Vengono adescati nei gruppi Telegram e sulle pagine social o con modalità tradizionali di volantinaggio e passaparola. Ecco chi sono i nuovi estremisti all'italiana

«Io ho un'adorazione per Hitler, l'ho sempre avuta per il suo modo di essere deciso, solo che se lo dicevo a qualcuno pensavano “guarda questa”. Ma da quando ho saputo tutte queste cose io la notte prego a lui non prego a dio. Dormo col libro suo sotto il cuscino e devo comprare la svastica e metterla nel portafogli». Parla così Paola D., poco più che trentenne, intercettata mentre conversa con un amico. È una dei simpatizzanti dell'Ordine di Hagal, l'associazione «social-spirituale» le cui fila sono in mano al presidente Maurizio Ammendola. E come lei ci sono altri giovani, tra i venti e i trent'anni, reclutati sui canali Telegram o attraverso attività di volantinaggio e passaparola.

 

Lo ha svelato l'indagine coordinata dal procuratore di Napoli Giovanni Melillo e dai sostituti Antonello Ardituro e Claudio Onorati, che si concentra sulla rete dei suprematisti italiani. Con posizioni antisemite, filonaziste e negazioniste sapientemente diffuse da Ammendola, che gli adepti chiamano “professore” o “ariano”, e dai suoi collaboratori più stretti. La fascinazione per il Führer è tale da arrivare fino all'identificazione dell'Ordine con la struttura del Terzo Reich. In cui Ammendola ha il merito «di aver capito così profondamente Hitler da essere entrato nel suo spirito» e paragona Massimiliano M. (uno dei suoi collaboratori più stretti) a Goebbels, il ministro della propaganda in epoca nazista. Una similitudine avvalorata dal fatto che i due, emerge dall'inchiesta, stessero anche lavorando alla realizzazione di un cortometraggio.

 

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Ma per adattarsi allo spirito del tempo serve un passo in più. Per questo Ammendola e Massimiliano M. cercano persone da reclutare sui canali Telegram. Uno è “Ioaprocampania”. Lì sono venuti in contatto con Paola D., colmando le sue lacune storiche con teorie revisioniste. «Lo ha spiegato talmente bene che anche chi non ha studiato capisce quello che ha detto», racconta Paola all'amico nella conversazione intercettata. Aggiungendo di aver ricevuto da Ammendola «troppi dettagli» per considerarlo solo un complottista. Nei gruppi Telegram, l'Ordine di Hagal fa leva sull'insofferenza dei membri alle misure per contrastare l'epidemia. Poi, conquistata la fiducia degli interlocutori, passa alle conversazioni telefoniche. In una di queste Ammendola non fa mistero delle sue convinzioni antisemite e revisioniste: «Io pensavo che almeno sei milioni li avevano tolti da mezzo sti bastardi, invece neanche quelli. All'inizio fui incazzato con Hitler, poi ho capito perché non avrebbe mai potuto pensare di farlo. Sapeva che non sarebbe stata la soluzione, come oggi io so che non è la soluzione, perché è tutta una questione divina, di luce e tenebre, di bene e di male».

 

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Per reclutare giovani adepti esiste anche una pagina Facebook, “Assistenti costituzionali”, affiancata da un altro canale Telegram con lo stesso nome. Utile, secondo il creatore Massimiliano M., ad attrarre «persone che stanno contro il sistema, borderline», rimanendo però nell'alveo della normalità. «Ho scelto quel nome per farli entrare a livello di Hagal, che è molto più in alto della Costituzione». All'interno vengono caricati contenuti antisionisti e omofobi, per quanto Ammendola e i collaboratori cerchino di non spaventare i futuri discepoli con temi troppo divisivi. Il loro fine, infatti, è stimolare gli adepti per «non dare loro delle risposte, ma domande e ricerche da approfondire». Partendo dal presupposto che serva un sottile lavoro «nell'intimo della loro mente e della loro psiche» per decostruire certezze lunghe una vita. Oltre il velo, però, la visione del mondo promossa dall'Ordine di Hagal è radicale, razzista, omofoba, maschilista. Lo dimostra un video sulla loro pagina Facebook, in cui una donna in tacchi a spillo tira calci e pugni al sacco da boxe, mentre un uomo seminudo si dimena sferrando piccoli colpi. A commento delle immagini hanno scritto: «Per migliaia di anni le nostre donne hanno portato ben presto in braccio i loro figli. Ora, nel tentativo di conformarsi e di competere con una cultura aliena, negano i loro istinti e doveri naturali».

