticle:eol2:2040653:1.9911:article:https://espresso.repubblica.it/palazzo/2008/09/11/news/cosi-ho-avvelenato-napoli-1.9911]]«Lo stesso Cesaro, a dire di Vassallo, vedendo dove si era venuto a trovare gli faceva segno come a farlo tacere ed a non rivelarne la identità. Vassallo era assolutamente certo che si trattava di Cesaro Luigi perché lo conosceva personalmente e sapeva, per averlo constatato in diverse occasioni, sempre di persona, che questi tentava di celare la sua identità facendosi passare per il fratello. Vassallo di Cesaro Luigi, sempre a suo dire, conosceva anche frequentazioni spregiudicate o malavitose, anzi, lo indicava come referente politico dei clan Puca e Verde di S.Antimo comune di nascita di provenienza e appartenenza della famiglia Cesaro».
Il pentito mette a verbale altri particolari. Spiega per esempio la genesi di alcuni affari del deputato. «Luigi Cesaro doveva iniziare i lavori presso la Texas di Aversa e che in quell’occasione si era quantificata la mazzetta che il Cesaro doveva pagare al clan. Inoltre gli stessi avevano parlato con il Cesaro per la spartizione degli utili e dei capannoni, che si dovevano realizzare,a Lusciano, attraverso la ditta del Cesaro sponsorizzata dal clan Bidognetti». E aggiunge: «Voglio precisare che la ditta del Cesaro aveva il compito di gestire l’intera area PIP ed era stato scelto dal gruppo Bidogentti quale fiduciario e gestore dell’operazione; in quanto tale era stato proposto dal gruppo Bidognetti ai pubblici amministratori del Comune di Lusciano che previa corruzione avevano accettato la ditta indicata dal clan».
Vassallo ai pm spiega anche come ha conosciuto Luigi Cesaro. «Nell’ambiente di Sant’Antimo ero molto legato alla famiglia Cesaro; inizialmente ero molto legato all’ing. CESARO (che poi è deceduto e che è stato Assessore al Comune di Sant’Antimo, anche alla Nettezza Urbana), e, successivamente, a seguito di problemi giudiziari legati ad alcuni mandati di pagamento, mi legai a suo cugino Luigi, attuale onorevole di Forza Italia, all’epoca esponente della componente di Giulio Di Donato del Partito Socialista in Sant’Antimo, nonché a suo fratello Aniello Cesaro, architetto. Ho frequentato entrambi fin dagli anni 1989-90. Ho frequentato l’abitazione di Aniello Cesaro che ha un ascensore che porta direttamente nel salone. In particolare, ricordo che vedemmo una partita insieme ad Aniello Cesaro e altri suoi fratelli e, nell’occasione, erano presenti diverse persone legate alla criminalità organizzata ed in particolare Enzuccio cap ‘e bomba, parente di Verde “Capuzzella”, di nome Vincenzo Ceesaro fratello della moglie del sindaco di Sant’Antimo (mi pare che la moglie del sindaco e sorella di Enzuccio si chiamava Rosa ed era dipendente del Comune di Sant’Antimo), attualmente appartenente al clan Mallardo-Contini-Licciardi. A casa di Aniello Cesaro era venuto a vedere la partita anche Flagiello. Come ho già accennato in altro verbale, in occasione di una cena al ristorante “Il Cucchiaio”, ho anche sniffato cocaina insieme ai fratelli Cesaro».
Nell'ordinanza di arresto si parla di vero e proprio accordo tra Cesaro e il clan Bidognetti. «Cesaro si garantivano, dal lato loro, l’enorme vantaggio patrimoniale derivante dall’attribuzione sicura, perché pilotata, di lucrosi appalti gestiti dal Comune di Lusciano; ed anche tale aspetto aveva risvolti significativi anche in prospettiva futura perché il saldarsi di un rapporto con la organizzazione criminale garantiva quel divenire impresa di riferimento per il sodalizio, impresa peraltro riconducibile alla famiglia di un parlamentare». E tutto, aggiunge il gip, per ottenere lconsenso”. «Che costituisce uno degli interessi in gioco nella triangolazione tra politica/imprenditoria/ camorra».
Gli inquirenti hanno inserito nel fascicolo su Cesaro anche un'intercettazione tra don Raffaele Cutolo e la nipote Roberta. Un dialogo registrato in carcere durante una visita della donna.Era il 2010. E Cesaro rappresentava la maggioranza politica in Parlamento. Il boss della Nuova camorra organizzata le suggerisce di rivolgersi a un avvocato di Sant'Antimo, di nome Cesaro per risolvere il problema lavorativo del fratello.
«Comunque vedi, se ti ricordi queste cose gli devi dire alla signora Rosetta di andare dal mio avvocato, mio avvocato di Sant'Antimo Cesaro (sempre sottovoce) non so se hai capito...quello è uno importante adesso, importantissimo, gli può trovare un grande lavoro...li vicino e dove vuole lui comunque..». Ritorna l'intreccio Cutolo -Cesaro dunque. Il deputato infatti negli anni a fine anni '80 era finito in un'inchiesta sul gruppo dei cutoliani. Condannato in primo grado, poi assolto in secondo. «Mi dispiace che sta cosi tribolando per il lavoro. Ti ripeto se..se tua zia va da questo gli trova sicuro un lavoro pulito, adatto a lui eccetera eccetera. Io non ci ho...non ci ho mandato mai nessuno comunque...ma comunque è stato il mio avvocato».
Accuse che ora verranno vagliati dai colleghi parlamentari di Cesaro. Toccherà a loro dare il via libera all'arresto.