Che il governo di Erdogan abbia favorito il business dell'imprenditore azero era noto da un pezzo, ma sono i Malta Files a svelare il motivo di tanta cortesia. Sull'isola al centro del Mediterraneo i giornalisti dell'Eic, il network europeo di cui fa parte L'Espresso, hanno scoperto la presenza della Pal Shipping Trader One, società controllata da alcuni membri della famiglia Erdogan. Che senza sborsare un euro sono diventati proprietari della Agdash, una petroliera che vale 25 milioni di dollari. Oltre a Mansimov nella complicata trama appare anche un altro benefattore: l'uomo d'affari Sitki Ayan, amico intimo del presidente turco.
La storia inizia nel 2007, quando nei cantieri navali russi della United Shipping viene terminata la costruzione della Agdash. L'impresa che ha commissionato i lavori è proprio la maltese Pal Shipping Trader One, all'epoca di proprietà di Mansimov. L'anno successivo, nell'ottobre 2008, il 100 per cento delle azioni della Pal Shipping Trader One, compresa la petroliera Agdash, viene acquisito dalla Bumerz Limited, una società basata nel paradiso fiscale dell'Isola di Man e di proprietà della famiglia Erdogan, in particolare di tre parenti stretti del presidente turco: il figlio Burak, il fratello Mustafa e il genero Ziya Ilgen. Nel 2011 le azioni della Bumerz passano a un'altra società dell'Isola di Man: la Bellway Limited, creata dallo stesso genero di Erdogan, Ziya Ilgen, e da suo figlio Bahattin.

Ma chi è Mansimov? E come ha fatto a costruire la sua fortuna? Nato nel 1968 a Baku, capitale dell'Azerbaijan, entra giovanissimo nell'Esercito Sovietico. Quando l'Unione Sovietica crolla si lancia nel business marittimo. Prima lavora per la società navale di Stato azera, poi fonda a Istanbul Palmali Group, che oggi possiede oltre 100 navi cargo su cui vengono imbarcati due terzi del petrolio che transita nel Mar Nero. L'ex soldato diventato miliardario – Forbes gli attribuisce un patrimonio di oltre 1 miliardo di dollari – ha conoscenze importanti. Fra tutte spicca quella con Donald Trump: era accanto a lui, a gennaio, in occasione della nomina ufficiale a presidente degli Stati Uniti. Senza dimenticare che Mansimov è stato il primo cliente della Trump Tower di Istanbul, con 8 appartamenti acquistati. Ma è soprattutto Erdogan il leader politico a cui il paperone azero si è legato. Tanto da aver ricevuto proprio su sua richiesta, nel 2006, la cittadinanza turca, come ha raccontato lo stesso Mansimov in un'intervista pubblicata sui media locali.
Il legame d'affari fra l'imprenditore e la famiglia Erdogan si basa su una complicata architettura finanziaria. Una ragnatela societaria al cui centro c'è proprio lei, la petroliera Agdash. Nel marzo 2007, lo stesso mese in cui Mansimov ordina la costruzione della nave, il cognato del presidente Erdogan, Ziya Ilgen, crea la società Bumerz Limited. Sede legale: Isola di Man, uno dei tanti paradisi fiscali controllati dal Regno Unito. Come detto, meno di un anno dopo la Bumerz compra per 25 milioni di dollari le azioni della società maltese Pal Shipping Trader One, proprietaria della petroliera Agdash. Il 24 ottobre 2008, cioè il giorno successivo al trasferimento delle quote della Pal Shipping di Mansimov alla famiglia Erdogan, la banca lettone Parex concede alla Bumerz un prestito da 18,4 milioni di dollari. Altri 7 milioni arrivano dall'amico Ayan.
Gli Erdogan, però, non saldano quel debito. Motivo? È Mansimov a essersi impegnato a ripagarlo in nome della famiglia dell'uomo forte di Ankara. Non solo. L'oligarca ha anche siglato un contratto con la Bumerz per l'affitto della petroliera Agdash. Un accordo molto vantaggioso per gli Erdogan. In sette anni, dal 2008 a oggi, i familiari del presidente turco hanno incassato la bellezza di 23 milioni di dollari. Insomma, Mansimov ha regalato la Agdash alla famiglia presidenziale per poi prenderla in affitto a caro prezzo.
Cosa ha ricevuto in cambio per tutta questa generosità? La lista è lunga. Partiamo dicendo che nel 2008 l'imprenditore riceve il via libera alla realizzazione di un porto di lusso a Bodrum, centro turistico turco affacciato sul Mediterraneo. Il porticciolo è presto ribattezzato “Billionaire Club” perché lì attraccano vip come il principe Carlo d'Inghilterra e Bill Gates. Mansimov possiede però attività molto più redditizie. È per esempio titolare di azioni della Petkim, la compagnia petrolchimica turca che ha avuto la fortuna di ottenere parecchi appalti importanti. Fra questi, appunto, l'oleodotto Baku-Tiblisi-Ceyhan e la riqualificazione del gasdotto Trans Anatolian Natural Gas Pipeline (Tanap), che da sola vale mezzo miliardo di dollari.
Agli appalti petrolchimici si aggiunge un contratto in esclusiva per il trasporto di greggio. Fra il 2007 e il 2008 Mansimov ha infatti siglato un accordo decennale con la Socar, la società di Stato azera che controlla praticamente tutti gli affari energetici del Paese. Il risultato è che le navi dell'oligarca sono state finora le uniche a poter imbarcare il petrolio al porto turco di Ceyhan, terminale dell'oleodotto che trasporta sul Mediterraneo l'oro nero di Baku destinato ai Paesi dell'Unione europea, compresa l'Italia.
D'altra parte quando Erdogan chiama, Mansimov risponde presente. Prendiamo il caso del 2015: Ankara sta esportando senza autorizzazione il greggio estratto dai pozzi situati nel nord dell'Iraq, zona controllata dal Governo Regionale del Kurdistan (Krg). Baghdad non la prende bene e blocca l'accesso al Paese a tutte le compagnie navali turche. È qui che entra in scena Mansimov. Che risolve la situazione introducendo i suoi cargo, battenti bandiera azera e dunque non sottoposti al blocco iracheno. Vantaggi della doppia cittadinanza concessagli da Erdogan.
I MaltaFiles mettono dunque in luce un nuovo aspetto del numero uno della Turchia. Se finora è stato considerato dall'Occidente come un leader dalle idee radicali, ma pur sempre un interlocutore affidabile, oggi quest'ultima certezza vacilla, mostrando come per il presidente, oltre alla politica e alla religione, conti soprattutto il business. Nel frattempo Mansimov ha prolungato il contratto d'affitto per la Agdash di altri cinque anni. Il nuovo accordo porterà nelle tasche degli Erdogan altri 6 milioni di dollari. Nessuno dei personaggi coinvolti in questa storia ha risposto alle richieste di commento inviate da Eic.
MaltaFiles, i nuovi nomi italiani con i conti a Malta sull'Espresso in edicola domenica 28 maggio
Testo tradotto e riadattato dall'originale