Beniamino Gavio, secondo concessionario autostradale dopo Autostrade-Atlantia (Benetton), ha di che festeggiare. Il crollo del viadotto sulla A6 Torino-Savona, gestita dal suo gruppo, non ha avuto le conseguenze catastrofiche del ponte Morandi di Genova: 43 morti il 14 agosto 2018.
Eppure la pubblicità non è delle migliori, nonostante l'anno scorso il gruppo di Castelnuovo Scrivia (Alessandria) avesse portato a termine un check-up ingegneristico delle infrastrutture in gestione prima di fare entrare il gruppo francese Ardian nel capitale con una cessione parziale del controllo pagata 850 milioni di euro.
In attesa di capirne di più sulle ragioni del nuovo incidente, se incidente si può chiamare, va ricordato che Gavio ha vinto una gara in Brasile (oltre 400 chilometri di tracciato fra gli stati di Goiàs e Minas Gerais) e attende di sapere come andrà la gara su alcune delle sue concessioni scadute (Torino-Piacenza, Torino-Ivrea, tangenziale di Torino) per circa 2 miliardi di euro.
Le gare vinte con la controllata EcoRodovias in America del Sud hanno fatto della holding alessandrina Argo Finanziaria il secondo gestore autostradale al mondo (4539 chilometri), dietro Atlantia-Abertis (14095 chilometri).
Sullo sfondo rimane l'indecisione dei politici che negli ultimi vent'anni hanno lasciato sempre più spazio ai concessionari privati con tariffe in crescita automatica e controlli spostati fra Anas e Ministero delle infrastrutture.
I risultati si vedono nelle immagini dei crolli dalla Sicilia all'Italia settentrionale e anche i grandi successi dei nostri imprenditori autostradali all'estero sono resi possibili da una situazione molto italiana dove il concessionario può realizzare gli interventi con società edili di sua proprietà.
È il sistema del controllore-committente di se stesso. Funziona benissimo per il conto economico. Molto meno per la sicurezza stradale.