

La mediatrice Ferragù, finora, era citata nelle carte dell’istruttoria sul prestito-scandalo come la misteriosa “consulente” che il 22 settembre 2018 ha «segnalato e presentato il senatore Siri al direttore generale della Banca Agricola Commerciale (Bac) di San Marino», Marco Perotti, anche lui veronese. Un ruolo segnalato solo ai vertici della Bac, che si somma alla lunga serie di anomalie accertate dalle stesse autorità di San Marino (che hanno trasmesso gli atti alla procura di Milano) su quel «finanziamento irregolare» al politico italiano. L’intermediaria veronese non lavora nel mondo delle consulenze bancarie: risulta soltanto consigliere d’amministrazione e socia, al fianco dei genitori, di un’unica azienda di famiglia, che vende prodotti e macchinari per la lavorazione del marmo. Gli inquirenti milanesi volevano capire, dunque, che legami avesse con i protagonisti dell’affare e perché proprio lei è riuscita a fare da tramite tra l’allora vice-ministro della Lega e la banca di San Marino. Lei ha fornito le sue spiegazioni come persona informata dei fatti. E ha chiuso l’incidente della perquisizione prima di sera. L’indomani, ha ricominciato a pubblicare le sue foto sui social. Da Mosca. Il commento d’esordio, firmato da un’amica russa, balza agli occhi: «Welcome to Moscow, ciao Domenica». Seguono le immagini della centralissima Cattedrale di Cristo Salvatore, a due passi dal Cremlino.

In quei giorni in Italia tutti i mezzi d’informazioni parlano degli scoop de L’Espresso su Mosca: i viaggi del consulente leghista Gianluca Savoini, la trattativa con i russi per finanziare segretamente il partito di Matteo Salvini, l’audio dell’incontro-chiave registrato nell’ottobre scorso all’hotel Metropol, le indagini aperte dai magistrati di Milano. Il 31 luglio le agenzie di stampa annunciano che il senatore Siri, già indagato per corruzione in Sicilia, è a sua volta sotto inchiesta anche a Milano con l’accusa di autoriciclaggio, proprio per il prestito anomalo di San Marino. A quel punto la mediatrice perquisita fa sparire da Internet foto e commenti di benvenuto a Mosca.
A Verona intanto un imprenditore stimato, titolare di una società di servizi che lavora per varie industrie, vive ore d’ansia. Ha riconosciuto Domenica Ferragù nel ritratto, anonimo, pubblicato da L’Espresso la domenica prima del blitz della Finanza. Ed è molto preoccupato. L’uomo è amico di famiglia dei Ferragù. Nel 2018 ha creato una società-satellite per sviluppare brevetti innovativi nel settore del marmo. La nuova impresa ha bisogno di soldi per avviare l’attività. E Domenica Ferragù, come racconta lo stesso imprenditore, si è offerta di trovargli un primo finanziamento di 50 mila euro. Alla Bac di San Marino, naturalmente.
L’apertura di credito, realizzata attraverso un fido bancario per attività d’impresa, risulta concessa nell’agosto 2018, poche settimane prima del via libera ai 750 mila euro senza garanzie incassati dal senatore Siri. Quindi l’imprenditore di Verona riceve regolarmente, attraverso la sua società capogruppo che controlla anche la nuova azienda, proprio e soltanto i 50 mila euro che si aspettava. Per ottenerli però, non essendo un potente politico della Lega, ha dovuto firmare una fideiussione: è l’intero patrimonio personale dell’interessato, che possiede diversi immobili in città e provincia, a garantire alla banca la restituzione dei soldi. Solo qualche mese dopo, quando scoppia il caso Siri, l’imprenditore scopre che il fido stanziato della Bac ammonta in realtà a 200 mila euro. Il quadruplo del previsto. Il conto è stato svuotato in pochi giorni. E almeno 77 mila euro risultano finiti alla famiglia Ferragù. Che doveva entrare nella nuova società con lui, ma non è chiaro se abbia poi concluso l’affare: proprio Domenica stava trattando un’intesa preliminare per l’acquisto di una quota, ma almeno per ora l’operazione non risulta registrata nelle visure societarie. A quel punto l’imprenditore s’infuria, si sente preso in giro, si sfoga con gli amici più fidati. E poi rompe gli indugi: manda una letteraccia alla Bac, dove comunica che vuole chiudere tutti i rapporti con la banca, per cui ritira la sua fideiussione. Basta affari con i Ferragù e con San Marino.
