Il Tribunale di Agrigento respinge la richiesta di archiviazione. Il giudice: la loro condotta ha «cagionato la morte di circa 300 migranti al largo di Lampedusa». Per i militari della Guardia costiera e della Marina ipotizzato il dolo eventuale

La comandante della nave Libra, Catia Pellegrino, due ufficiali della sala operativa della Guardia costiera e il comandante in capo della Squadra navale della Marina militare in servizio all'epoca dei fatti (ancora da individuare) vanno indagati per il reato di omicidio in concorso, con la circostanza del dolo eventuale. Lo ha ordinato il giudice per le indagini preliminari, Francesco Provenzano, del Tribunale di Agrigento. Secondo il magistrato il pomeriggio dell'11 ottobre 2013 la loro condotta ha «cagionato la morte di circa 300 migranti al largo di Lampedusa». È il naufragio dei bambini: 268 profughi siriani annegati tra i quali 60 bimbi, un disastro che "L'Espresso" ha ricostruito con un'inchiesta e un video che hanno fatto il giro del mondo.

Il Tribunale ha così respinto la richiesta di archiviazione contro ignoti presentata dalla Procura e ha accolto l'opposizione del dottor Mohanad Jammo, 44 anni, il medico siriano che nel disastro ha perso due figli piccoli, assistito dagli avvocati Alessandra Ballerini e Gaetano Pasqualino. Il giudice però, analizzando i fatti, si è spinto oltre l'ipotesi iniziale di semplice omissione di soccorso: ha così ordinato l'iscrizione coatta dei quattro ufficiali per omicidio e disposto la trasmissione degli atti per competenza territoriale alla Procura di Roma, che il 3 aprile scorso aveva a sua volta chiesto l'archiviazione per altri tre ufficiali e per Catia Pellegrino, 41 anni.

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Il tenente di vascello Pellegrino comandava la Libra, alla quale quel pomeriggio la sala operativa della Marina aveva ordinato di allontanarsi dal peschereccio che stava affondando, pur essendo soltanto a 17 miglia, appena un'ora di navigazione. A Roma il giudice non ha ancora fissato l'udienza, ma contro la richiesta della Procura si sono comunque opposti i familiari delle vittime.

Gli altri due ufficiali indagati su ordine del giudice per omicidio sono l'allora tenente di vascello Clarissa Torturo, 40 anni, ufficiale di servizio alla sala operativa della Guardia costiera a Roma che ha tenuto i contatti telefonici con il dottor Jammo, con Malta e con la Marina militare e l'altro ufficiale di servizio della Guardia costiera quel pomeriggio, il tenente di vascello Antonio Miniero, 42 anni, cioè colui che, alle sollecitazioni dei colleghi maltesi, ha risposto che nave Libra pur essendo la più vicina non sarebbe stata distolta dai suoi compiti di normale pattugliamento e ha invitato il comando di Malta a far avvicinare una nave commerciale, anche se la più vicina era a 70 miglia dal barcone.

Il Tribunale di Agrigento, inviando gli atti alla Procura di Roma, dispone inoltre che sia identificato il comandante in capo di quel pomeriggio al Cincnav, il comando della squadra navale della Marina militare che da Roma aveva ordinato alla Libra di togliersi di mezzo perché la nave non venisse notata dalle motovedette partite da Malta, lontana 118 miglia. Alle 17.07 dopo cinque ore di chiamate disperate del dottor Jammo con un telefono satellitare e le informazioni precise riferite alla Guardia costiera, il peschereccio che da dalla notte stava imbarcando acqua, aveva il motore spento e due bambini feriti a bordo si è rovesciato.

Soltanto in quel momento nave Libra ha ricevuto l'ordine di avvicinarsi a tutta forza per soccorrere i sopravvissuti e lanciare in volo l'elicottero che già alle 13.30 avrebbe potuto, in pochi minuti, sorvolare il barcone permettendo di riscontrare la grave situazione di pericolo. Nave Libra arriverà sul punto soltanto alle 18, dieci minuti dopo la motovedetta maltese P61. Sui 480 profughi a bordo del peschereccio, 212 sono stati recuperati vivi. Gli altri sono andati a fondo con lo scafo oppure sono morti alla deriva.