Il nome del faccendiere italiano spunta in una delle cinque indagini per corruzione internazionale aperte a Brasilia nei confronti dell’ex presidente Lula e di Marcelo Odebrecht, presidente dell’omonima compagnia. Per i magistrati ci sarebbero irregolarità in opere pubbliche realizzate dalla società brasiliana in Venezuela, Repubblica Dominicana, Ecuador, Cuba. E a Panama, dove si indaga sui costi gonfiati nella costruzione della linea 1 della metropolitana della capitale. Nel paese dell’America centrale Odebrecht, attraverso Lavitola, avrebbe pagato tangenti al governo locale in cambio dei lavori della metro strappati all’italiana Impregilo. E si sospetta anche il coinvolgimento dell’ex presidente di Panama, Ricardo Martinelli.
Le prime luci su questo presunto giro di corruzione arrivano dall’Italia. Il nome di Odebrecht è apparso durante le indagini condotte dal pm di Napoli contro Lavitola per estorsioni alla Impregilo. A novembre del 2014, il procuratore Vincenzo Piscitelli aveva dichiarato che «Lavitola ha esercitato un canale corruttivo in Brasile» svolgendo un ruolo di mediatore per il gigante delle costruzioni verdeoro.
L’appalto della metro della capitale panamense doveva infatti andare all’Impregilo, ma a vincerlo furono i brasiliani, a un costo molto superiore a rispetto alla proposta dell’azienda italiana. Mentre scontava gli arresti domiciliari a Roma, l’ex direttore dell’Avanti! avrebbe dichiarato al giornalista spagnolo Joan Soles di aver fatto da tramite per le mazzette. Secondo Soles, Lavitola era stato incaricato dall’allora presidente Martinelli di ricevere tangenti da diverse aziende e riciclare il denaro nei paradisi fiscali, in cambio di una commissione del venti percento.
Il 26 ottobre 2013 Soles è stato chiamato a deporre presso il Tribunale di Napoli. Secondo Soles, Lavitola aveva affermato che «circa 850 milioni di dollari provenienti dalle mazzette sono passati per le sue mani» e che «circa 300 milioni erano la tangente della metro». Il giornalista ha poi fatto riferimento a documenti segreti riguardanti il contratto con la Odebrecht: «Esisteva un accordo di presentazione del progetto della metro di Panama con l’impresa Sofratesa, che ha sede nelle Isole Vergini Britanniche», paradiso fiscale dove Lavitola «avrebbe depositato circa trecento milioni di dollari».

Soles ha dichiarato ai magistrati che tutta la storia sembrava credibile, visto che Lavitola era residente in Brasile, aveva contatti e faceva affari là. L’ex collaboratore di Silvio Berlusconi era così introdotto nella realtà verdeoro da avere un codice fiscale e il visto permanente e per anni ha circolato anonimamente a Rio di Janeiro e San Paolo finché, nel 2011, l’Italia ha emesso un mandato di arresto nei suoi confronti. A Rio è stato anche proprietario dell’azienda Pesqueira de Barra de São João, che teoricamente importava pesce.
Nel giugno 2010, prima di andare a Panama in visita ufficiale da Martinelli, l’allora presidente del consiglio Berlusconi partecipò, a San Paolo, a un seminario del Forum Italia-Brasile sulle relazioni tra i due paesi. All’evento era presente pure Lavitola. Il quale, secondo i giornali locali, avrebbe organizzato una serata per l’ex Cavaliere con ballerine di lap dance.

Sui suoi affari in Brasile, i pm napoletani avevano già indagato nel 2013, con una rogatoria nella quale si chiedevano informazioni su tre brasiliani coinvolti nei suoi giri e che si sospettava gli facessero da prestanome.
Elemento chiave del triangolo della corruzione è poi la presunta amicizia tra Lavitola e il presidente Lula. In una lettera scritta il 13 dicembre 2011 a Berlusconi, il faccendiere definiva il leader brasiliano un suo «vero amico» e sosteneva che l’avrebbe aiutato a vendere una concessione per il taglio del legno in Amazzonia ai cinesi. La missiva è stata usata nel processo che lo ha condannato per tentata estorsione ai danni di Berlusconi. In un altro processo concluso con la condanna del faccendiere per corruzione internazionale a Panama, Berlusconi affermò che Lavitola: «Era molto amico di Lula».
Proprio per capire questa presunta relazione a settembre dell’anno scorso, come ha rivelato l’Espresso, la procura di Napoli ha inviato una rogatoria alla giustizia brasiliana nella quale chiamava l’ex capo di Stato a deporre per conoscere i rapporti tra i due. Lula è stato ascoltato dai pm il 16 dicembre, ma il contenuto della deposizione è ancora segreto.

Altro tassello fondamentale sarebbe l’ex presidente panamense Ricardo Martinelli. Secondo i pm brasiliani, la Odebrecht usava la offshore Construttora Internacional del Sur per depositare le mazzette agli ex dirigenti di Petrobras. Contattata dall’Espresso, la Odebrecht non ha voluto rilasciare dichiarazioni. La Construttora, che non ha mai costruito nulla, è rimasta inattiva fino al 2009 quando ha cambiato assetto societario ed è finita in mano all’ufficio Patton, Moreno e Avast, il cui partner è Francesco Martinelli, cugino del presidente.
Un altro rimando a Martinelli arriva dall’avvocato panamense Rodrigo Sarasqueta, per anni alla guida degli uomini della sua sicurezza e ora ingaggiato da Lavitola come legale. Sarasqueta ha dichiarato che il suo cliente vuole ritornare a Panama per «pulire la sua immagine». E forse anche per recuperare ciò che avrebbe lasciato laggiù, o nascosto nei paradisi fiscali, come le commissioni sulle mazzette di cui aveva parlato con Soles.