La cena segreta di Matteo Salvini con il palazzinaro Luca Parnasi per finanziare la Lega

Il leader leghista insieme al tesoriere Centemero e Giorgetti a cena a casa del costruttore della Capitale. E nelle chat, che l'Espresso pubblica in esclusiva, la domanda: «Per Iban et similia facciamo de visu o vuoi tutto in anticipo?»

Luca Parnasi e Matteo Salvini
I segreti della Lega di Matteo Salvini corrono su Telegram. Le chat riservate tra il tesoriere del partito e il costruttore romano Luca Parnasi svelano gli intrecci del partito con i poteri economici e finanziari. Cene e pranzi privati, circoli esclusivi della Capitale, altro che popolo e i suoi bisogni. Una storia di soldi, relazioni, interessi privati. E finanziamenti illeciti.

Partiamo da una data e da un luogo: 19 dicembre 2017, Roma. Le elezioni politiche di marzo si avvicinano. Per Matteo Salvini è una giornata fitta di impegni politici, è già campagna elettorale. Con la narrazione che si fa sempre più aspra, contro gli inciuci e le élite, i poteri forti, gli speculatori. Ma quel 19 dicembre è anche il giorno di Matteo in un vero salotto romano, nel regno di interessi economici che usano la politica per i propri scopi privati. In questi salotti la propaganda del "prima gli italiani che non arrivano a fine mese" affonda nelle contraddizioni della gestione reale del partito sovranista. Sul fronte politico è il giorno dell’attacco frontale al futuro alleato Luigi Di Maio: «Non saremo mai la stampella dei 5 Stelle, cambiano continuamente idea. Non vogliamo un governo spelacchio». Cinque mesi dopo nasce il primo governo populsovranista.
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Quella sera di dicembre però, il lessico da combattimento della mattina si trasforma in una lingua più sobria, più adatta ai circoli della Roma che conta, che muove denaro e decide i piani urbanistici della Capitale. 

Mancano pochi giorni al Natale del 2017. Alle 20.30 Matteo Salvini, per tutti ormai il Capitano, insieme ad altri due leghisti suona al citofono del civico 9 di una piazza nel cuore più escusivo dei Parioli. I due non sono proprio dei peones qualsiasi, rappresentano piuttosto lo stato maggiore della nuova Lega del Capitano. Al fianco di Matteo Salvini, infatti, troviamo il tesoriere Giulio Centemero e Giancarlo Giorgetti, numero due del partito, destinato a diventare sottosegretario alla presidenza del Consiglio nel primo governo Conte. Sono lì per trascorrere una serata conviviale, ospiti di un potente costruttore romano: Luca Parnasi, re del mattone a Roma e all’epoca ancora protagonista assoluto nella partita per la realizzazione del nuovo stadio cittadino. Una cena per scambiarsi gli auguri di Natale, tra amici. Ma anche per parlare del futuro. Del resto tra il romanissimo Luca Parnasi e i lùmbard è scoccata la scintilla. Soprattutto perché ha mostrato una generosità fuori dal comune verso i politici venuti dal Nord. Parnasi è un finanziatore da tenersi stretto in tempi di magra finanziaria per le casse del partito, per di più finite nel mirino della magistratura, alla ricerca dei 49 milioni della truffa sui rimborsi elettorali targata Bossi-Belsito.
Giancarlo Giorgetti

La cena di Natale, dunque. Per ricostruirne la genesi occorre fare un passo indietro di una decina di giorni. Il 9 dicembre Luca Parnasi scrive a Centemero sulla chat di Telegram, l’applicazione simile a Whatsapp ma con fama di maggiore "sicurezza": «Sto organizzando il 19 a casa mia. Che ne dici?». «Direi ottimo. Fammi avere coordinate e ora per favore», risponde il tesoriere della Lega. «Viene anche Giancarlo ok?», prosegue nella chat il leghista, che subito dopo aggiunge: «Per Iban et similia facciamo de visu o vuoi tutto in anticipo?». «Okay. Io sono a Milano oggi e domani. Se vuoi ci incrociamo», ribatte il costruttore, che si accorda con il tesoriere di Salvini per vedersi in stazione centrale intorno alle 18.45.

Parnasi non ha molto tempo da dedicargli perché alle 19.15, scrive su Telegram, ha un impegno importante: la festa del Milan, la squadra del cuore del Capitano. Non proprio un dettaglio, nella lista dei desideri dell’imprenditore romano c’è il progetto del nuovo stadio della squadra rossonera.

