I documenti condivisi da L’Espresso con un gruppo di media europei svelano i contatti tra Gianluca Savoini, all’epoca stretto collaboratore di Matteo Salvini, e il magnate Konstantin Malofeev, al servizio della propaganda del Cremlino dal 2013 al 2019. E spuntano le istruzioni al parlamentare Tosato per promuovere le ragioni del regime russo

L'estrema destra europea che tratta con i russi. Un fronte sovranista internazionale, che va dalla Lega Nord di Matteo Salvini ai partiti nazionalisti e xenofobi della Germania, Austria, Olanda e altri paesi della Ue, che cerca appoggi e organizza incontri da tenere segreti con la cerchia degli oligarchi che sostengono Vladimir Putin. E poi un messaggio, con quello che appare come un programma di lavoro, un suggerimento destinato a un parlamentare italiano, il senatore leghista Paolo Tosato. Il testo che L’Espresso ha potuto leggere fa parte di documenti ottenuti dal quotidiano tedesco Suddeutsche Zeitung e condivisi con altre testate europee. Si fa riferimento a un’interrogazione parlamentare in cui si chiede al governo di Roma di sospendere le sanzioni contro la Russia varate dopo l’annessione illegale della Crimea da parte di Mosca. In calce a questo testo che risulta scritto da una collaboratrice del milionario russo Konstantin Malofeev, sostenitore di Putin, c’è una cifra: 20 mila euro. Il documento è datato 9 giugno 2016. Risulta dagli atti del Senato che in effetti Tosato il 27 giugno del 2016 ha presentato una risoluzione, la 6-00189, in cui si chiede al governo di “attivarsi in tutte le sedi competenti (...) affinché vengano immediatamente sanciti il termine e la revoca di ogni sanzione nei confronti della federazione Russa». 

 

Protagonista di molti dei documenti  a cui L’Espresso ha avuto accesso è Gianluca Savoini, l'ex portavoce di Salvini, indagato dal 2019 dalla procura di Milano con l'accusa di aver cercato di procurare finanziamenti russi al Carroccio, che è rimasto titolare di remunerate cariche pubbliche, nonostante la bufera giudiziaria, nella Regione Lombardia governata dalla Lega.

È un intrigo internazionale rivelato da una serie di documenti ottenuti dal quotidiano tedesco Suddeutsche Zeitung, che li ha condivisi con L'Espresso e altre testate europee. Si tratta soprattutto di messaggi di posta elettronica, scambiati tra il 2013 e il 2019 da politici e portaborse dei partiti più importanti della cosiddetta nuova destra europea. Tutti alla ricerca di una benedizione politica e molto probabilmente anche di soldi da Mosca. I documenti sono stati raccolti dall’organizzazione Dossier Center, finanziata dal miliardario Mikhail Khodorkovsky, oppositore del regime di Putin fuggito a Londra nel 2014 dopo aver trascorso nove anni nelle carceri russe. L'iniziativa di Khodorkovsky, con sede a Londra, si propone di perseguire e pubblicizzare le attività «corrotte e criminali» del governo di Mosca.

Le mail di Savoini consultate da L’Espresso risalgono a un periodo in cui l’avanzata russa in Ucraina era già un dato di fatto così come la prima tornata di sanzioni americane e dell’Unione europea al regime di Putin. Nel 2014, Mosca aveva proclamato l'annessione della Crimea e nel Donbass era scoppiata una guerra civile tra l’esercito di Kiev e le milizie finanziate dal Cremlino.

Il 22 dicembre 2015, Savoini scrive a un pezzo grosso della Lega, Claudio D'Amico, già parlamentare, poi destinato a diventare consigliere strategico di Salvini per gli affari esteri: «È con grande piacere che invito lei e i rappresentanti di Russia Unita (il partito di Putin, ndr) al meeting internazionale di Milano». Un evento che poi si tenne effettivamente a Milano il 28 gennaio 2016 e vide riuniti i leader dei più importanti partiti populisti europei.

Savoini elenca i partecipanti nella sua mail a D’Amico. «Saranno presenti- scrive - Marine Le Pen (FN), Heinz-Christian Strache (Fpoe) e gli altri leader dei partiti che insieme alla Lega Nord costituiscono il gruppo parlamentare a Bruxelles. Prevediamo la possibilità di fare un tavolo chiuso al pubblico che tratterà della situazione internazionale»». Marine Le Pen è ancora oggi alla guida dell’estrema destra francese, mentre l’austriaco Strache, già vicecancelliere, ha annunciato il suo ritiro dalla politica nell’ottobre del 2019 e l’anno scorso è stato condannato per corruzione. Ai primi di gennaio del 2016, Savoini allarga l'invito all'ideologo russo Alexander Dugin, un ultrà di Putin, contrattato attraverso sua figlia Daria. Il portavoce di Salvini le fa notare che «ovviamente terremo sotto silenzio la partecipazione di Dugin: ne abbiamo informato solo Le Pen e Strache».

