Tra siti legali e illegali, slot e casino sbarcano anche su Twitch. Il nuovo studio dell’Iss mostra che i ragazzi hanno aumentato il tempo di gioco durante la pandemia. La psicoterapeuta Maria Pontillo: «Il 34% degli under 18 lo pratica quotidianamente. La fascia più critica tra i 12 e 18 anni»

Kakegurui è un termine giapponese traducibile come “pazzia per il gioco”. È anche il titolo di un manga, trasposto in anime e film e trasmesso da Netflix, che spopola tra gli adolescenti, in cui si raccontano le vicende di una scuola la cui attività principale è il gioco d’azzardo. Se il manga nasce per trattare un problema molto diffuso in Giappone, da qualche anno il fenomeno sta prendendo contorni sempre più reali anche in Italia, dove sono sempre più numerosi i giovani che si avvicinano al gioco d’azzardo, facilitati dall’ampia gamma di giochi disponibili online.

Nell’ultimo anno il mercato del gioco online è cresciuto almeno del 25%, proseguendo un trend in aumento dal 2015. Nei primi dieci mesi del 2020, si è registrato un +39% dei casinò online rispetto allo stesso periodo del 2019, con incassi ormai prossimi al miliardo di euro. Entrate quasi raddoppiate anche per il poker, che ha raggiunto i 100 milioni di euro. Ancora, le scommesse sportive online hanno incassato 997 milioni nel 2020, con un aumento del 37.5%, dato ancor più impressionante visto che i principali eventi sportivi sono stati sospesi durante la prima fase della pandemia.


Il rischio di questa corsa è che continui a crescere la popolazione patologica e che aumenti il coinvolgimento di chi si trova più a suo agio con le nuove tecnologie: giovani e adolescenti. Soprattutto se si considera che la maggior parte dei dipendenti da gioco d’azzardo sono patologici già appena maggiorenni e che per uscirne serve un lungo percorso.

«Bene o male il gioco è stato sempre presente nella mia vita, ma quando ho iniziato a nascondermi dai miei genitori per giocare ho capito che la cosa mi era sfuggita di mano. Poco più che ventenne ero già dipendente. Giocavo prima 50, poi 100, poi fino a 1000 euro al giorno», racconta Antonio, (nome di fantasia), da tre anni nei Giocatori Anonimi. «Da lì il tunnel: la mattina mi svegliavo e la prima cosa che pensavo era iniziare a giocare. Passavo giornate intere a giocare. Poi ho finito tutte le mie risorse economiche e lì il giocatore diventa un attore: mi sono inventato di tutto per recuperare soldi, intanto mi facevo debiti su debiti. Arrivavo la sera schifato da quello che avevo fatto, ma il giocatore patologico non accetta mai di esserlo». Per questo sono passati anni prima di arrivare al limite e decidere di confessare tutto alla famiglia e all’ormai ex fidanzata. «Anche quando mi hanno aperto gli occhi non lo accettavo, “smetto quando voglio” mi dicevo, ma da soli è impossibile. Inizialmente provavo vergogna, ma nel giro di pochissimo il gruppo mi ha fatto sentire a mio agio ed è iniziato il mio percorso di recupero. Con l’aiuto della mia famiglia sto finendo di pagare i debiti. Non ho mai più giocato», conclude.

Il disturbo da gioco d’azzardo rientra tra le dipendenze del nuovo millennio, quelle comportamentali. Chi ne è affetto prova un desiderio incontrollabile di giocare, soffre l’astinenza, prova assuefazione e sperimenta il gambling, sovrastimando le proprie capacità di calcolare le probabilità di vittoria e sottostimando la perdita economica. Per il Ministero della salute sono oltre 1 milione e 500mila i giocatori problematici adulti e, nonostante i divieti, quasi 150mila i minori.

Le associazioni che monitorano i disturbi legati al gioco, come Alea, AND -Azzardo e Nuove Dipendenze o Vinciamo il gioco, specificano che durante il lockdown non c’è stato uno spostamento verso l’online dei giocatori abituati a recarsi nelle sale, che anzi hanno beneficiato della chiusura dei più di 250mila punti di gioco. Ma certamente c’è stato un aumento dell’attività di chi già giocava sui siti. E tra loro ci sono soprattutto giovani. Ad esempio, dai test effettuati tra giugno e novembre 2020 attraverso il sito dell’associazione Vinciamo il gioco, risulta che il 27% delle persone problematiche o patologiche è sotto i 25 anni e che il 68% di loro arriva a giocare tra i 100 e i 1000 euro al giorno.

I risultati di una ricerca  condotta dall’Istituto Superiore di Sanità, in collaborazione con l’Istituto Mario Negri, l’Università di Pavia, il San Raffaele di Milano e l’Ispro, mostrano un significativo aumento della frequenza e dell’intensità di gioco nella parte più giovane della popolazione. Come spiega la dottoressa Roberta Pacifici dell’ISS, secondo lo studio, condotto su 6mila persone, risulta che, durante il primo lockdown, è scesa la percentuale di chi giocava su internet, dal 10% all’8%, ma che è poi risalita e ha superato la percentuale prepandemia, arrivando al 13% nella seconda fase dello studio, tra novembre e dicembre 2020. Dalla ricerca emerge che per i giovani (18-25 anni) il tempo dedicato al gioco, soprattutto scommesse sportive, gratta e vinci e slot online, è in media aumentato di un’ora al giorno.