Torniamo, così, alla sera del 19 dicembre. Alla cena dei Parioli ha partecipato anche una quarta persona di nome Andrea, «che segue la campagna elettorale di Matteo». Potrebbe trattarsi di Andrea Paganella, che insieme a Luca Morisi, compone la squadra della propaganda dell’ex ministro e segue ovunque il leader: dal paesino più sperduto della provincia italiana alla maestosa Mosca di Putin.
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Di questa serata trascorsa con l’incarnazione del potere romano, Matteo Salvini non ha mai fatto cenno durante i suoi comizi di piazza né in quelli social. Chissà cosa penserebbero i suoi seguaci conquistati con slogan antiestablishment. L’allora neo ministro dell’Interno, dopo l’arresto del costruttore, si era limitato a dire:«Mi autodenuncio: ero andato anche a vedere una partita all’Olimpico con Luca Parnasi, ma credo che questo non sia un reato, lo conoscevo come persona corretta e simpatica».

Ancora una volta l’ex capo del Viminale dimostra di avere una memoria cortissima quando si tratta di dare risposte credibili agli italiani su questioni scivolose come quelle dei finanziamenti, che fuoriescono dalla confort zone della propaganda sovranista. Ora, però, le chat tra il suo fedele tesoriere e Parnasi lo smentiscono. Salvini non è solo andato allo stadio con il re del mattone della Capitale, ha partecipato pure a una cena riservatissima a casa sua. Un cenacolo che ha ben poco di popolare, che ha il forte sapore dell’élite, dei tanto odiati poteri forti. E anticipato da alcuni messaggi in cui Centemero chiede a Parnasi se preferisce avere l’iban subito via chat oppure quando saranno de visu.

È tutto riportato nelle chat in possesso de L’Espresso e inserite nel fascicolo di chiusura indagine della procura di Roma, che contesta a Centemero e ad Andrea Manzoni, revisore legale del gruppo Lega al Senato, il reato di finanziamento illecito ai partiti. Sono due dei fondatori dell’associazione Più Voci foraggiata da Parnasi. L’esistenza di questa associazione e i finanziamenti ricevuti- 250 mila euro solo da Parnasi- sono stati svelati il primo aprile 2018 dall’Espresso. Lo scoop ha portato la procura di Roma ad avviare un’inchiesta che si è conclusa nelle scorse settimane. Il procuratore aggiunto Paolo Ielo e il sostituto Barbara Zuin si apprestano a chiedere il rinvio a giudizio dei leghisti e anche di un altro tesoriere, Francesco Bonifazi, ex Pd, ora Italia Viva, per aver incassato 150 mila euro dal costruttore tramite la fondazione Eyu. I tesorieri dei due Mattei assieme, nello stesso fascicolo. Il salviniano e il renziano sedotti dal medesimo potente.
Matteo Salvini

I dialoghi delle chat, agli atti dell’inchiesta, permettono di ricostruire i rapporti tra Parnasi, Matteo Salvini, Giancarlo Giorgetti e Giulio Centemero. Una relazione da tutti sminuita a semplice conoscenza. Ma non sembra essere così. Dopo la cena di Natale del 19 dicembre, Centemero scrive in chat: «Ciao Luca, volevo ringraziarti molto per la cena, hai messo al tavolo delle persone di valore e sono contento Matteo ci si sia confrontato». Chi erano le altre persone a casa del costruttore? Nei loro scambi di messaggi non indicano i nomi, di certo però la riservatezza dell’incontro era massima perché Parnasi risponde con una domanda: «Come fa Francesco Storace a sapere della cena con Matteo?». «Mmm Storace? O glielo ha detto Matteo o l’addetta stampa di Matteo. Indago...oppure Storace ha contatti in questura (Matteo gira con la scorta)».

Hanno parlato molto nel salotto di casa Parnasi. Di politica e anche di affari: «Ieri ho capito che Banca Igea sta costituendo un fondo immobiliare per i tuoi progetti», continua il tesoriere della Lega, che propone: «Se ti può interessare posso sondare una paio di famiglie emiratine con cui lavoro per investirci. Pensaci, nel caso mi muovo volentieri». Fondi di investimento degli Emirati, alta finanza, business. Non proprio una serata in cui si è parlato di alta politica o di popolo delle periferie, o di italiani del ceto medio impoverito.

