Fincen Files, indagato l'oligarca padrone del centro storico di Siena

Igor Bidilo, il re del petrolio che ha investito decine di milioni in Toscana, è sotto inchiesta in Italia e Svizzera. Le accuse: riciclaggio, falso e frode fiscale. Al centro del caso la società offshore segnalata dall'inchiesta dell'Espresso con il consorzio Icij

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Lo zar di Siena è sotto inchiesta per riciclaggio. Un'indagine che promette di far luce sulla rete di società offshore che protegge i tesori dell'oligarca innamorato della splendida città toscana.

Igor Bidilo è un miliardario, nato in Kazakhstan ai tempi dell'Unione Sovietica, che ha fatto i soldi in Russia con il petrolio e oggi guida il ricchissimo gruppo energetico Atek. Grande ammiratore delle città d'arte italiane, in questi anni ha fatto incetta di imprese e locali simbolo di Siena: bar, gelaterie e ristoranti in piazza del Campo, sede del famoso palio, e in altre zone del centro storico; una tenuta agricola per coltivazioni biologiche sulle colline; e una decina di società che controllano marchi storici, come la pasticceria Nannini. Bidilo in Italia controlla altre proprietà di lusso a Roma e, tramite una società cipriota, a Milano. A Siena ha assicurato, in un'intervista a La Nazione, di aver sempre fatto «affari alla luce del sole», senza «scatole cinesi o paradisi fiscali». Domenica scorsa l'Espresso ha però rivelato Bidilo possiede una società offshore, Somitekno Ltd, con sede nel paradiso fiscale delle Isole Vergini Britanniche, che è al centro di operazioni bancarie giudicate «sospette» per cifre pesanti: circa 180 milioni di euro.

[[ge:espresso:inchieste:1.353350:image:https://espresso.repubblica.it/polopoly_fs/1.353350.1600424881!/httpImage/image.jpg_gen/derivatives/articolo_480/image.jpg]]A documentarlo sono i Fincen Files, nome in codice dell'inchiesta giornalistica internazionale sulle centrali del riciclaggio di denaro sporco, che sta provocando reazioni in tutto il mondo. Da domenica 20 settembre più di 400 cronisti, dopo sedici mesi di lavoro di squadra, stanno pubblicando su 110 testate di 88 nazioni centinaia di articoli che svelano come vengono nascoste, ripulite e reinvestite enormi ricchezze, accumulate nei paradisi fiscali da una specie di super casta globale: oligarchi russi vicini a Putin, ex ministri e manager di Trump, affaristi turchi protetti dal presidente Erdogan, imprenditori di regime del Venezuela, dittatori africani e asiatici, trafficanti di droga e armi, super evasori fiscali, criminali di tutti i continenti. L'inchiesta si basa su documenti riservati del Fincen, l'agenzia anti-riciclaggio statunitense, ottenuti da BuzzFeed News e condivisi con il consorzio Icij, rappresentato in Italia dall'Espresso.

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Dopo la pubblicazione del primo articolo su Bidilo, un giornalista di Le Soir (che fa parte del consorzio Icij) ha scoperto che l'oligarca del petrolio è finito sotto inchiesta, in Svizzera e in Italia, proprio per quella offshore segnalata dall'Espresso. Con accuse di riciclaggio internazionale di denaro sporco, che si allargano ad altre società collegate. L'indagine su Bidilo è stata aperta dalla Procura di Siena, che ha chiesto ai giudici di Ginevra di acquisire le carte dei conti svizzeri della Somitekno e di un'altra consociata. I magistrati elvetici hanno accolto la richiesta e, di loro iniziativa, hanno allargato il campo: hanno ordinato a diverse banche di consegnare tutti i conti di altre cinque società estere. A quel punto Bidilo ha ricevuto un avviso di garanzia e ha fatto ricorso, con l'avvocata Blaise Stucki, per bloccare l'invio degli atti in Italia. Ma il tribunale federale svizzero, il 28 maggio scorso, ha dato ragione ai procuratori di Siena e Ginevra. Nella sentenza, scritta in francese, si legge che «i fatti descritti dai magistrati italiani corrispondono ai reati, puniti anche dal codice penale svizzero, di frode fiscale, falso e riciclaggio (“blanchiment d'argent”)».

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La richiesta originaria dei pm di Siena (in gergo, rogatoria) riguardava operazioni bancarie per 11 milioni e mezzo di euro. Riassumendo quei primi dati dell'indagine toscana, il tribunale elvetico scrive che la Somitekno e l'altra società estera di Bidilo avrebbero organizzato un giro di bonifici, tra il 2015 e il 2017, in modo da «impedire la ricostruzione dell'origine dei capitali inviati in Italia». E nascondere «i legami tra i gestori dei conti svizzeri e i responsabili delle società italiane». Il miliardario, inoltre, avrebbe utilizzato «documenti contraffatti» e «contratti simulati» per «evadere le tasse in Italia». La sentenza svizzera approva in toto l'indagine toscana, ricostruendo in particolare un flusso di 10 milioni, usciti dalla Svizzera e incassati dal gruppo di Siena: a mandare i soldi in Italia è una società di Cipro, che però li ha appena ricevuti da una offshore delle Isole Vergini, a sua volta finanziata dalla Somitekno. Tre bonifici con la stessa cifra, eseguiti lo stesso giorno, che per il tribunale sembrano servire proprio a mascherare la provenienza del fondi, «utilizzando tecniche caratteristiche del riciclaggio».

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Le carte bancarie delle altre cinque offshore, quelle scoperte a Ginevra, allargano il caso. Il tribunale spiega che la Somitekno, solo nel 2016, ha incassato 140 milioni di dollari. E ne ha girati almeno 107 alla seconda offshore, quella che, passando da Cipro, mandava i soldi a Siena. Nei Fincen Files compaiono però altri bonifici che le stesse banche dichiarano sospetti, tra la Somitekno e due offshore ancora sconosciute ai magistrati, per 191 milioni di dollari.

Ai giudici svizzeri, la difesa di Bidilo ha dichiarato che tutti i capitali delle offshore sono «utili aziendali», regolarmente distribuiti dalle società operative che gestiscono gli affari petroliferi. E ha chiesto almeno di limitare il caso alla richiesta iniziale, definendo «sproporzionato» l'invio a Siena dei conti delle altre cinque offshore. Il tribunale però ha rigettato entrambe le obiezioni, condannando gli indagati a pagare 10 mila franchi svizzeri di spese processuali.

Raggiunto al telefono da un cronista della testata estone Ekspress, che fa parte del consorzio e parla russo, Bidilo si era detto disponibile a un incontro, annunciando di voler «spiegare tutto, carte alla mano». Poi però l'ha disdetto. E la sua avvocata svizzera ha risposto ai giornalisti di Icij che «Bidilo non intende commentare» i Fincen Files.

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