Le multe da 5 a 10mila euro per chi ricorre a un'interruzione volontaria di gravidanza fuori norma avranno conseguenze gravi. Soprattutto fra i più deboli: le prostitute vittime di tratta. Già oggi costrette dai loro sfruttatori ad abortire con mix di farmaci e botte. Ora, avranno ancora più paura a denunciare le complicazioni

«Chi ha scritto questa legge non ha alcuna percezione reale del problema. È assurdo». Laura Gaspari è responsabile del centro antiviolenza di Fermo: «E sì che il mercato nero, le sue conseguenze, la paura che hanno le ragazze a rivolgersi ai servizi sanitari già adesso, sono sotto gli occhi di tutti». Il problema reale è quello degli aborti clandestini. Le ragazze sono le decine di migliaia di prostitute sfruttate sessualmente lungo le provinciali d'Italia ogni sera. La legge è il decreto per le depenalizzazioni varato dal Consiglio dei ministri a gennaio che ha aumentato la multa a carico delle donne che ricorrono all'aborto fuori norma: da 51 euro a una cifra fra 5mila e 10mila.

«Proprio oggi ho accompagnato una giovane nigeriana a fare un'interruzione volontaria di gravidanza», racconta un'operatrice di On The Road Onlus: «La maggior parte delle donne si rivolge a noi dopo aver preso dei farmaci, dopo aver tentato di abortire da sole. Alcune si avvicinano in condizione già spaventose: con emorragie gravi. I papponi, le maman, le reti di sfruttamento, non sopportano che loro perdano tempo. Ho visto una prostituta andare a battere la sera stessa dell'operazione in ospedale».

Nelle storie che raccontano gli operatori di strada c'è abbastanza dolore da mettere in secondo piano i numeri. Comunque: il rapporto del ministero della Salute sulle Ivg ripete da anni le stesse stime: 15mila casi di aborti illegali fra le donne italiane, 3/5mila fra le straniere. Sono proiezioni che partono dai tassi di riproduttività e da altre fonti. Fra cui il numero di aborti spontanei: l'ultima rilevazione riguarda il 2013 e ne segnalava 72.376, in leggero calo rispetto a due anni prima.
Diritti
"Il governo rimedi all’errore sull'aborto clandestino"
24/2/2016

L'ipotesi degli esperti è che una buona quota di questi siano espulsioni indotte da farmaci come il Cytotecche si compra online, senza problemi di prescrizione. Questa fascia grigia non è tracciata dall'Istat. Ma viene confermata dagli operatori che entrano in contatto con le donne sfruttate sessualmente, le più deboli. Anche se ancora gran parte dei casi sfuggirebbe a questa rilevazione: nei primi due mesi del 2016 l'unità di strada di Milano Nord, ad esempio, ha accompagnato in reparto due ragazze nigeriane e due rumene. Ma molte di più sono quelle osservate incinta sulla strada. E poi scomparse per alcuni giorni. Quindi tornate a battere. Ovvero: aborti indotti con mix di farmaci e andati a buon fine.
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«La settimana scorsa abbiamo portato in ospedale una ragazza nigeriana picchiata selvaggiamente dalla sua organizzazione», racconta Tiziana Bianchini della “Cooperativa lotta contro l’emarginazione” di Sesto San Giovanni: «Le hanno indotto il parto a furia di farmaci e botte. Al quinto mese». Silenzio: «Le ragazze, soprattutto nigeriane, che arrivano in strada adesso, sono sempre più vulnerabili, sempre più giovani. Hanno paura».

E adesso, dovranno temere anche 10mila euro di multa. A loro. Non a chi le ha massacrate di botte per farle abortire. A loro stesse. «È una follia: multare delle donne che non possono fare altro. Colpire loro, le più deboli lungo la catena dello sfruttamento», commenta Bianchini: «Queste sono leggi-manifesto, iniziative politiche di uno Stato che non protegge la salute di chi lo abita. Cosa faranno adesso le vittime? Dovranno iniziare a temere di arrivare in ospedale dopo le complicazioni? Per non rischiare la multa?».

«Questa legge alza un muro ancora più alto fra i servizi e le vittime di sfruttamento», continua Laura Gaspari: «E questo in un contesto in cui la possibilità di praticare interruzioni di gravidanza legali negli ospedali pubblici è sempre più complicata, per via degli obiettori». E dell'arretramento nei reparti dei diritti delle donne secondo la legge 194, come più volte denunciato da "l'Espresso".

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