Inchiesta

I farmaci illegali si comprano su Facebook

di Elena Testi   3 settembre 2018

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I negozi di merce contraffatta sono ?on line. Dove, accanto ?ai prodotti rubati, ci sono quelli tossici. Dagli ormoni, anoressizzanti, benzodiazepine, antidepressivi: e nessuno sa cosa c’è dentro veramente

Contraffatti, diluiti con sostanze potenzialmente tossiche e conservati a temperature che ne uccidono l’efficacia. Passa anche tramite il web la vendita illlegale dei medicinali salvavita. Basta una ricerca per parole. Ad essere messo in vendita, ad esempio, è l’Herceptin 150, un antitumorale che costa 500 euro a fiala, ma in Italia è distribuito gratuitamente ai pazienti. Su Facebook appaiono i video e didascalie in cirillico. Prendiamo contatti, fingendoci dei grossisti. “Sahib_apteka”, questo il nome del profilo, risponde dopo cinque ore. L’anonimo interlocutore dice di trovarsi in Ucraina. Gli chiediamo 50 pezzi di Herceptin 150, la risposta è possibilista: «Devo capire che disponibilità ho».

Ci contatta nuovamente, il giorno dopo: «Ce l’ho, costa 165 dollari a fiala». Prendiamo accordi. Chiede di raggiungerlo all’aeroporto Ataturk di Instanbul: «Qui controlleremo per voi, è più sicuro». Oltre a procurarci il medicinale, garantisce che lo scambio andrà a buon fine e riusciremo ad eludere i controlli. Gli chiediamo da dove viene l’antitumorale: «Registrato in Turchia, produzione Roche», la nota casa farmaceutica. Ci manda una foto. Prima di chiudere la contrattazione spiega che senza pagamento anticipato non possiamo acquistare nulla. Infine mostra la data di scadenza e il numero di lotto.

Lo scambio illegale che passa dai social network tratta farmaci salvavita rubati tra Italia, Grecia, Francia e Inghilterra poi rivenduti in Turchia dove vengono confezionati nuovamente e reimmessi nei mercati. In altri casi prendono invece la strada verso Libia, Tunisia ed Egitto. Conoscere i meccanismi permette di comprare facilmente, ma anche di arruolare persone disposte a impossessarsi illegalmente di qualsiasi tipo di farmaco: dagli antitumorali ai medicinali da banco. «I social network», dicono all’Agenzia del farmaco italiano, «con la loro strategia di profilazioni dell’utenza, sono uno strumento ideale per andare a cercare il cliente giusto per la compravendita del prodotto illegale».

Inchiesta
Le mafie in farmacia: così i clan si arricchiscono con furto e spaccio di medicine
27/8/2018
La maggior parte del materiale farmaceutico antitumorale che circola illegalmente via Internet proviene da ospedali italiani. In base ai dati di Fiaso (Federazione Italiana Aziende Sanitarie e Ospedaliere) negli ultimi 5 anni il 50 percento delle strutture sanitarie e ospedaliere ha subito almeno un furto di farmaci o dispositivi medici. Complici la scarsa sicurezza e alcuni addetti ai lavori all’interno degli ospedali che fanno razzia lungo le corsie. Ci sono operatori che, come denunciato dagli organi competenti, postano la foto del farmaco che possono facilmente rubare sui social network, come se fosse in offerta. Una volta mostrato il prodotto, tramite profili fasulli, vengono contattati dalle organizzazioni criminali che gestiscono il traffico. Le sottrazioni possono essere di piccoli medicinali da banco rimessi nelle centinaia di farmacie on line illegali che proliferano nel web. In altri casi sono loro a tramutarsi nelle talpe interne dei colpi scientificamente studiati. Forniscono nel dettaglio i sistemi di sicurezza da aggirare, gli orari degli operatori sanitari e le celle frigorifere da ripulire. «Difficile arginare il problema», spiega Franco Fantozzi, responsabile sicurezza della Bristol Myers Squibb. «Le norme italiane non permettono di usare agenti provocatori per contattare e poi smascherare queste persone. Anche i piccoli furti rappresentano un grosso problema per il nostro sistema sanitario».
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Ma se le organizzazioni criminali arruolano i loro complici anche tramite i social network, c’è un altro fenomeno difficile da contrastare: le farmacie illegali. Le oltre ventimila chiuse nel 2016 sono solo una minima parte dell’offerta abusiva. Un fenomeno, quello dell’acquisto on line sempre più diffuso, ma che comporta dei rischi per la salute se ci imbattiamo in siti internet contraffatti. L’allarme parte dai dati di LegitScript, l’agenzia che supporta Google nella caccia alle e-pharmacies illegali, secondo i quali meno dello 0,1 percento delle pagine presenti sono regolarmente autorizzate.