A tavola, al riparo da occhi indiscreti e dai commenti dei follower dei social, c’era quell’élite che pubblicamente Salvini dice di combattere. E lo stesso Centemero, sovranista in Parlamento, lo è un po' meno fuori dall’aula quando in chat scrive a Parnasi che avrebbe incontrato in via del Babuino alcuni fondi esteri. Non si capisce per conto di chi, di sicuro è un modo curioso di fare il nazionalista.

Alla cena nella dimora pariolina di Parnasi, i sovranisti padani non arrivano per caso. Due anni prima l’imprenditore aveva versato all’associazione leghista Più Voci un bel gruzzoletto. A dicembre 2015, 125 mila euro, a febbraio 2016, altri 125 mila euro. In totale 250 mila. Sempre a febbraio dello stesso anno, stando a quanto scrivono Parnasi e Centemero nelle chat, ci sarebbe stato un incontro più informale a Milano per «fare il punto delle persone da vedere con Matteo» nel capoluogo lombardo. Il 5 aprile, otto settimane più tardi, Luca Parnasi viene invitato a un pranzo di gala a Milano a “Gli orti di Leonardo” .

C’è Matteo Salvini e il candidato a sindaco del centrodestra, Stefano Parisi, qualche anno dopo candidato anche alla Regione Lazio. Ci sarà Parnasi, con «i suoi partners» e altri imprenditori e uomini dell’alta finanza. «Parisi e Matteo erano molto contenti del pranzo :) spero sia soddisfatto anche tu», commenta Centemero nella chat, «Ottimo!», replica Parnasi. Tra gli invitati anche la Psc, gruppo di impiantistica controllato dalla famiglia Pesce, quasi 200 milioni di euro di fatturato e un azionista pubblico di peso: Fincantieri. È tra le grandi aziende che hanno finanziato la Più Voci. La ritroviamo anche a Roma il 19 aprile, per la cena di gala al Gran Melià, lussuoso ristorante ai piedi del Gianicolo.

Quella sera era prevista una sorpresa finale: un saluto della candidata a sindaco di Roma Giorgia Meloni, l’altra sovranista. Al Gianicolo anche l’immancabile Parnasi, al quale Centemero ha riservato «un tavolo in pole position». «Ciao Luca sto facendo i tavoli. Martedì vieni con 9 amici, giusto?», chiede il tesoriere. «Un tavolo preso!! ok», la risposta. Una serata di gala che il fedelissimo di Matteo Salvini definirà una sorta di «Fight club»: ufficialmente «una cena di foundraising... volta a: 1) networking; 2) mettere Matteo in contatto con la società civile e parlare di temi reali e non solo di quelli da tv; 3) mostrare il vero volto di Matteo. Nessuna domanda sarà illecita, unica regola è farla in pubblico e condividerla...io lo chiamo fight club».

Il giorno successivo Parnasi è esaltato: «Grande serata, poi dammi le coordinate per il mio tavolo. Un abbraccio». Per Centemero è stata «una serata tra amici» e ringrazia il grande donatore, ormai amico, per aver partecipato, promettendogli che a breve gli avrebbe mandato tutto.

Parnasi è talmente in sintonia con i colonnelli di Salvini, che propone un amico, avvocato, per dare una mano al partito su Roma. «L’ho presentato un paio di mesi fa a Matteo», scrive a Centemero, «ci può dare una mano seria a Roma per far crescere il partito, dovremmo dargli seguito, senti tu Matteo e magari lo presentate al federale di Roma?». «Certamente», accoglie la segnalazione Centemero, che lascia la sua mail per ricevere il curriculum. «Un matto» appassionato, lo definisce Parnasi. «Se non sono matti non li vogliamo», rilancia il leghista. «Per vincere ci vuole gente motivata», lo saluta Parnasi.

Arriviamo così a fine marzo 2018. Uno degli ultimi messaggi via chat riguarda L’Espresso: «Ho letto», scrive il leghista, «dalle firme dei giornalisti ho capito chi è l’informatore, ma uscendo a Pasqua farà poco rumore». «Ne sono convinto. Un grande abbraccio e auguri veri. Luca». Nonostante le festività, il clamore c’è stato. Sulle donazioni segrete di Parnasi all’associazione leghista si sono accesi i riflettori della procura, che le ritiene illecite. Non siamo la vecchia politica dei palazzi, ripete spesso Salvini alla sua folla. Sarà. Ma come ai tempi della prima Repubblica non disdegnano i finanziamenti dell’aristocrazia palazzinara.

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