Negli stessi mesi gli ispettori della Banca Centrale stanno indagando, con l’Agenzia anti-riciclaggio (Aif), sui rapporti tra Siri e la Bac. È l’istruttoria, rivelata da l’Espresso due settimane fa, che ha spinto le autorità di vigilanza a dichiarare fuorilegge («in contrasto con i principi di sana e prudente gestione» del credito) e denunciare alla magistratura il prestito da 750 mila euro incamerato da Siri. E un altro mutuo decennale di 600 mila ottenuto da un barista milanese, suo ex partner d’affari e militanza politica. Nel rapporto finale, gli ispettori di San Marino rimarcano che i documenti bancari risultano addirittura «alterati, nascosti o cancellati», con «omissioni e soppressioni di dati e nomi». Eppure la Bac non segnala nemmeno allora il terzo prestito, collegato alla stessa consulente di Verona già registrata per il suo ruolo nel caso Siri.
Nelle pratiche per quei 200 mila euro, di cui finora s’ignorava l’esistenza, viene evidenziato solo il nome dell’imprenditore veronese che ha fondato la nuova società (e ha dato la fideiussione) oltre alla ditta dei Ferragù che ha poi ricevuto il grosso dei soldi. Di questa, viene identificato il presidente e rappresentante legale: il padre di Lady Lega. Ma solo in una nota interna, tenuta riservata, si legge che sua figlia si chiama Domenica. E nessuno segnala agli ispettori che è la stessa persona che ha trattato il prestito, ormai incriminato, al senatore Siri. Le autorità di vigilanza scoprono il fido da 200 mila euro solo grazie a una recentissima segnalazione degli inquirenti. Che spinge la Banca Centrale a ordinare una nuova «ispezione cartolare» sulla Bac di San Marino. Dedicata proprio a questo terzo prestito. Targato ancora una volta Ferragù e quindi collegato a Siri.
La consulente di Verona ha sicuramente rapporti molto stretti con il senatore della Lega. Le conferme più vistose arrivano dalla galleria di foto che lei stessa ha pubblicato sui social. Domenica Ferragù è al fianco di Armando Siri in vari incontri mondani. Una foto scattata nei giorni del festival di Sanremo la immortala con il senatore, il suo segretario politico (ora indagato con lui) e il direttore e conduttore Claudio Baglioni. Armando Siri, che è nato a Genova, lavora a Milano e fa politica a Roma, sembra di casa anche a Verona. Un’immagine lo ritrae con Domenica in un ristorante stellato, vicino all’antico teatro romano, per la cena di compleanno di Angela Damigella, candidata della Lega al Senato in Sicilia alle politiche del 2018: le stesse elezioni che hanno spalancato a Siri le porte di Palazzo Madama. La consulente di Verona e la candidata dell’isola pubblicano varie foto insieme anche in Sicilia. Dove Angela Damigella è imprenditrice nello stesso settore dell’amica Domenica: è socia di un’industria di famiglia per la lavorazione del marmo, con un capitale sociale di oltre 11 milioni di euro, che ha una delle filiali in provincia di Verona. L’azienda si chiama Mondial Granit spa: la candidata della Lega, oltre ad esserne azionista con altri familiari, ha il mandato specifico di rappresentare la società «di fronte alle pubbliche amministrazioni».
Le due impreditrici del marmo, nei loro profili sul web, manifestano un aperto sostegno alla Lega di Salvini. Ma non fanno alcun cenno alle disavventure giudiziarie del senatore Siri, che in aprile è stato costretto a lasciare la poltrona di sottosegretario perché indagato proprio in Sicilia per corruzione. Si tratta della presunta tangente di 30 mila euro promessa al politico in cambio di un emendamento a favore di un imprenditore arrestato per mafia, su cui ora indaga la Procura di Roma.