Difficile quantificare il giro d’affari, ma si parla comunque di miliardi di euro. Eppure in Italia le regole sono stringenti. Sono 699 i siti web autorizzati dal Ministero della Salute alla vendita di medicinali on-line. Le regioni con il più alto numero di farmacie e-commerce regolari sono Piemonte (106), Lombardia (101) e Campania (91). Nel web i clienti comprano solitamente integratori (35 per cento), seguiti da farmaci da banco (25 per cento), cosmetici (20-25per cento), omeopatici (10 per cento), dispositivi medici (6 per cento).

Si può pagare anche in bitcoin
Dagli anoressizzanti agli ormoni della crescita, fino ai medicinali che promettono di sconfiggere il cancro. Costi esorbitanti e promesse miracolose. Come quella fatta dalla “Anabolic Pharma”, farmacia e-commerce con sede in Cina. Sul sito si legge: «Stiamo fornendo la più grande varietà di prodotti per alcuni gravi tipi di malattie. Non abbiamo concorrenti sul mercato poiché abbiamo il miglior team di specialisti che cercano sempre di creare nuovi tipi di prodotti per soddisfare le esigenze quotidiane e le richieste dei nostri nuovi e vecchi clienti».

Propongono vari tipi di farmaci, da quelli specializzati a quelli più generici. Tra questi il Gigaril Sx. Una truffa che costa 429 euro. «Non viene utilizzato per uno solo scopo», spiegano nella pubblicità», ma ha molti usi. Può essere utilizzato per aumentare la produzione di ormoni della crescita, aumentare la produzione di testosterone endogeno soprattutto negli uomini e aumenta la libido nel corpo. Questo prodotto può anche essere utilizzato per la migliore sintesi del sistema proteico». A loro dire: «È anche noto come il miglior prodotto per l’aumento del sistema immunitario». Infine: «Non ha quasi nessun effetto collaterale».

Dalla Cina all’India. È da qui che arrivano gli psicofarmaci senza ricetta. Basta connettersi nel Mega-Discount Pharma per scoprire che spediscono «in tutto il mondo una quantità illimitata» di tutto ciò che vuoi. Una confezione di Xanax da 25 pillole costa 172 euro e 18 centesimi. In fondo alla pagina web scorrono le testimonianze dei clienti. Immagini di persone sorridenti che elogiano la professionalità della Mega-Discount Pharma, senza però dire che nessuno è a conoscenza di cosa contengano realmente questi psicofarmaci, con il rischio di ingoiare pillole contraffatte. I pagamenti in questi super-market avvengono tramite carta di credito, ma pubblicizzano anche il pagamento con bitcoin. Facile da fare e impossibile da rintracciare.

In passato era l’India la meta dei malati di Epatite C: adesso il mercato si è parzialmente ridotto, grazie all’introduzione di nuovi salvavita rimborsabili dalsistema sanitario nazionale. Anche se meno frequenti di prima però gli scambi continuano, senza che pazienti si rendano conto del rischio.

Il pericolo dei solventi
I prodotti spesso riportano informazioni ingannevoli sul contenuto e sull’origine del farmaco. Può accadere che i costosi medicinali anti epatite vengano contraffatti, come nel caso dello scorso anno seguito dalle autorità di Italia, Israele e Svizzera. Assenza del principio attivo, ingredienti errati o presenti in quantità sbagliata o, ancora, con un principio attivo corretto contenuto in una confezione falsa. Questi sono i rischi.

Ma in questa vasta casistica può accadere che lo sciroppo per la tosse sia stato allungato con un solvente tossico invece della più costosa glicerina. Ci sono poi le compresse contaminate con ingredienti anomali - gesso, ma anche vernice stradale - analizzate dall’Istituto Superiore di Sanità nell’ambito dei progetti di controllo della task-force nazionale antifalsificazione.

E c’è chi, ignaro dei rischi, muore. Come Eloise Parry, una ventunenne inglese che per dimagrire aveva acquistato sul web delle pillole “miracolose e naturali” provenienti dalla Cina. È deceduta tra spasmi atroci poche ore dopo averle ingerite.