Nel giugno 2005 è stato creato un trust per schermare i reali beneficiari del conto a Lugano. Proprio pochi giorni prima che entrassero in vigore le nuove norme sulla tassazione dei depositi in Svizzera intestati a cittadini Ue. Tra gli amministratori della società caraibica anche una fiduciaria coinvolta in indagini sull'evasione fiscale internazionale

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La grande banca internazionale, lo studio legale del Liechtenstein, la società di servizi alle Bahamas, i contabili delle British Virgin islands: tutti al servizio del tesoretto di famiglia di Attilio Fontana. I documenti che l'Espresso ha potuto consultare, e pubblicati qui, dimostrano che il conto svizzero da 5 milioni di euro intestato alla madre del presidente della Lombardia ha ricevuto per anni un trattamento di prim'ordine, da hotel di lusso della finanza offshore.

Le carte che arrivano dai Caraibi mal si conciliano con il racconto del politico leghista, che nei giorni scorsi ha descritto quei soldi come una sorta di salvadanaio dimenticato in soffitta, un conto «non operativo da decine di anni, almeno da metà degli anni Ottanta».

In realtà il deposito all'Ubs di Lugano, su cui Fontana ha avuto fin da subito una delega a disporre operazioni, risale al 1997.

La svolta arriva nel 2005, quando entra in scena il trust Montemellon valley delle Bahamas, che di fatto serve da schermo per coprire il reale proprietario di quel patrimonio, cioè Maria Giovanna Brunella, la mamma, una dentista in pensione, dell'allora presidente del consiglio regionale lombardo. Quest'ultimo viene designato come erede beneficiario del trust. Di fatto quei soldi non si spostano dalla Svizzera, restano in deposito all'Ubs, ma dal giugno 2005 battono bandiera delle Bahamas, paradiso fiscale tra i più impenetrabili al mondo.
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Come si spiega questa manovra? Per quale motivo Fontana e sua madre, che all'epoca aveva 82 anni, salgono a bordo del trust con base ai Caraibi? Su questo punto, come su molti altri, il presidente della Lombardia ha fin qui preferito glissare. Per capire quello che è successo possiamo allora partire da una data, il primo luglio del 2005. Quel giorno entra in vigore un accordo per certi aspetti storico tra la Svizzera e la Ue. Per la prima volta i conti dei cittadini dell'Unione aperti nelle banche elvetiche vengono sottoposti a una qualche forma di tassazione alla fonte. In pratica sono gli stessi istituti di credito a prelevare un'imposta del 15 per cento, la cosiddetta euroritenuta, sui rendimenti delle obbligazioni intestate a persone fisiche.
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Salutata come una grande vittoria contro l'evasione fiscale, la nuova legge si rivela ben presto un flop. Migliaia di conti aperti nelle banche svizzere emigrano verso altri centri offshore e l'identità degli intestatari dei depositi viene schermata con trust o società di comodo schivando così la tagliola delle tasse. È andata così anche per il tesoretto della famiglia Fontana? In mancanza di conferme ufficiali non si può che notare la coincidenza di tempi. I documenti ufficiali confermano infatti che il Montmellon Valey trust è stato costituito il primo giugno 2005, esattamente un mese prima dell'entrata in vigore delle nuove norme sull'euroritenuta.

La filiale delle Bahamas di Ubs trustee si è occupata della registrazione della nuova entità giuridica. La gestione invece era affidata a un consiglio di tre membri: una società che fa capo a Ubs, la Corpboard ltd delle Isole Vergini britanniche, un'altra società di servizi del Liechtenstein, la Domar board services, e Herber Oberhuber, un avvocato in forze allo studio legale Marxer & partner, anche questo con sede nel principato del Liechtenstein.
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Il nome Corpboard è più volte comparso negli anni scorsi in indagini che riguardano l'evasione fiscale internazionale. In particolare, già nel 2012, un'inchiesta della magistratura tedesca aperta dopo l'acquisto di un cd rom con i dati di migliaia di clienti Ubs ai Caraibi, aveva per la prima volta illuminato il ruolo di Corpboard nella gestione di trust ai Caraibi. Anche lo studio Marxer and partner vanta una lunga consuetudine di rapporti con Ubs. In particolare, nel caso del deposito della famiglia Fontana all'Ubs, era stata costituita una fondazione nel Liechtenstien, la Obbligo Familienstiftung, con il ruolo di trustee, cioè di gestore del trust Montmellon Valley. Nel 2010, come rivelano i documenti ufficiali, escono di scena Corpboard e Oberhuber e nel board del trust entra Peter Marxer, titolare dell'omonimo studio di Vaduz.
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Lugano, Liechtenstein, Bahmas: è questo il triangolo magico che per una decina di anni ha nascosto al fisco italiano il tesoretto intestato alla madre del presidente lombardo. Fino a quando, in seguito alla morte della mamma, nel giugno del 2015 Fontana eredita il patrimonio di famiglia e tre mesi dopo decide di regolarizzare la sua posizione grazie alla voluntary disclosure varata dal governo di Matteo Renzi.
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Il trust diventa una scatola vuota e a gennaio del 2016 viene liquidato. Il conto svizzero, nel frattempo intestato all'Unione fiduciaria, diventa visibile all'Agenzia delle Entrate. Tutta la storia sarebbe rimasta un segreto ben custodito negli archivi dell'Ubs, se a maggio Fontana non avesse deciso di prelevare 250 mila euro proprio da quel conto di Lugano per rimborsare il cognato Andrea Dini dei mancati introiti della vendita dei camici alla regione Lombardia.

Un'imprudenza grave che rischia di chiudere per sempre la carriera politica del governatore leghista.

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