Cinque società del settore si sono assicurate un appalto da 25 milioni per contattare 26 mila sanitari iscritti alla campagna anti-Covid. Un lavoro strapagato che forse Regioni e Asl potevano fare gratis. Ecco chi ha vinto l'appalto, dal sindaco di Venezia Brugnaro a un ricchissimo imprenditore cresciuto fra i pupilli di don Giussani

Un medico riceve una telefonata da Catania da parte di un’agenzia interinale milanese per sapere se è disponibile a vaccinare i cittadini di un’azienda sanitaria calabrese. Sembra l’inizio di una barzelletta ma, se lo è, richiede forti anticorpi di umorismo nero. A partire dal 4 gennaio il commissario straordinario all’emergenza pandemica, Domenico Arcuri, ha incaricato le principali agenzie per il lavoro (Apl, in sigla) di selezionare il personale necessario alla campagna anti-Covid, quella dei 1500 gazebo a forma di primula progettati dall’archistar Stefano Boeri.

Non è un vero e proprio reclutamento come le Apl sono abituate a fare. L’appalto da 534 milioni di euro, 25 milioni dei quali in diritti di agenzia, consiste nel raccogliere i nomi degli iscritti al portale (personalevaccini.invitalia.it), verificare identità e iscrizioni agli albi professionali e procedere ai colloqui telefonici con i candidati. In termini tecnici, le agenzie stanno facendo screening e non recruiting.

Alla fine, dovrebbero essere ingaggiati tremila medici per 6.538 euro mensili e dodicimila fra infermieri e assistenti sanitari per 3.077 euro. Il periodo di impegno per le vaccinazioni, con contratto in deroga al Jobs act, è proiettato su nove mesi. È questo l’intervallo calcolato ottimisticamente dal piano governativo come necessario per arrivare a una copertura soddisfacente del territorio nazionale.

Alcune sigle sindacali si sono chieste che motivo c’è di pagare le Apl per un lavoro che regioni e aziende sanitarie potrebbero svolgere gratis e in larga parte già stanno svolgendo in sostegno delle Apl. Fra i perplessi ci sarebbe anche la Ragioneria dello Stato che, però, gli uomini di Invitalia sostengono di non avere mai sentito.

L’obiettivo dichiarato dalla struttura di Arcuri, che ha tassativamente vietato alle società vincitrici ogni relazione con la stampa avocando a sé ogni comunicazione ufficiale, è di saltare a pie’ pari le sabbie mobili della burocrazia per rendere più efficiente e rapido il sistema di vaccinazione, anche se in questo momento lo stesso personale sanitario che si è offerto per vaccinare non sa se potrà completare i suoi richiami di vaccino.


Luigi Brugnaro


Invitalia propone e Big Pharma dispone. Non è colpa di Arcuri se Pfizer o Astra Zeneca hanno annunciato ritardi nelle forniture come una qualunque filiale del catasto attirandosi le ire e le minacce di azioni legali da parte del supercommissario e spingendolo a investire 81 milioni nel vaccino autarchico ReIthera..

Eppure sembra strano che, mentre si avvicina il primo anniversario ufficiale dell’invasione targata Cov-Sars-2, l’unica risposta allo sfascio della sanità pubblica sia, una volta di più, il ricorso alle società a capitale privato retribuite con fondi statali. Mentre ormai tutti dicono che bisogna tornare a investire nel pubblico con i fondi di NextGenerationEu, il messaggio è: sì, ma non adesso.

LA PREVALENZA DEL DOTTORE
Il fabbisogno di personale per la campagna di vaccinazione del mese di febbraio, stabilito da regioni e aziende sanitarie, è di 2.600 unità che stanno completando le visite mediche e saranno mandate ai presidi dai primi del mese. Al momento si sono iscritti al portale di Invitalia circa 26 mila professionisti sui 15 mila necessari e le domande si potranno presentare per tutti i nove mesi della campagna. I curricula, con la scelta delle regioni dove si vuole operare, vengono trasferiti automaticamente dal portale alle Apl e indicano una prevalenza massiccia di medici rispetto agli infermieri, più vicini alla piena occupazione. Questo richiederà una rimodulazione delle forze in campo in modo da non entrare in concorrenza con le strutture sanitarie, anche se l’inversione del rapporto numerico - per esempio, con dodicimila medici e tremila infermieri - porrebbe il problema di un esborso maggiore.

I casi di professionisti disponibili a svolgere gratis la campagna vaccinale sono messi di fronte all’alternativa di ricevere il compenso e devolverlo o di essere segnalati dalle Apl alle strutture sanitarie per il lavoro volontario attraverso il sistema automatico governato dalla struttura commissariale. Oltre a questo, le Apl scambiano dati con la struttura commissariale, sempre in automatico. Non sembra un lavoro da 25 milioni di euro. Se li chiamano tutti e 26 mila sono quasi mille euro per colpo di telefono.