Pochi giorni dopo il quotidiano inglese “The Telegraph”, storicamente vicino al partito conservatore britannico, pubblica un articolo clamoroso su presunti finanziamenti di Mosca ai partiti sovranisti come La Lega, che in quel periodo attaccano dall'interno l'Unione europea. A quel punto Savoini scrive direttamente a Dugin: «Caro Alexander, la Lega Nord e il suo gruppo nel Parlamento europeo sono sotto attacco della stampa globalista e filoatlantica. Parlano di finanziamenti russi alla Lega Nord. Noi sappiano che non è vero, ma dobbiamo evitare presenze ufficiali all'incontro: il partito di Wilders ha richiesto ufficialmente che non ci siano personalità russe. Konstantin ha telefonato a Marine? Così possiamo organizzare un incontro in un hotel, non in pubblico».

Kostantin, come si ricava da altre email spedite anche a lui personalmente, è Malofeev, l'oligarca russo ultra-nazionalista che sostiene da anni il partito di Putin e finanzia la destra integralista ortodossa attraverso la sua ricchissima fondazione intitolata a San Basilio il Grande.

L'ex banchiere Malofeev

Da notare che, due anni dopo aver affermato che la storia dei soldi russi era una bugia inventata dalla «stampa globalista», nell'ottobre 2018 lo stesso Savoini ha poi partecipato al famoso incontro all'hotel Metropol di Mosca, con tre emissari russi tra cui un ex manager di Malofeev, per trattare un maxifinanziamento alla Lega attraverso una fornitura di diesel russo all'Eni, come ha rivelato l'Espresso nel marzo 2019.

 

Come documentano le mail esaminate dall'Espresso, Savoini continua a fare da tramite tra il partito di Putin, l'oligarca russo Malofeev e i politici europei di estrema destra almeno fino al 2019, cioè prima, durante e dopo la trattativa di Mosca per finanziare la Lega. Il 4 gennaio 2019, in particolare, il mediatore leghista scrive al segretario di un politico dell'Afd, il partito tedesco di estrema destra, che «mister K è pronto a ricevere lei e il signor Bjorn Hoecke nel suo ufficio a Mosca. Qui vi presenterò Andrey Klimov, capo delle relazioni internazionali di Russia Unita, il partito di Putin. Noi verremo ospitati nella sede centrale del partito. Mentre l'incontro con il signor K sarà privato, ovviamente». Dopo altri messaggi organizzativi, il 25 gennaio il portaborse di Berlino, che utilizza il suo indirizzo email del Bundestag, cioè del parlamento tedesco, conferma quali politici dell'ultradestra tedesca sono pronti a volare a Mosca per trattare con il partito di Putin e, riservatamente, con l'oligarca Malofeev: «Da parte nostra partecipano l'onorevole Frank Pasemann, deputato del parlamento tedesco e tesoriere dell'Afd; l'onorevole Steffen Kotré, deputato del parlamento tedesco e membro della commissione Economia ed energia; e l'onorevole Andreas Kalbitz, deputato del Parlamento regionale e capo della presidenza del Brandeburgo; e John Hoewer, capo dell'ufficio del deputato Pasemann e del gruppo regionale dell'Afd nella Sassonia-Anhalt». La delegazione tedesca radunata da Savoini ha poi incontrato Malofeev nei primi giorni di febbraio del 2019, come conferma una lettera di ringraziamenti  (su carta intestata del Bundestag) inviata da Pasemann ai suoi interlocutori russi in cui si prospettano nuove iniziative comuni.

I nomi dei politici tedeschi citati nelle carte sono noti in Germania per le loro posizioni considerate troppo di destra perfino all’interno dell’Afd. Nell’agosto del 2020, Pasemann è stato espulso dal partito con l’accusa di antisemitismo. E un provvedimento simile ha colpito anche Kalbitz, da tempo sotto accusa per i suoi rapporti con formazioni neonaziste. Interpellato in orposito, un portavoce dell’Afd ha smentito che il partito sia mai stato messo a conoscenza di questi viaggi a Mosca e di rapporti con Malofeev. 

I documenti riservati ottenuti dai giornalisti d'inchiesta stranieri che lavorano con l'Espresso si fermano a questi messaggi. Che non chiariscono come mai il partito tedesco di ultradestra abbia organizzato una trasferta a Mosca del suo tesoriere, con i politici delle due regioni dove l'Afd ha ottenuto più voti, per incontrare ufficialmente i rappresentanti del partito di Putin, e segretamente un personaggio come l'oligarca Malofeev. Che in questi anni si è reso famoso per aver procurato prestiti e finanziamenti riservati a un fronte filo-russo che va dal partito di Marine Le Pen ai separatisti serbo-bosniaci. In Italia, dove la Procura di Milano ha aperto ancora nel 2019 un'indagine nata proprio dalle rivelazioni dell'Espresso, resta da capire soprattutto perché l'incontro tra politici russi e tedeschi sia stato organizzato proprio da Savoini. E perché tutto questo sia successo pochissime settimane dopo la trattativa all'hotel Metropol di Mosca sui soldi alla Lega.

Anche a nome degli altri giornali che hanno realizzato questa inchiesta, L'Espresso ha inviato a Savoini una serie di domande dettagliata, offrendogli così la possibilità di spiegare e chiarire la sua posizione. La nostra mail non ha però ricevuto risposta. Un portavoce di Malofeev, contattato a Mosca, non smentisce nessuno dei fatti contenuti nei documenti e nella sua replica paragona i cronisti ai propagandisti del Voelkischer Beobachter, l’organo ufficiale del partito nazista ai tempi di Adolf Hitler, accusandoli di «diffondere fake news per conto dei servizi segreti di Stati Uniti, Regno Unito e Unione Europea».