Scandalo offshore per Recep Tayyip Erdogan. Il maggior partito di opposizione accusa il presidente turco di aver trasferito milioni di dollari nei paradisi fiscali. La vicenda al centro delle polemiche è la stessa rivelata a maggio di quest'anno da un'inchiesta realizzata da L'Espresso insieme al consorzio di giornalismo investigativo Eic.
Qualche giorno fa Kemal Kilicdaroglu, leader del partito Chp, ha dichiarato che la famiglia Erdogan ha trasferito soldi all'estero. L'accusa ha scatenato la reazione piccata del presidente: se Kilicdaroglu può dimostrare quello che dice, è stata la risposta iniziale, «io garantisco che non farò il presidente per un minuto di più». Il capo dell'opposizione non se lo è fatto ripetere due volte e durante un discorso al Parlamento, ha mostrato a tutti i documenti su cui basa le sue accuse. Certificati societari che dimostrano come alcuni membri della famiglia Erdogan abbiano trasferito, tra la fine del 2011 e l'inizio del 2012, almeno 15 milioni di dollari sui conti di una società chiamata Bellway Limited e basata sull'Isola di Man, paradiso fiscale che fa capo alla Gran Bretagna.
Secondo Kilicdaroglu, i parenti più noti di Erdogan coinvolti nel trasferimento di denaro offshore sono il fratello Mustafa, il figlio maggiore Ahment Burak e il genero Ziya Ilgen. «Io l'ho provato: se sei un uomo d'onore, fai ciò che è necessario», ha dichiarato Kilicdaroglu invitando Erdogan a dimettersi. Il presidente ha però respinto nuovamente le accuse, definendo il Chp «il principale partito traditore del Paese».
La provenienza e l'autenticità dei documenti mostrati da Kilicdaroglu davanti ai parlamentari turchi non è nota. Il leader del Chp ha detto che prima di condividerli con la stampa vuole aspettare una risposta da parte dell'Akp, il partito guidato da Erdogan. Di certo la Bellway Limited non è l'unica società straniera che fa riferimento alla famiglia del presidente turco. Esistono infatti almeno altre due società basate in paradisi fiscali, una di queste basate a Malta. Una rete offshore che ha permesso agli Erdogan di diventare proprietari, senza sborsare nulla, di una petroliera del valore commerciale di 25 milioni di dollari. È quanto ha pubblicato su questo sito L'Espresso a maggio di quest'anno.