«La dipendenza dal gioco d’azzardo è una realtà anche tra i giovanissimi: il 34% degli under 18 lo pratica quotidianamente e la fascia che sembra essere più critica è quella tra i 12 e 18 anni», afferma la dottoressa Maria Pontillo, psicoterapeuta del servizio di Neuropsichiatria per l’infanzia e l’adolescenza del Bambin Gesù di Roma, che racconta: «Negli ultimi mesi c’è stato un aumento delle richieste d’aiuto: sono arrivate segnalazioni da parte di genitori che si accorgevano che i propri figli rubavano soldi in casa o si appropriavano di nascosto delle carte di credito per scommettere online».


null
«In aumento tentati suicidi e autolesionismo tra i giovani: col Covid numeri da brivido»
18/1/2021

L’adolescente infatti non è consapevole della gravità del meccanismo in cui si trova, per cui sono gli adulti a dover cogliere i segnali di allarme e contattare servizi che possono fornire assistenza, come la mail dedicata del servizio “Io gioco” del Bambin Gesù.
Come spiega la dottoressa Pontillo, il ragazzo dipendente non è in grado di limitare il tempo che dedica al gioco e va incontro a una serie di problematiche patologiche correlate: è ansioso, irritabile, il suo umore è completamente in balia dell’esito delle scommesse. In più, spesso, al gioco si associa il disturbo del sonno, perché, per non farsi notare dai genitori, i ragazzini passano le notti chiusi nelle camerette a giocare, invertendo il ritmo sonno veglia e arrivando anche a rifiutarsi di seguire le lezioni online al mattino.

«Quello che stiamo vedendo è che nel momento in cui gli stimoli sociali, affettivi e cognitivi, così come il contatto fisico con i coetanei vengono meno, si verifica un aumento della ricerca di nuovi stimoli online e aderenza ai siti di gioco», commenta la psicoterapeuta. I ragazzi infatti iniziano a giocare o per emulazione o per la tendenza alla “sensation seeking”, la ricerca di sensazioni tipica dell’adolescenza, per cui si ha l’impulso di voler provare nuove e forti esperienze emotive senza però essere consapevoli dei rischi connessi. «La pandemia non è l’unica causa, ma sicuramente l’esposizione allo stress causato da essa e la carenza di stimoli esterni ha predisposto i ragazzi a cercare in internet una forma di gratificazione e il gioco d’azzardo può rappresentarlo», chiarisce la dottoressa.

In più la dipendenza da internet e la diffusione dei giochi pay to win, che secondo lo studio dell’ISS sono stati usati dal 39% degli under 34, possono facilmente aprire le porte al mondo dell’azzardo.
La dottoressa Pontillo riferisce che nell’ultimo anno è aumentato a dismisura il tempo che gli adolescenti dedicano all’uso dei dispositivi elettronici. Nel 67% dei casi più di 4 ore al giorno, ma c’è un 20% che passa più di 6 ore al giorno davanti a pc, tablet e smartphone. «Questo è un fattore di rischio: sia perché è dimostrato che chi ha una dipendenza è più predisposto a svilupparne altre, sia perché passare molto tempo su internet facilita il contatto con i siti che propongono gioco d’azzardo», conclude.

E l’offerta di questi siti è sempre più diversificata, tanto quella legale quanto quella illegale, promossa, nonostante il divieto di pubblicità in vigore da luglio 2019, sia sui canali sportivi sia sui nuovi media. Su Twitch, la piattaforma di Amazon che trasmette contenuti live, solitamente videogiochi ed e-sports, sono in aumento i canali di micro influencer poco più che adolescenti che si filmano e interagiscono con la chat mentre giocano d’azzardo. Il fenomeno era praticamente inesistente prima di marzo, mentre ora ha preso piede soprattutto in Italia: l’italiano è la lingua più parlata sulle chat di Virtual casinò e i canali italiani sono stati seguiti per 779mila ore nell’ultimo mese. Sono almeno una ventina i canali italiani seguiti da centinaia di migliaia di adolescenti che, a tutte le ore del giorno e della notte, guardano loro coetanei giocare a slot, poker o black jack.

C’è poi l’universo dei siti illegali che spuntano in rete, senza regolari licenze, e che oltre a violare le norme sulla pubblicità, promettono vincite più facili o richiedono meno controlli per l’iscrizione. Quasi sempre sono truffe. Se è vero che lo Stato ne ha chiusi almeno 262 tra marzo e novembre 2020, è altrettanto vero che queste operazioni rischiano di risultare vanificate dal fatto che spesso i siti possono solo essere resi irraggiungibili agli utenti, ma non definitivamente chiusi perché ospitati su server esteri. La D.I.A nella sua ultima relazione semestrale aveva evidenziato come la criminalità organizzata stesse sempre più investendo in questo settore, anche con siti per il gioco e le scommesse i cui server sono posti in Paesi off-shore. La relazione sottolinea però infiltrazioni anche nel gioco fisico e denuncia una sorta di cortocircuito “dai drammatici risvolti sociali: le mafie approfittano dei giocatori affetti da ludopatia, concedendo loro prestiti a tassi usurari”. Si genera così un circolo vizioso, in cui alla dipendenza dal gioco si somma la “dipendenza” economica dai clan”.

Tutta questa giostra ha gravi conseguenze sociali e incide sulla salute delle persone. Per questo è necessario predisporre reti di controllo sempre più efficaci e precoci e a tal fine sarebbe utile avere dati precisi sui giocatori. Di qui la denuncia di Maurizio Fiasco: «I dati ci sono, ma al momento non sono disponibili alle autorità sanitarie e questo è un vulnus democratico serio: informazioni che potrebbero essere usate per fini sanitari servono invece per creare prodotti sempre più performanti a beneficio di entità private della filiera del gioco e non dei cittadini».

LEGGI ANCHE

L'E COMMUNITY

Entra nella nostra community Whatsapp

L'edicola

Il rebus della Chiesa - Cosa c'è nel nuovo numero dell'Espresso