LE TESTE DI SERIE
Il bando di gara, 44 pagine con il timbro della presidenza del consiglio e del supercommissario, ha visto la partecipazione di undici aziende. Il numero massimo delle vincitrici era cinque, una per macrolotto territoriale. C’era però la possibilità di associarsi con altre imprese. Così le magnifiche cinque (Manpower, Randstad, Gi group, Etjca, Umana) sono in realtà magnifiche sette grazie al sistema del raggruppamento temporaneo d’impresa (Rti) che ha unito Etjca con la romana Orienta e Umana con la filiale italiana della francese Synergie. Non è tecnicamente un subappalto ma è servito a non lasciare per strada nessuna delle maggiori Apl attive in Italia.

L’impostazione geografica del bando Invitalia non è basata sul principio della contiguità territoriale, se non per coincidenza casuale. Il caso più solare di questa bizzarria è il lotto toccato all’Umana, controllata dalla Lb holding del sindaco di Venezia Luigi Brugnaro. A Umana sono toccate Sicilia, Toscana, Abruzzo, provincia di Bolzano. Nessuno di questi territori confina con un altro anche se un medico di Marina di Massa potrebbe trovare semplice passare il confine nord per vaccinare a Lerici.

Il sistema, che assomiglia a quello delle teste di serie nei tornei di calcio, è spiegato dal bando. «Le regioni/province autonome sono state graduate in ordine decrescente in base al numero stimato di persone da vaccinare nell’ambito di ciascuna regione/provincia autonoma. La regione/provincia autonoma con il numero più alto di persone da vaccinare è stata ricompresa nell’area territoriale 1, la regione/provincia autonoma che segue nella 2, la terza nella 3, la quarta nella 4, la quinta nella 5, la sesta nuovamente nell’area territoriale 1 e così avanti».

In questo modo l’Apl prima classificata segue l’area nella quale presumibilmente dovrà essere somministrato il maggior numero di vaccini anti Sars-Cov-2. I macrolotti presentano una notevole differenza in termini di abitanti. La macroregione affidata a Manpower Italia conta 17 milioni di abitanti fra Lombardia, Emilia Romagna, Sardegna, Umbria e Valle d’Aosta. È esattamente il doppio della popolazione gestita dal Rti fra la milanese Etjca e la romana Orienta.

Sul criterio di aggiudicazione si è seguito quello dell’offerta economicamente più vantaggiosa in base del miglior rapporto qualità-prezzo. Ma nel calcolo finale del punteggio la qualità pesava per 95 su 100 e il prezzo, ossia il ribasso d’asta rispetto ai 25,4 milioni disponibili per i diritti d’agenzia, solo il 5.

Stando così le cose, e con un ulteriore limite fissato nei ricavi annui non inferiori a 50 milioni di euro, era naturale che prevalessero i colossi del settore. Manpower Italia, che la multinazionale basata a Milwaukee controlla attraverso la danese Experis, ha avuto il lotto più grande con due regioni chiave come la Lombardia e l’Emilia Romagna, più Umbria, Sardegna e Valle d’Aosta. Al secondo posto c’è un’altra società a capitale estero, la Randstad, controllata da una holding omonima in Lussemburgo, che ha conquistato Lazio, Piemonte, Liguria e provincia di Trento (12,4 milioni di abitanti).

TERRA SANTA E NOBILTÀ
Il terzo lotto (Campania, Puglia, Marche, Basilicata per 11,9 milioni di residenti) è stato conquistato da Gi Group, controllato della Scl holding di Stefano Colli Lanzi e della moglie Chiara Violini. Scl è un gigante del settore con un fatturato consolidato di 2,53 miliardi, quasi 50 mila dipendenti e centinaia di filiali in ogni angolo d’Europa, in Sudamerica, India, Russia e nella Repubblica popolare cinese.

Già docente a contratto all’università Carlo Cattaneo e oggi alla Cattolica di Milano (gestione aziendale), Colli Lanzi ha 57 anni ma ha intuito le potenzialità del lavoro interinale da quando nel 1986 seguiva don Luigi Giussani, fondatore di Comunione e liberazione, nel suo pellegrinaggio in Terra Santa insieme ad altri fedelissimi di Cl come l’imprenditore Antonio Intiglietta e Giancarlo Cesana, medico e futuro presidente della fondazione Ircss Ca’ Granda, quella del Policlinico di Milano.

Il quarto lotto è andato, come si diceva, all’Umana di Brugnaro (754 milioni di ricavi e 29 di utile nel 2019). Rieletto sindaco con il centrodestra al primo turno lo scorso settembre, Brugnaro ha affidato le sue attività e il suo pacchetto azionario al trustee (fiduciario) statunitense Ivan Anthony Sacks per separare politica e gestione d’impresa. Il patron della Reyer Venezia basket dovrà selezionare medici e infermieri in Sicilia, Toscana, Abruzzo e provincia di Bolzano per complessivi 10,5 milioni di abitanti. Il quinto e ultimo lotto (Veneto, Calabria, Friuli Venezia Giulia e Molise) è andato al binomio milanese-romano fra Etjca, controllata da Guido Crivellin, Carlo Massimo Sarni e il trust Etabeta. Orienta, associata di Etjca, è in mano a una società di persone (Givabia di Giuseppe Biazzo) con altri azionisti di spicco nel Gotha nobiliare italiano come Andrea Torlonia e i conti Giulio e Ugo Campello. La nobiltà non è interinale.