Oltre che in Sicilia, Domenica Ferragù vola spesso anche all’estero. A Verona ha parlato a più persone dei suoi «viaggi d’affari in Russia», senza entrare nei dettagli. Le sue foto sui social documentano altre missioni di lavoro in vari paesi di lingua araba, soprattutto in Egitto. In questi giorni, quando è volata a Mosca dopo la perquisizione, è stata accolta da un’amica russa che non ha badato a spese per la sua ospite italiana, con cene in ristoranti di lusso e serate al teatro Bolshoi. Però l’azienda di famiglia, chiamata Ferragù abrasivi srl, ha un capitale sociale versato di soli 2.500 euro e in questi anni ha attraversato periodi molto difficili. A carico del padre rimane iscritto un pignoramento del 2015 a favore di una banca di Verona. Il genitore e sua figlia, che guidano l’impresa di famiglia, non risultano oggi proprietari di alcun immobile. I telefoni fissi dell’azienda sono staccati o disattivati, sia nella sede legale che negli uffici operativi. Funziona solo l’indirizzo email.
A San Marino gli ispettori della Banca centrale, che dopo aver chiuso la prima istruttoria sui soldi a Siri ora continuano a indagare sul prestito che coinvolge Lady Lega, stanno scoprendo strani parallelismi nelle rispettive pratiche, che fanno pensare a un unico pacchetto con tre regali. Nel caso del senatore la Bac è accusata, tra molte altre anomalie, di aver «omesso di registrare il fallimento» della società milanese che nel 2014 ha costretto Siri a patteggiare una condanna per bancarotta fraudolenta. Un crack aziendale inserito negli atti con sospetto ritardo, quando il prestito senza garanzie era ormai autorizzato. Con la nuova istruttoria, nelle carte dei 200 mila euro collegati a Lady Lega non è stata trovata traccia, almeno per ora, di altri due fallimenti. Il primo ha colpito una società creata da un fratello, Davide Ferragù, sempre per sviluppare nuovi macchinari per il marmo: anche lui è socio (non amministratore) di un’unica altra azienda, la stessa ditta di famiglia che risulta aver beneficiato di una parte dei soldi di San Marino. Il secondo fallimento, dichiarato nel 2018 dal tribunale di Verona, riguarda un’altra impresa del settore del marmo, fondata nel 2009: tra gli azionisti spunta un socio dell’imprenditore veronese ora infuriato, quello che firmò la fideiussioneper il fido prima di litigare con Lady Lega e la banca di San Marino
Nelle carte dei 200 mila euro, inoltre, il nome di Domenica Ferragù è stato scoperto a sorpresa dagli inquirenti, nel silenzio della Bac. E la stessa banca di San Marino è già accusata di aver «omesso» un altro nome: Marco Luca Perini, il capo della segretaria politica di Siri. L’ispezione ha accertato che fu lui a caldeggiare il prestito di 600 mila euro concesso ai baristi amici del senatore. Ma anche sui 750 mila euro incassati personalmente da Siri gli ispettori evidenziano omissioni e atti fuorvianti: nella risposta alla Banca Centrale, la Bac scrive che «il senatore della Lega è stato presentato da un primario imprenditore italiano conosciuto dal direttore generale», il banchiere veronese Marco Perotti, oltre che da un politico di San Marino, di cui non fa il nome. L’indagine ispettiva ha poi accertato che il «primario imprenditore» era Lady Lega: «la consulente Domenica Ferragù».
Ora l’affare dei 200 mila euro rischia di precipitare. L’imprenditore veronese infuriato, infatti, nei giorni scorsi ha confidato a persone a lui vicine di aver deciso di vendere tutte le sue quote della nuova società alla famiglia Ferragù. E di aver già incontrato proprio Domenica per formalizzare l’accordo e fissare il rogito. A San Marino però risulta che l’affare possa essere complicato dalla scadenza del prestito: la Bac avrebbe imposto di ripianare lo scoperto entro un anno dalla concessione del fido. Il termine, dunque, dovrebbe scadere a giorni.
Domenica Ferragù non ha risposto all’email inviatale da l’Espresso all’indirizzo dell’azienda di famiglia per offrirle la possibilità di chiarire la sua posizione e fornire tutti gli opportuni chiarimenti.
Il senatore leghista Armando Siri ha ottenuto da una banca di San Marino un prestito anomalo di 750 mila euro senza alcuna garanzia. A Milano e San Marino si indaga anche su altri 600 mila euro incassati da una società raccomandata dal segretario del politico