Un concorso. Per rilanciare il turismo vesuviano. Che ha avuto successo. Ma le proposte di giovani e associazioni per il grande progetto europeo sono rimaste nel cassetto. Inutilizzate

Un concorso di idee per rilanciare Pompei. Per convincere i turisti a non arrivare e poi scappare via dopo mezza giornata, verso Napoli, Capri, la penisola sorrentina, ma fermarsi a scoprire anche i dintorni degli scavi: le ville vesuviane e le straordinarie aree archeologiche dei comuni limitrofi. Con l'obiettivo di aiutare l'economia locale.

Tutto questo era “99ideas”, un progetto lanciato dal ministero della Coesione quando era guidato da Fabrizio Barca. Il manifesto, con l'immagine del Vesuvio in eruzione di colori, disegnata da Andy Wharol nel 1985, era stato inviato ovunque sul web: una grande campagna pubblicitaria che serviva anche a far conoscere il “Grande Progetto Pompei” appena siglato con l'Unione Europea.

Nei primi mesi del 2013 le idee sono arrivate, tante, da giovani e associazioni di tutta Italia: itinerari personalizzati per scoprire la città antica, oggetti di design da far realizzare agli artigiani locali per essere venduti ai visitatori, applicazioni per trovare offerte nei negozi dei dintorni.

«Noi abbiamo partecipato con il sogno di dare una mano», racconta Alfonso Di Domenico, uno dei vincitori, con la proposta di un “Cammino delle madri” fra i paesi vesuviani, da seguire attraverso l'integrazione fra realtà e proiezioni virtuali: «Io sono campano ma studio e lavoro a Venezia. E ci tengo ad aiutare il mio territorio a crescere».

L'idea con cui ha vinto, elaborata in alcuni mesi di lavoro insieme a un gruppo di architetti e designer napoletani, è in linea con le iniziative più amate da Bruxelles, che ha finanziato spesso negli ultimi anni itinerari e percorsi a tema che attraversano regioni e territori.

Infatti è piaciuta alla giuria del concorso, e ha vinto un premio da tremila euro. Ma non è andata oltre. «Dopo la premiazione ci hanno detto che avrebbero avviato subito le pratiche per realizzare le proposte», racconta Alfonso: «Ma non abbiamo più saputo nulla».

L'ultimo comunicato, sul sito web delle “99idee” (pubblicizzato anche sulla pagina ufficiale del ministero dei Beni Culturali per il “Grande Progetto”) è di dicembre del 2013, e presenta «il primo incontro propedeutico all’avvio delle attività di co-progettazione», per «far diventare il concorso un concreto strumento di programmazione ed attuazione di interventi di sviluppo sociale, economico e culturale».

Parole altisonanti e vuote: «Noi abbiamo vinto un tablet con l'idea di “Sienta a me!”, un'applicazione che permette di incontrare i negozianti e i ristoratori locali», racconta Chiara Pezzi, che lavora in una società bolognese che si occupa di ricerca nel campo dell'innovazione: «Anche per noi era un modo interessante per dare un contributo a un'area che ha bisogno di crescere».

E anche per loro quello della premiazione è stato l'ultimo contatto: «Abbiamo realizzato un prototipo apposta, avvisando la commissione che avrebbero potuto utilizzarlo», continua: «Ma non ci hanno più fatto sapere nulla».

L'idea del concorso però, alzano le spalle da Invitalia, l'agenzia del ministero dello Sviluppo per gli investimenti, era di Fabrizio Barca. Andato via il ministro, scomparso l'interesse per le proposte arrivate dal basso. Per aiutare il turismo locale. «Noi restiamo disponibili», insiste Chiara: «Saremmo contenti di realizzare qualcosa per Pompei».