 

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Accanto all'indottrinamento attraverso la rete, Ammendola e Massimiliano M. sfruttano anche metodi più convenzionali. «Ho il volantino tuo che sto facendo proselitismo», dice M. in una telefonata. Poi aggiunge: «Secondo me, l'opzione proprio a passaparola, uno per uno, vedere prima bene tre o quattro volte le persone con cui interagiamo, io la trovo vincente come cosa, perché ti dà il tempo di coltivare il rapporto».

 

Finalizzato a raggiungere l'obiettivo principale, far aderire giovani reclute all'Ordine. E l'elenco del materiale sequestrato ad Ammendola lo dimostra. Tra gli oggetti trovati, oltre a decine di libri e opuscoli inneggianti al nazismo e oggettistica nostalgica, ci sono infatti quattro domande di ammissione all'associazione, intestate a ragazzi tra i 20 e i 35 anni. Compare il nome di Giacomo A., proveniente dalle fila di Casapound, che dalle indagini risulta essere uno degli invitati alla cena «con un gruppo di nazionalsocialisti» organizzata da Ammendola per festeggiare il compleanno di Hitler. In un ristorante nella provincia di Avellino in cui Ammendola si reca con il figlio e una torta acquistata per l'occasione. E proprio con Giacomo A., Ammendola si lascia andare a quei proseliti che tanto ricordano le conversazioni con Paola D. «Io ho prospettive operative per mettere in ginocchio il sistema, basta poca gente, ci vuole coerenza volontà e ardimento. Serve il legame con la divinità e bisogna spostare l'asticella più avanti. Non siamo mossi dal corpo ma dallo spirito, da una volontà superiore a loro. Gli altri non possono nemmeno vederti, nemmeno toccarti, se non glielo dai tu il consenso».

 

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Oltre a Giacomo A. c'è un'altra giovane, Martina U. Ammendola e collaboratori la definiscono «una buona allieva» e «pura e onesta». A lei, rivelano le intercettazioni, è stato affidato anche un altro compito oltre a quello di ricerca sulle teorie gender: «Occuparsi di conserve, fermentazione e lavoro dei semi». Un incarico particolare, che potrebbe ricollegarsi al discorso che Ammendola fa a Giacomo A. per spiegare le mosse da compiere qualora i vaccini diventino obbligatori. «Abbiamo cominciato a creare strutture, diciamo, della sopravvivenza, ci sono terre dove stiamo piantando per la sussistenza alimentare, abbiamo preso accordi con contadini e altri proprietari terrieri che ci danno disponibilità di prodotti e di terre da lavorare», gli spiega. Coltivare la terra pare sia uno dei tanti interessi del presidente dell'Ordine di Hagal: a casa sua è stato sequestrato un numero della rivista fascista “La domenica dell'agricoltore”. E a febbraio 2021 l'associazione aveva programmato un corso di sopravvivenza, poi annullato, in un area boschiva della provincia di Capua.

 

Accanto all'attività di reclutamento e indottrinamento, i giovani vengono costantemente monitorati e «analizzati», così da valutarne al meglio potenzialità e qualità. «Poi quando viene vediamo pure che testa ha e capiamo quale compito possiamo darle», dice Ammendola riferendosi a Martina U. Il rapporto che intesse con le reclute diventa in quest'ottica quasi simbiotico, tanto da «farli andare in panico» quando si ammala e non è dunque possibile «chiedergli le cose». Lui ne è consapevole, diviso tra il desiderio di non «centralizzare» l'organizzazione e la certezza che i giovani debbano ancora «comprendere la questione dei ruoli e dei margini di azione di ognuno».

 

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Ammendola e i suoi collaboratori plasmano le menti dei loro giovani seguaci, in modo costante e sottile: «Mi possono arrestare, perquisire, quello che è più caro strappare, ma la lotta del nazionalsocialismo non la possono fermare», diceva il presidente a uno dei giovani estremisti, ventenne. Senza fare mistero della sua fascinazione per il numero 88 (per lui corrisponde al saluto “Sieg Heil”, essendo la lettera H l'ottava dell'alfabeto). E richiamando nella pagina Facebook dell'associazione gli 88 precetti di David Lane, un suprematista bianco americano fondatore del gruppo terroristico “The Order” e deceduto in carcere nel 2007, mentre scontava una pena di 190 anni. Uno dei precetti pubblicati sulla pagina Facebook dell'Ordine di Hagal, il dodicesimo, recitava: «La verità non teme l'indagine». Il lavoro degli inquirenti sta dimostrando che non è così.